Tra i molti interessi ricorrenti che caratterizzano l’opera vasta e variegata di Luigi Ghirri, spicca una fascinazione particolare per i viaggi che emerge chiaramente dalle sue fotografie, pubblicazioni e scritti. Un nuovo libro curato da James Lingwood ed edito da Mack esplora la fotografia di Ghirri nel periodo tra il 1970 e il 1991, analizzando i diversi modi in cui il tema del viaggio si manifesta: nei paesaggi iconici delle Dolomiti e dei laghi del Nord Italia; nei mondi specchio delle località balneari dell’Adriatico e del Mediterraneo; tra musei, siti archeologici e parchi tematici; all’interno di atlanti e su cartoline; e tra i ripiani delle sue librerie, ricche di titoli suggestivi e souvenir. Curato con scrupolosa attenzione, il volume traccia un percorso attraverso l’opera di Ghirri che tocca punti di riferimento noti e deviazioni inaspettate, integrando molte delle sue fotografie più celebri con scoperte inedite provenienti dall’archivio Ghirri.
“Paradossalmente proprio gli angoli più consueti, quelli canonici, quelli che abbiamo sempre sotto gli occhi e abbiamo sempre visto, sembrano diventare misteriosamente pieni di novità e aspetti imprevisti”.
Luigi Ghirri (1943-1992) è stato un fotografo italiano, considerato uno dei più influenti artisti della fotografia contemporanea. Nato a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, Ghirri è famoso per il suo lavoro nel campo della fotografia a colori, un linguaggio che ha saputo esplorare in modo innovativo negli anni ’70 e ’80, quando il bianco e nero era ancora dominante nell’ambiente artistico: il suo lavoro si caratterizza per una visione poetica e riflessiva della realtà, motivo per cui i suoi soggetti spesso includono paesaggi urbani, architetture quotidiane, oggetti comuni e vedute del paesaggio italiano, particolarmente legate alle sue origini emiliane. Le sue immagini sono attraversate da un senso di nostalgia e una profonda riflessione sulla relazione tra immagine, realtà e rappresentazione. Uno dei temi ricorrenti di Ghirri riguarda l’indagine su come la realtà venga filtrata dalle immagini e dalla cultura visiva, con un occhio sempre attento alla banalità e al dettaglio: in questo senso, ha fotografato vetrine, manifesti, segnaletica stradale, spazi vuoti e luoghi apparentemente insignificanti, dando loro una nuova dignità artistica.
“Al di là degli intenti descrittivi e illustrativi la fotografia si configura così come metodo per guardare e raffigurare i luoghi, gli oggetti, i volti del nostro tempo, non per catalogarli o definirli, ma per scoprire e costruire immagini che siano anche nuove possibilità di percezione”.
Ghirri non era interessato al viaggio esotico o spettacolare, ma piuttosto alla scoperta del quotidiano, dell’ordinario, di ciò che spesso sfugge alla nostra attenzione: esplora il viaggio nella propria terra, come una sorta di pellegrinaggio visivo, in cui l’osservatore è invitato a guardare oltre la superficie delle cose. I suoi scatti non cercano di stupire, ma di rivelare la bellezza nascosta nell’ordinario, un tema ricorrente in tutta la sua produzione. Un altro aspetto chiave del suo lavoro o è l’interesse per la relazione tra mappa e territorio: in molte sue opere, Ghirri fotografa cartine, planisferi, globi e segnaletica stradale, riflettendo sul contrasto tra la rappresentazione astratta del mondo e l’esperienza diretta del paesaggio. La mappa diventa per lui un simbolo del nostro tentativo di comprendere e ordinare la realtà, ma allo stesso tempo mette in luce la distanza che esiste tra l’immagine e il luogo reale.
Questo tema si collega alla sua concezione del viaggio come un processo mentale: non è solo il muoversi nello spazio fisico, ma anche l’interpretazione soggettiva di ciò che vediamo. Luigi Ghirri: Viaggi presenta un artista emblematico della fine del ventesimo secolo attraverso uno dei suoi temi più persistenti e amati, esplorando in modo unico la concezione ludica e profonda che il fotografo aveva del fare immagini in un’epoca di fotografia popolare e turismo. Il libro è arricchito da saggi di approfondimento di Tobia Bezzola, James Lingwood e Maria Antonella Pelizzari, che collocano l’opera di Ghirri nel contesto italiano e internazionale e nel più ampio panorama della produzione e del consumo di immagini, a cui l’artista si è dedicato con passione.
Per maggiori informazioni mackbooks.eu.