MANIFESTO

#64

MUSE TWENTY FANZINE

Torbjørn Rødland

2023.01.13

“Old Shep” mette in mostra una nuova raccolta che ruota intorno alla tematica del tempo, fotografie dell’artista norvegese ospitate dalla Galerie Eva Presenhuber per la sua quarta personale.

Torbjørn Rødland realizza immagini fotografiche, prodotte attraverso fotocamere a pellicola e processi chimici, che si rivolgono in modo diretto agli spettatori, evocando in loro diverse emozioni e reazioni psicologiche: la curiosità e la criticità, l’umorismo e il romanticismo sono elementi che compaiono in tutto il suo lavoro e spesso anche nelle stesse immagini. I suoi scatti infatti provocano nello spettatore una reazione di repulsione e di attrazione allo stesso tempo, di intimità e di estraneità rispetto ai soggetti ritratti. Attraverso l’arte della fotografia Rødland riflette e approfondisce alcuni aspetti della quotidianità con uno sguardo particolare, personale e poetico. “Old Shep” è la sua quarta mostra personale presentata alla Galerie Eva Presenhuber: l’artista sceglie la triste canzone di Elvis come titolo dell’exhibition perché racconta la storia di un ragazzo e il suo cane, che passano l’intera vita al loro fianco. Le fotografie presentate infatti ruotano attorno al tema del tempo: persone, piante e oggetti in momenti di transizione e di scomparsa, punti di rottura in cui finisce una fase della vita e ne inizia un’altra.

Torbjørn Rødland, Retired, 2021-23.

Fiori rosa leggermente cadenti supportati da un pezzo di legno, un uomo anziano e pesante con barba e cappello che cerca sostegno da un enorme tronco d’albero, un paesaggio collinare che ospita una sedia strappata e immortalata come uno scheletro bianco. In tutte queste immagini è presente il tema della vanitas, un’ossessionante simbologia di caducità, trasformazione e infine di morte. Le fotografie di Rødland appaiono sempre facilmente tangibili nel loro immaginario, ma guardandole attentamente trasmettono una dimensione psicologica che va oltre l’elemento raffigurato, come i gusci d’uovo che sembrano leggeri come piume e quasi ultraterreni, richiamando un simbolismo seducente e allo stesso tempo morboso. Il rimando di scenari artificiali e stereotipati di Hollywood è un altro aspetto che si denota nelle fotografie di Rødland, che dopo essere nato e cresciuto in Norvegia, vive da tempo a Los Angeles: l’immagine delle scarpe da ballo rosse con i calzini bianchi a pois che sottomettono il cane con il pelo riccio potrebbe provenire direttamente da un musical americano degli anni Cinquanta. Un’immagine, come tante altre dell’artista, che sembra delicata e innocente, ma che in realtà nasconde un senso di potenziale pericolo e violenza.

Torbjørn Rødland, The Self-Centered Life, 2020,23.
Torbjørn Rødland, Small Change, 2022.
Torbjørn Rødland, Beans Butter Cup, 2021-23.
Torbjørn Rødland, All our Pretty Songs, 2021-23.
Torbjørn Rødland, Nine Pins and a Chair, 2022.

Rødland fa appello alla nostra memoria visiva generale, ma non senza sconvolgerla in modo quasi surrealista.

Le fotografie di Rødland costringono lo spettatore a fermarsi e riflettere, nonostante la difficoltà suscitata dalle immagini a volte strane e irritanti. È proprio con lo stop-and-go dello sguardo, con l’avanti e indietro della temporalità che l’artista inserisce l’osservatore nelle sue immagini. Il tema del tempo che viene presentato nella mostra è presente anche nella riflessione dell’artista riguardo il suo lavoro: il senso di lentezza dello studio di Rødland è opposto al ritmo folle della fotografia dei giorni nostri e rende ancora attuale il vecchio tema della morte insito nella pratica, tanto più in un’epoca in cui le immagini scompaiono più velocemente di quanto possano manifestarsi nello spazio e nel tempo.

 

 

Per maggiori informazioni presenhuber.com.

Torbjørn Rødland, Twisted Chair, 2022.

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