Un’occasione che dimostra ogni anno come la fotografia sia sensibile al suo tempo e come ne sappia riecheggiare le profonde domande e le necessarie evoluzioni. I giorni in cui si sviluppa Paris Photo sono una vera occasione di gioco e di esplorazione dell’evoluzione della fotografia. Nella 26esima edizione, la manifestazione riafferma il suo impegno nei confronti degli artisti emergenti attraverso la sezione Curiosa e pone un’attenzione particolare all’evoluzione di questo mezzo, in particolare introducendo un nuovo settore dedicato all’arte digitale. Inoltre, Fiona Rogers, curatrice del Victoria & Albert Museum di Londra, si è impegnata quest’anno nella cura della sesta edizione del percorso Elles x Paris Photo. Questo programma, condotto in stretta collaborazione con Kering – Women In Motion e il Ministero della Cultura Francese, insieme alle residenze Elles & Cité, riafferma l’impegno di Parigi per un migliore riconoscimento e visibilità delle donne, il cui posto nella fotografia cresce di anno in anno. In quanto evento internazionale, Paris Photo offre anche l’opportunità di mettere in luce la vitalità della scena francese, delle sue gallerie, dei suoi artisti, che contribuiscono alla diversità della creazione fotografica.
Tra gli stand della fiera internazionale è presente la libreria Éphémère Louis Vuitton, che presenta Le Edizioni commissionate dalla maison. Celebrando l’arte del viaggio dal 1854, questo autunno aggiunge tre nuove prospettive alla sua collezione di album fotografici Fashion Eye – avec affection at spirit: l’austriaca Stefanie Moshammer che gioca con i cliché viennesi e ne consegna un ritratto inaspettato. Poi, il fotografo francese Frank Horvat presenta un progetto che rivela l’Hong Kong degli anni 1960; infine Omar Victor Diop decide di collaborare con Lee Shulman, creatore di “The Anonymous Project”, per ritrarre Deauville in una gioiosa malinconia, ingrandendo le strade dell’iconica località balneare e collegandola al suo paese natale, Dakar. Il Grand Palais Éphémère accoglie in questa edizione molte sfide e introduce nuove e originali direzioni curatoriali affinché il mezzo fotografico sia interrogato sui suoi limiti e sulle sue possibilità.
Galerie Suzanne Tarasieve – Juergen Teller, Go-Sees, London, 1998-1999
The Go-Sees è una raccolta fondamentale della prima carriera di Juergen Teller. Realizzata nell’arco di un anno, a partire dal maggio 1998, e scattata dalla soglia dello studio di Teller a Londra, il titolo di questa serie documenta un termine tecnico che indica il primo incontro di un fotografo con una nuova modella. A differenza di un casting, il Go-See è il banco di prova, cioè l’incontro aperto tra il fotografo e la modella. Incorniciate dalla porta dello studio di Teller, le ragazze sono ritratte in diverse vesti: timide, fiduciose, speranzose, disimpegnate, energiche, rilassate e in abiti casual. Trasgredendo le belle arti e la fotografia di moda, i ritratti delle modelle, come tutti i lavori di Teller, non sono mai ritoccati. Lo stile istantaneo, con flash diretto e angolazioni spontanee e inusuali, si sottrae ai protocolli visivi raffinati così strettamente associati al mondo creativo.
Per ulteriori informazioni suzanne.tarasieve.com
La sezione Curiosa accoglie 16 gallerie provenienti da 9 Paesi e illustra ancora una volta il dinamismo della giovane scena internazionale nell’ambito di Paris Photo. Selezionati dal nuovo direttore artistico, Anna Planas, 17 artisti partecipano per la prima volta alla fiera con una mostra personale.
Milani Gallery – Hoda Afshar
Milani Gallery presenta la prima personale di Hoda Afshar. Attraverso le sue fotografie e le sue opere di immagini in movimento, l’artista, nata in Iran e residente a Melbourne, esamina l’atto della creazione di immagini stesso. Il suo lavoro, profondamente studiato e allo stesso tempo emotivamente sensibile, può essere visto come una forma di attivismo oltre che come una raffinata indagine artistica.
Per ulteriori informazioni milanigallery.com
Gagosian – Still Life Stilled
Still Life Stilled è una presentazione stimolante quanto catalitica, organizzata da Joshua Chuang, di opere storiche e contemporanee che esplorano la capacità unica della fotografia di investire tableaux inanimati e di trovarne il significato nella sospensione e nella leggerezza del teatro della vita. In mostra una selezione di opere di Nan Goldin, Richard Avedon, Tyler Mitchell, Irving Penn, Jeff Wall, Taryn Simon and Roe Ethridge. Tra le fotografie di Roe Ethridge figurano Decanter with White Roses (2017-23), Oslo Grace at Willets Point (2019) e Refrigerator (1999), scene accuratamente selezionate per creare un dialogo anche con le opere tratte da Ballad of Sexual Dependency di Nan Goldin, una serie caratterizzata dalla vitalità dei suoi soggetti, come Breakfast in bed, Hotel Torre di Bellosguardo, Firenze (1996), che pur non essendo popolata, è ricca di presenze e rimandi alla vita dell’artista.
Per ulteriori informazioni gagosian.com
Christian Berst Art Brut – Tom Wilkins, My Tv girls / Bad Timing
La galleria Christian Berst Art Brut presenta, per la prima volta sotto forma di mostra, la serie My Tv girls di Tom Wilkins. Questa serie di immagini televisive è stata creata tra il 1978 e il 1982 a Boston e presenta come unico soggetto donne, con un’unica eccezione: la serie si conclude con l’autoritratto dello stesso artista come donna. Tom Wilkins diventa il soggetto della sua stessa ricerca. Si mette in posa come una donna, immortalata in uno specchio, con il volto nascosto dalla macchina fotografica e indossando un reggiseno. Questo travestimento apparentemente banale rivela il profondo bisogno di un uomo di sfuggire all’assegnazione di genere, utilizzando paradossalmente gli stereotipi perpetuati dalla società del suo tempo per definirsi. Di conseguenza, in ognuna di queste fotografie Tom Wilkins scrive a mano “bad timing” sulla striscia bianca inferiore della Polaroid. Esse si integrano nel meccanismo temporale messo in atto dall’autore e contribuiscono alla narrazione dell’autofinzione immaginata dall’artista.
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Webber Gallery
La sensazione all’interno dello stand A3 della Webber Gallery è di guardare qualcosa di sottilissimo e molto piccolo diventare grande e potente. L’artista svizzera Senta Simond produce un gesto criptico da cui inevitabilmente si rimane affascinati. L’artista ritrae l’inconfondibile tenerezza e il fascino per il femminile. È un ritratto reciproco, uno scambio in cui le individualità dell’artista e del soggetto si confondono, lasciando le loro tracce sull’altro. A giocare con questa stessa naturalezza c’è anche Chris Rhodes, un occhio, il suo, che rivela una bellezza senza tempo all’interno del quotidiano. Riflettendo sul nostro paesaggio quotidiano e sui momenti di fuga della vita, l’artista nato in Gran Bretagna lavora intuitivamente con ambienti e soggetti, celebrando l’allure dell’ordinario.
Per ulteriori informazioni webberrepresents.com
Christophe Guye Galerie – Jung Lee
Alla Christophe Guye Galerie la personale di Jung Lee. In mostra sono esposte opere della serie Aporia e LOVE, alcune delle quali inedite. L’artista è nota soprattutto per le sue fotografie documentative di testi sottoforma di neon inserite direttamente nel paesaggio. Contrapponendo frasi sentimentali a layout crudi di pianure deserte o di sterili campi di neve, l’autrice crea forti stati emotivi. Lee indaga il linguaggio dell’amore e il profondo stato di solitudine in cui la passione per l’amato getta il corpo. Raccoglie espressioni stereotipate “Mi sono perso in te” e “Mi hai mai amato?” e le fa risuonare sotto forma di potenti urla.
Per ulteriori informazioni christopheguye.com