MANIFESTO

#63

CHANGE OF SPACE

SARAH LUCAS

2023.09.24

La Tate Britain di Londra presenta HAPPY GAS, la personale di Sarah Lucas che indaga i quarant’anni di lavoro dell’artista britannica.

Happy Gas è decisamente l’occasione irripetibile di indagare un intero e originale corpus artistico distintivo e provocatorio nel sovvertire le nozioni di genere, sessualità e identità. Sarah Lucas è infatti celebre internazionalmente per il suo modo di fare arte irriverente, la sua pratica rielabora con schiettezza i confini e i limiti della società contemporanea, regalandoci una visione più che coraggiosa e affascinante.
Le opere in mostra alla Tate sono più di 70 e vanno dalle prime sculture nate dalla frequentazione del Goldsmiths College, alle più recenti rivoluzionarie fotografie fino a lavori inediti appena conclusi. Lucas è un’artista londinese salita alla ribalta facendo parte di Young British Art, celebre gruppo di artisti visivi dei primi anni ’90 che si impose sulla scena inglese nel 1988 con Freeze, allestita all’interno di un magazzino abbandonato e curata da Damien Hirst accanto ai suoi poi celebri colleghi Sarah Lucas, Tracey Emin, Gary Hume, Angela Bulloch e Jenny Saville.
L’obiettivo di stupire, provocare e anche disgustare, creando squarci su realtà sociali e politiche contemporanee non sembra essersi contraddetto, anzi Happy Gas urla in maniera ancora più forte messaggi di inclusività e rivoluzione.

Sarah Lucas, Got A Salmon On #1, 1997. Courtesy Sarah Lucas and Sadie Coles HQ, Londra.

Qui gli sconvolgimenti socio-culturali declinati in una dialettica visiva e poetica sono atti ad evidenziare nuove problematiche: le sculture di Sarah Lucas vogliono imporsi oltre lo sguardo, raggelare il pensiero presentando precarietà e sgomento, perturbazione e sovversione. La mostra della Tate Britain si apre con alcune delle sue prime opere, comprese quelle realizzate con collage di giornali come Sod You Gits (1990) e Fat, Forty e Flabulous (1990). Questi sono lavori che introducono l’uso di insinuazioni e giochi di parole, così come il suo interesse per il discorso femminista e il paradigma del corpo femminile. Ci saranno focus anche sulla sua infanzia, riletta alla luce del successo, evidenziando il suo continuo sforzo nell’esaminare condizioni sociali oltre i confini del mondo dell’arte.

Sarah Lucas, Untitled, 1993. Frances Henderson.

“Ho deciso di allestire la mostra principalmente sulle sedie. Così come allo stesso modo allestisco le mie sculture.”

– Sarah Lucas

La celebre serie Bunny di Lucas – concepita per la prima volta nel 1997- vede in scena le opere più evocative dell’artista, i nudi femminili reclinati sulle sedie, o “muse” come lei stessa le definisce. Senza testa, contorti, dotati di arti eccezionalmente lunghi e seni multipli partecipano alla decostruzione di un immaginario patriarcale, dove il nudo femminile è la critica della sua stessa oggettivazione. I lavori più evocativi saranno giustapposti – tra le sale della Tate – a fotografie che documentano tutta la sua carriera, incluso il suo primo e più noto ritratto Eating a Banana (1990). Queste serie esplodono come sfondi e guardano dall’alto in basso le sue opere scultore, riflettendo l’importante ruolo dell’immagine fotografica nella pratica di Lucas e stabilendo un dialogo tra il suo sé più anziano e quello più giovane. Tale dialogo tra contrasti si vede anche nella disposizione dell’intero spazio: l’effetto è una simmetria irregolare, enfatizzata dal muro che incornicia e organizza le sculture, negoziando così il ritmo dello sguardo dello spettatore.

Sarah Lucas, CELESTINA, 2019. Courtesy of the artist and Gladstone Gallery.

“La forza sta nella potenza della cosa, non nel fatto che io cerchi di essere aggressiva o di essere in un modo o nell’altro. Questo pensiero mi ha dato una sorta di forza.”

– Sarah Lucas

E poi il gesso diviene protagonista con il dialogo tra Pauline, Sadie e Me (Bar Stool), riunite nella stessa galleria poiché mostrate per la prima volta nel 2015 quando Lucas ha rappresentato la Gran Bretagna alla 56a Biennale di Venezia. Un punto culminante della mostra è la serie di lavori realizzati tra il 2019 e il 2023, tra cui dieci opere che vengono esposte per la prima volta. Alcuni mostrano un ritorno agli oggetti trovati per strada e ai collant imbottiti dei primi lavori di Lucas, come SUGAR 2020 e CROSS DORIS 2019, mentre in altri approccia nuovi materiali, come il bronzo e la resina. Le opere recenti dell’artista britannica dimostrano come abbia continuato a ripensare i temi che hanno definito la sua carriera, tra cui l’oggettivazione della forma femminile e il potenziale antropomorfo degli oggetti di uso quotidiano, portando costantemente nuove prospettive alla sua pratica, ma soprattutto non deludendo quell’onestà umoristica e snervante sul desiderio a cui ci aveva abituato. Happy Gas è un diario poetico necessario che percorre l’eccezionale lavoro scultoreo di Sarah Lucas.

 

 

Per maggiori informazioni Tate.org.uk.

SOD YOU GITS, 1990.
Eating a Banana 1990.
Black and White Bunny 1997.
Shine On 1991.

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