Nel corso della sua carriera Wolfgang Tillmans ha sfidato le potenzialità della fotografia proponendo un nuovo tipo di soggettività nella costruzione dell’immagine. In occasione della sua quarta mostra presso la Galerie Chantal Crousel di Parigi, l’artista continua a esplorare generi tradizionali come il ritratto, la natura morta ed il paesaggio rivolgendo un costante interesse verso i limiti della visibilità, associando intimità, ironia e critica sociale.
Guardando questa nuova serie di immagini, affiora un senso di delicata familiarità e una sensazione di voyeurismo. È proprio come se Tillmans attraverso le scelta delle inquadrature ed il suo personale punto di vista ci invitasse a curiosare nelle vite degli altri.
Il significato politico, la lettura politica delle superfici è un aspetto che mi interessa da sempre, anche se si tratta della superficie di un paio di jeans consumati, il che ci porta a mettere in discussione ciò che consideriamo bello.
Alcune delle immagini mostrano scene silenziose e solitarie, altre di presumibile convivialità, ma tutti sembrano momenti fermi nel tempo. De-contestualizzati e riassemblati, lasciano spazio a nuovi significati e suggestioni personali.
Attraverso l’integrazione di differenti soggetti, tecniche e strategie espositive, l’artista mette in discussione i valori e le gerarchie contemporanee, ampliando i confini dell’approccio alla fotografia e riflettendo su una domanda fondamentale: che significato ha creare un’immagine in un mondo sempre più saturo?