MANIFESTO

#63

CHANGE OF SPACE

PERSONAL
IS POLITICAL

2024.05.29

Testo di Francesca Fontanesi

La pratica artistica di Alvaro Barrington è un mosaico di ricordi d’infanzia, cultura pop e storia dell’arte, una mescolanza di influenze come Willem de Kooning e Tupac Shakur. Le sue opere ricordano i Combines di Robert Rauschenberg, questa volta carichi di una potente critica alla violenza di Stato.

GRACE
Tate Britain, London
29 May 2024 – 26 January 2025

 

 

Nato a Caracas, Venezuela, da madre grenadina e padre haitiano, Alvaro Barrington è cresciuto a Grenada con sua nonna, per poi trasferirsi a Brooklyn all’età di otto anni. Il suo lavoro è carico di ricordi del paesaggio della sua infanzia caraibica – i fiori di ibisco rosso sangue sono un motivo ricorrente – oltre a riferimenti alla cultura pop e alla storia dell’arte. Anche le sue conversazioni sono varie e arricchite da nomi che raramente compaiono nella stessa frase: Willem de Kooning e Tupac Shakur, Joseph Beuys e Marcus Garvey, Claude Monet e Miles Davis. Questi riferimenti compongono una sorta di mappa culturale delle sue innumerevoli influenze, attraverso un approccio alla pittura inclusivo e sperimentale, che prevede l’utilizzo di materiali e tecniche non convenzionali come iuta, cemento, cartone e cucito. Il suo approccio interdisciplinare e innovativo richiama le Combines di Robert Rauschenberg, integrando anche oggetti reali nel piano pittorico, come tappeti, tamburi d’acciaio, scope e ventilatori.

Fish – Down Under, 2024. in the top image: After Venus Grace Sam, 2024.

“La lunga storia di questo pianeta è una storia di migrazione e scambio. È proprio questo che mi ha dato la maggiore libertà nel concettualizzare me stesso e il mio percorso”.

– Alvaro Barrington

Sebbene Barrington si definisca un pittore, i suoi materiali rivelano un approccio altrettanto diversificato alla creazione di immagini: dal filato sulle tele in omaggio alle abilità di cucito della nonna, al cemento su cui incide frammenti di testi della ricca storia orale della cultura hip-hop. Descrive il suo approccio come una sorta di creolizzazione visiva. A partire dal 29 maggio, la Tate Britain di Londra presenta GRACE, una nuova commissione in cui l’artista integra suono, pittura e scultura nell’architettura drammatica delle Duveen Galleries della Tate. Invitando i visitatori a intraprendere un viaggio intimo attraverso un’ installazione site-specific che esplora il profondo impatto delle donne nella cultura black nella sua pratica artistica, Barrington si concentra su tre figure chiave: sua nonna Frederica, l’amica Samantha, e la madre Emelda. L’installazione è strutturata in tre atti e intreccia la storia personale dell’artista con le esperienze della cultura carnevalesca caraibica e i ricordi della sua infanzia a Grenada e a New York. All’ingresso delle Duveen Galleries, i visitatori sono accolti da un tetto sospeso in acciaio ondulato, sotto il quale si può udire lo scroscio di una tempesta di pioggia tropicale. Il suono si combina con una colonna sonora curata insieme a Femi Adeyemi di NTS, mentre sotto il tetto, si trovano sedute in rattan e plastica arricchite da elementi intrecciati e coperte con trapunte di plastica che contengono cartoline ricamate e opere su carta di Teresa Farrell. Pareti di legno con finestre e opere tessili trasformano la vasta sala aperta in una serie di spazi più intimi, evocando i sentimenti di sicurezza e protezione della sua infanzia.

Portrait of Alvaro Barrington at Tate Britain, 2024.

“Alvaro esiste e attinge in diverse comunità che raramente convergono nel mondo dell’arte. C’è la sua vasta comunità caraibica, la comunità hip-hop di New York in cui si è immerso a Brooklyn, ma anche il suo senso di appartenenza a una comunità artistica, che comprende artisti come Louise Bourgeois o i suoi giovani amici”.

– Sadie Coles

L’artista invita i visitatori a prendersi un momento di pausa sotto lo stesso tetto: all’uscita dal temporale, una scultura in alluminio alta quattro metri raffigurante una figura danzante accoglie il pubblico al centro delle gallerie, al fine di offrire un’esperienza di rinascita e celebrazione. I dipinti appesi alle impalcature raffigurano i personaggi tradizionali del carnevale di Trinidad e Tobago. Questo è il Carnevale, la diaspora afro-caraibica nel suo stato più libero, che si lascia andare, ballando in comunione: la scena si riferisce alla tradizione caraibica del J’ouvert, in cui i partecipanti si ricoprono di vernice, fango e olio e ballano fino all’alba. Ma la sensazione di gioia e spensieratezza all’improvviso s’interrompe: l’ultimo spazio ospita un negozio fatiscente, costruito con le dimensioni di una cella di prigione americana, circondato da una recinzione a catena. Le sue serrande si aprono e si chiudono automaticamente con un cigolio. L’installazione si conclude infatti nella galleria North Duveen, dove la luce si riflette, attraverso una vetrata, su un chiosco realizzato secondo le dimensioni di una cella, creando un’atmosfera contemplativa, simile a quella di una cattedrale i cui banchi – coperti da trapunte di plastica contenenti diverse federe con disegni di Barrington – si affacciano sulla scena. Ispirato all’adolescenza dell’artista a New York, questo atto finale fa riferimento all’amore incrollabile e alla paura che le madri della comunità nera provano per i figli che rischiano di essere emotivamente e fisicamente danneggiati dalla violenza dello Stato.

Tate Britain Commission: Alvaro Barrington, GRACE.
Alvaro Barrington, Drug Culture: Vol ii. Trust your local drug dealer, Emalin, London, 2021.

Per maggiori informazioni tate.org.uk.

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