Il fotografo e regista underground Richard Kern ha ripreso per la prima volta una ragazza nuda all’inizio degli anni ’80. “Ormai il seno ha perso la sua novità”, è la frase che dice più spesso nelle sue interviste, mentre “Togliamoci quei vestiti. Abbiamo i minuti contati”, è invece ciò che potrebbe pronunciare durante i suoi frequenti servizi fotografici. Oggi, a 58 anni, Kern non è interessato a fare ciò che potrebbe essere classificato come pornografia, ma intende piuttosto creare un prodotto artistico provocatorio, sexy, grottesco e sofisticato che colpisca gli spettatori. Cresciuto nella Carolina del Nord, il padre, direttore di un giornale, lo portava spesso a fare dei servizi fotografici. Dopo essersi laureato alla UNC, si è trasferito a New York nel 1979. Ha iniziato così prima a fotografare e poi a sperimentare la pellicola. La pratica di Kern si differenzia per il suo approccio asciutto e concreto, sottolineando con costanza l’assurdità della verità e dell’oggettività in fotografia e giocando con la dipendenza della rappresentazione sessuale.
“Una fotografia per me ha successo quando ha un aspetto un po’ squallido, deve avere qualcosa che infastidisca l’osservatore e lo faccia sentire come se ci fosse qualcosa nell’immagine che non lo mette a suo agio.”
La nuova pubblicazione POLAROIDS contiene più di 200 immagini scattate durante i suoi diversi progetti negli ultimi 35 anni. La raccolta vede le modelle di Richard Kern posare davanti al suo obiettivo in modi che la maggior parte delle persone sperimenta solo con i loro partner più intimi, le fotografie a colori raggiungono in Kern una giusta trascendenza di sensualità. Il fotografo percorre le acque sotterranee che scorrono periodicamente tra l’arte e la sessualità: le sue immagini trasmettono allo stesso tempo la sensazione di privacy e di intimità, elemento difficile da formalizzare in uno scatto. Davanti a queste bellissime opere, si prova una sensazione di invasione della vita privata di qualcun altro, quasi di imbarazzo. Da sempre l’arte è stata disseminata di materiale per lo sguardo maschile, come dimostrano anche negli ultimi anni i dipinti espliciti di John Currin, ma nel caso del fotografo Richard Kern, viene offerto qualcosa di più diretto: il suo sguardo fotografico è qualcosa che co-costruiamo insieme a lui, è qualcosa che si realizza anche grazie al terzo occhio dello spettatore.
Le modelle accettano la sfida della macchina fotografica dell’artista e si esibiscono davanti ad essa, invitando decisamente gli spettatori a fissarle, contorcendo i loro corpi e rivelando i loro segreti, chiaramente consapevoli del loro effetto desiderabile e controverso. Kern è spesso erroneamente etichettato come “erotico” ma POLAROIDS sfida i confini di questa stessa nozione, dimostrando attraverso i materiali d’archivio, come la narrazione uniforme del fotografo porti ad una meraviglia – oscurità del desiderio umano. Le polaroid di Kern sono, infatti, molto vitali e dipingono un ritratto sfumato della cultura marginale americana, pieno di desiderio, bellezza, oscurità e parentela. Nel nuovo progetto si indagano i volti e i corpi sensuali che in pose statiche, o in posizioni intime, rivelano apertamente ed in maniera provocatoria, le proprie libertà e le proprie inclinazioni.
Per ulteriori informazioni arpapereditions.org