Andrea Greene, per tutti Dre, è la protagonista di Swarm (in italiano “sciame”): una ragazza semplice che vive felice a Houston con la sua migliore amica Marissa con cui condivide, oltre che l’appartamento, la passione per Ni’jah, una nota pop star. Le due ragazze crescono insieme e con loro anche l’amore verso la cantante, che nel caso di Dre, si trasforma in una vera ossessione. La serie attraverso gli otto episodi indaga ed esplora la fissazione sviluppata dal personaggio principale, che da essere un sentimento sano e positivo, si trasforma con il passare del tempo in una vera e propria ragione di vita, per la quale, in caso di bisogno, sembra essere ammesso anche l’uso della violenza, fino ad arrivare alla morte. L’osservatore spera che la storia sia basata completamente su avvenimenti inventati, invece, all’inizio di ogni episodio, appare una scritta: “Questa non è un’opera di finzione. Ogni riferimento a fatti, persone o eventi reali è intenzionale”. Donald Glover, creatore della serie insieme a Janine Nabers, spiega infatti di essersi documentato su episodi di cronaca nera legata a gruppi di fan accaniti che sono passati da idolatrare una pop star a commettere crimini in suo nome. Il personaggio di Dre non è reale, così come la sua storia e come Ni’jah, ma il pubblico è accompagnato a riflettere sulle passioni dell’essere umano, che, se non sane, finiscono per trasformarsi in ossessioni.
“Sei un’ape assassina. Parte dello sciame.”
In un primo momento, l’ossessione è ciò che tiene insieme le relazioni, ciò che unisce le due amiche, fino a quando un evento traumatico non scatena la follia e la violenza di Dre. Il motore che fa accendere la sua rabbia sono le persone che non condividono la sua sfrenata passione per la cantante, disonorandola e offendendola, facendola apparire come un vero e proprio Dio. Dopo un inizio apparentemente semplice, leggermente drammatico, Swarm si trasforma in una serie sempre più violenta, con un certo gusto per lo splatter e l’esagerazione: alcune situazioni raggiungono l’estremo, utilizzando un carattere grottesco e quasi ironico, che rende la narrazione piacevole, senza essere troppo drammatica e tragica. Dre decide di intraprendere un viaggio negli Stati Uniti alla ricerca del suo più grande amore, in modo tale che ogni episodio esplori la sua vita in un contesto differente dal precedente, senza nessuna cura per quello che è stato e senza programmare quello che verrà.
Le puntate sono ambientate a distanza di mesi e la protagonista assume tante differenti identità a seconda delle persone che incontra e con cui stringe un rapporto: Billie Eilish debutta nel mondo del cinema, caratterizzando l’intero episodio quattro. Potrebbe essere una Ni’jah della vita reale, con milioni di fan che per lei potrebbero trasformarsi in un esercito, ma in questo caso è un’amabile ragazza, leader di una setta di empowerment femminile che prende Dre sotto la sua ala e la aiuta a cercare di capire qualcosa di più riguardo la sua ossessione. La serie riesce da una parte a denunciare la tossicità di certe persone che venerano un personaggio famoso, e dall’altra ci mostra il punto di vista delle stesse che soffrono a causa di una grande fragilità e un senso di abbandono. Swarm appare come una serie drammatica, grottesca e stravagante allo stesso tempo, come la storia di una ragazza con problemi di solitudine e un grandissimo senso di inadeguatezza che la spinge a cercare uno scopo, una ragione di vita: la cantante Ni’jah.