MANIFESTO

#63

CHANGE OF SPACE

MANUALE D'ISTRUZIONI

2024.02.16

Testo di Francesca Fontanesi

Yoko Ono: guida per una rivoluzione artistica e sociale. Dalle avanguardie Newyorkesi alla Pop Art, Ono è stata ed è tuttora una pioniera dell’arte concettuale e partecipativa, del cinema e della performance degli anni Novanta. Coprendo più di sette decenni, Yoko Ono: Music of the Mind è la più grande mostra nel Regno Unito dedicata a uno dei più grandi simboli chiave del secolo breve.

Yoko Ono: Music of the Mind
From February 15th to September 1st, 2024
Tate Modern Gallery, London 

 

 

Nata in una famiglia di estrazione borghese, Yoko Ono si trovò improvvisamente a dover affrontare molte difficoltà finanziarie nel periodo successivo alla guerra, motivo per cui si trasferì da Tokyo a New York con i suoi familiari durante gli anni Cinquanta. Qui, Ono rimane affascinata dall’arte contemporanea e dagli aderenti al gruppo Fluxus,un movimento artistico che riconosceva il proprio pensiero nelle posizioni intellettuali di G. Maciunas, promotore della rivista ccV TRE, pubblicata a New York tra il 1955 e il 1970. Spinta da un senso precoce di giustizia e appartenenza sociale, Ono ha incarnato e rappresenta tuttora lo spirito di ribellione e il fermento culturale di quegli anni esprimendolo attraverso lavori d’avanguardia sia dal punto di vista politico che artistico e musicale.

Con un radicalismo senza precedenti, Ono respinge l’idea che un’opera d’arte debba essere un oggetto materiale. Molte delle sue opere consistono semplicemente in piccoli manuali d’istruzioni: in Cloud Piece (1963), ad esempio, ci chiede di immaginare di scavare un buco nel giardino e mettervi dentro delle nuvole. Idee e opinioni personali sono centrali nella sua pratica, spesso espresse sì in modi poetici e profondi, ma anche umoristici: la mostra presso la Tate Modern di Londra inizia non a caso dal tentativo di esplorare il ruolo cruciale di Yoko Ono nei circoli sperimentali dell’avanguardia a New York e Tokyo, e lo sviluppo di alcuni dei suoi più famosi instruction pieces: frasi scritte sotto forma di haiku che chiedono ai lettori di immaginare, sperimentare, scrivere o completare dei compiti più o meno difficili. Alcuni consistono in un singolo verbo come volare o toccare; altri da brevi testi come Ascoltare i battiti del cuore e Camminare in tutte le pozzanghere della città fino a veri e propri paragrafi interi nati per incentivare l’immaginazione, come ad esempio in Quadro da costruire nella tua testa. Ogni sillaba o parola studiata e stilata per la prima volta da Ono nel suo studio soppalcato al numero 112 di Chambers Street a New York – dove lei e il compositore La Monte Young hanno ospitato concerti e eventi sperimentali – e nella sua prima mostra personale alla AG Gallery nel 1961 mirano a stimolare la mente del lettore. Il 20 luglio 1964, quando aveva 31 anni, debuttò con Cut Piece alla Yamaichi Concert Hall di Kyoto, in Giappone. Questa performance si rivelò probabilmente la più celebre di Yoko Ono, e venne definita come un’azione comportamentale audace e catartica. Pur essendo già nota nelle comunità artistiche d’avanguardia statunitensi, Cut Piece fu innovativo per la partecipazione attiva, quasi aggressiva, del pubblico e per la messa in luce dell’importanza delle tematiche femministe.

Yoko Ono, Cut Piece, 1964. Performed by Yoko Ono in “New Works by Yoko Ono”, Carnegie Recital Hall, NYC, March 21 1965. Photo © Minoru Niizuma.

“Io penso alla mia musica più come a una pratica spirituale (gyo) che come musica. L’unico suono che esiste per me è il suono della mente. Le mie opere servono solo a indurre la musica della mente nelle persone.”

– Yoko Ono

Yoko Ono, Freedom 1970. Courtesy the artist
Yoko Ono, Sky TV 1966/2014. Courtesy the artist. Installation view courtesy of Hirshhorn Museum and Sculpture Garden. Photo © Cathy Carver.

A dream you dream alone is only a dream.
A dream you dream together is reality.

 

Decide on one note you want to play. 
Play it with the following accompaniment:
The Wood from 5 a.m to 8 a.m.
In Summer.

 

I temi centrali nella pratica di Ono sono esplorabili attraverso decenni di vita e carriera dell’artista e tramite diverse forme artistiche: tra questi emergono costanti i temi onirici e in particolare quello del cielo, frequentemente ricorrente come metafora di pace, libertà e infinito spaziale. Durante l’infanzia a Tokyo, Ono trovava conforto e rifugio nella costante presenza del cielo sopra di lei. Questo tema si manifesta in molte opere, come ad esempio in Painting to See the Skies del 1961, e nell’installazione Sky TV del 1966, che trasmette in diretta una videocamera puntata verso il cielo sopra la Tate Modern; in Helmets (Pieces of Sky), realizzato per la prima volta nel 2001, l’artista invita i visitatori a prendere il proprio pezzo di atmosfera come parte di un puzzle simbolico. Nella sezione della galleria dedicata alla sua musica, potenti inni femministi come Sisters O Sisters del 1972 –  incisa insieme agli Elephant’s Memory epensata originariamente come un pezzo reggae dalle sonorità giamaicane – Woman Power del 1973 e Rising del 1995 incoraggiano le donne a costruire un nuovo mondo, a trovare coraggio e ad esprimere rabbia, gioia, dolore e frustrazione, andando cosi ad ampliare le opere di Ono atte concepite come denuncia ai femminicidi. L’impegno di Ono nei confronti delle questioni di genere e delle tematiche femministe è evidenziato attraverso film e proiezioni come Fly del 1970-1, in cui una mosca striscia sul corpo di una donna nuda mentre la sua voce ne segue il percorso, e in Freedom del 1970, che raffigura l’artista stessa nel tentativo fallimentare di slacciare e liberarsi del proprio reggiseno. Ono lo ha descritto come un piccolo grande film, in cui descrive la libertà come la capacità di provare a liberarsi, il che dimostra che non si è mai veramente liberi.

Yoko Ono with Glass Hammer 1967 from HALF-A-WIND SHOW, Lisson Gallery, London, 1967. Photograph © Clay Perry / Artwork © Yoko Ono
Yoko Ono, Half-A-Room, from Half – A Wind Show at Lisson Gallery London Photo by Clay Perry © Yoko Ono

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