MANIFESTO

#63

CHANGE OF SPACE

PARTHENOPE

2024.05.23

Testo di Francesca Fontanesi

Parthenope, in concorso al Festival di Cannes, racconta il sacro e l’intimo delle prime esperienze e dei primi amori – uno puro e luminoso, l’altro sordido e indicibile – nell’ultimo capolavoro di Paolo Sorrentino.

Il lungo viaggio della vita di Parthenope, dalla sua nascita nel 1950 fino ad oggi. Un’epica femminile, priva di eroismo ma traboccante di un’incessante passione per la libertà, per Napoli e per i volti dell’amore – tutti quei veri, inutili e indicibili amori. La perfetta estate caprese, la spensieratezza della giovinezza. Che finisce in agguato. E poi tutti gli altri: i napoletani, uomini e donne, osservati e amati, disillusi e vitali, le loro ondate di malinconia, le loro ironie tragiche e gli sguardi sconsolati. La vita, che sia ordinaria o memorabile, sa essere molto lunga. Il passare del tempo offre un vasto repertorio di emozioni. E lì sullo sfondo, così vicina e così lontana, c’è Napoli, la cui storia inizia con i Cumani, un popolo greco che si insediò nella zona alla fine dell’VIII secolo a.C. In questa prima fase, la città era conosciuta come Parthenope: secondo la leggenda, il nome derivava da una delle sirene dell’Odissea di Omero, che dopo aver fallito nel tentativo di sedurre Ulisse con il suo canto si gettò in mare e annegò. Il suo corpo, trasportato dalle onde, raggiunse l’isola di Megaride. Città ineffabile che incanta, strega, urla, ride e sa sempre come ferirti. Scritto e diretto da Paolo Sorrentino, Parthenope è un film Fremantle prodotto da Lorenzo Mieli per The Apartment Pictures, Anthony Vaccarello per Saint Laurent, Paolo Sorrentino per Numero 10 e Ardavan Safaee per Pathé.

“Per me Parthenope è, soprattutto, un film sul sacro. Su tutte le cose che una donna non è riuscita a dimenticare nei suoi settantatré anni di vita: il Golfo di Napoli e i suoi genitori, i suoi primi amori, la perfetta estate caprese, spensierata con le sue albe salate, i mattini tranquilli e le notti miti; l’incessante passare del tempo”.

– Paolo Sorrentino

IN THE PICTURE Celeste Dalla Porta.
IN THE PICTURE Gary Oldman.
IN THE PICTURE Celeste Dalla Porta, Dario Aita and Daniele Rienzo.

Parthenope è una ragazza e il film è la storia della sua vita. Fin dal momento della nascita, nel 1950, per arrivare ai giorni nostri. Passando attraverso l’epidemia di colera, per poi arrivare alle contestazioni del Sessantotto, fino al terremoto. Un pezzo di storia di Napoli, incluso il rito del miracolo di San Gennaro e lo scudetto alla squadra della città, raccontata mentre seguiamo questa ragazza che ha un rapporto quasi morboso con il fratello e che è talmente bella da dirigersi dritta verso il mondo del cinema. Senza dimenticare l’amore grazie all’incontro con John Cheever, scrittore americano che nei suoi romanzi e nei suoi racconti ha saputo raccontare principalmente di famiglie, famiglie felici con qualche screzio, famiglie infelici, famiglie distrutte. Di uomini che vanno a lavorare in città e la sera tornano in provincia, in paesi che sono una sequela di villette con piscina, da mogli annoiate che cercano di impegnare le lunghe ore della giornata tra cocktail e aste di beneficenza. In tutto questo c’è Napoli, con la sua esasperante vitalità – meraviglie ad ogni angolo – e tutti sempre pronti, come se aspettassero perpetuamente dietro una tenda invisibile, per salire sul palco e offrire caos, volgarità, sorpresa, promiscuità e tutto il resto. Libera e pericolosa, non giudica mai. Nel film, Napoli è come Parthenope; la sua libertà è una costante, qualcosa a cui non rinuncerà mai. Anche se significa abbracciare la solitudine. Perché, spesso, solitudine e libertà vanno di pari passo. Napoli è il luogo in cui la storia della nostra vita sembra, per adottare una perfetta metafora di Manganelli, come il rovescio di un tappeto: possiamo intuire il disegno anche se non possiamo vederlo chiaramente. Tu ami troppo o troppo poco? le chiede a un certo punto un personaggio demoniaco travestito da santo: secondo Sorrentino la domanda è rivolta a tutti noi, e Parthenope non sa cosa rispondere. Nemmeno noi: tutte le domande sono già state fatte, e tutte le risposte si sono rivelate ambigue, evasive, contraddittorie. È questa mancanza di conoscenza di sé che ci rende, agli occhi degli altri, un mistero.

 

“Le nostre vite non sono mai ordinate, mai logiche. È facile perdere la strada nell’immensità della vita. Cerchiamo di vedere le nostre vite. Di afferrare il suo disegno, di darle un senso. Ma la vita non ci vede. La vita è sempre altrove”.

– Paolo Sorrentino

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