A partire dal 1854 Louis Vuitton ha fatto del viaggio verso nuovi luoghi uno dei principali valori della Maison. Dopo le City Guides e i Travel Books introdotti per la prima volta relativamente venticinque e dieci anni fa, Fashion Eye, nel 2016, ha portato una ventata d’aria fresca all’ottica del viaggio: i fotografi di moda di ieri e di oggi hanno l’opportunità di fotografare attraverso la propria lente personale il ritratto di una città, di una regione, di un Paese; talenti emergenti e leggende del settore sono lasciati liberi di esprimersi. In bianco e nero o a colori, d’archivio o attuali, le immagini sembrano sempre diverse l’una dall’altra, da un volume all’altro, come il Nord e il Sud – ognuno assembla il puzzle di un mondo in continua evoluzione a modo proprio. Quest’anno, Louis Vuitton ha realizzato un libro fotografico di Martin Parr dedicato al Regno Unito e alla sua estetica. Il libro presenta diverse opere del fotografo britannico che esplorano la cultura UK, dal Festival di Glastonbury al fandom reale. Questa splendida pubblicazione è un viaggio visivo atipico, una corsa tra i cieli grigi e gli immensi spazi del Regno Unito.
Nato nel 1952 a Epsom, Surrey, una città suburbana di pendolari ai margini del sud-ovest di Londra, Parr si interessa alla fotografia n tenera età, incoraggiato da suo nonno George, lui stesso un appassionato fotografo amatoriale e un collega della Royal Photographic Society. Il primo progetto a colori (audace, energico, saturo) è The Last Resort, un reportage dal sapore agrodolce condotto lungo le spiagge di Brighton, sobborgo balneare di Liverpool, nella prima metà degli anni Ottanta, periodo di profondo declino economico in cui versava il nord-ovest dell’Inghilterra. Tra satira e crudeltà non così sottile, Parr ritrae diverse famiglie di basso ceto sociale in vacanza a New Brighton: vista attraverso il suo obiettivo, quella che dovrebbe apparire come una località di villeggiatura estiva assume l’aria grigia e caotica di una zona industriale. Parr evoca la nostalgia per gli anni Sessanta, creando il primo esempio di reportage spietato e lucido sulla fine di un mondo – quello operaio – e dei suoi valori, nonché l’avvento inarrestabile di una nuova concezione consumistica della vita. Sullo stesso registro c’è Common Sense: oltre 200 fotografie che offrono uno studio ravvicinato del consumo di massa e della cultura dello spreco, in particolare occidentale ed europea. Combinando tutti gli elementi che avevano caratterizzato la fotografia di Parr negli anni Settanta e Ottanta, la serie dà seguito all’ossessiva ricerca visiva dell’artista di tutto ciò che è stonato, volgare, assurdo. Parr eccelle nella resa di soggetti legati spesso al cattivo gusto e alla volgarità tipica contemporanea, che coglie con un cinismo di fondo e un sarcasmo senza precedenti.
“Questo è il modo migliore di affrontare le fotografie. Racchiuderle tutte in un libro, così nessuno le butterà via”.
ENGLISH AND PROUD è ciò proclama un tatuaggio patriottico inciso sul retro del collo maschile di un probabile sconosciuto: questo sconcertante primo piano esprime concisamente i sentimenti di Martin Parr nei confronti della propria terra natìa. Un centinaio di immagini, alcune inedite, scattate senza filtri alla vita reale e a persone reali ai quattro angoli del Regno Unito tra il 1998 e oggi, raccontano la vita ordinaria della classe operaia e, talvolta, dell’aristocrazia. Un picnic, un matrimonio, un tuffo in mezzo al mare: le attività ricreative e le manie degli abitanti di Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord sono portate alla luce, con il flash e senza filtri. Immagini piene di luce, in formato orizzontale, non–eventi e grandi eventi riempiono questi annali del banale, insieme a una cartella di lavoro che esplora un faccia a faccia tra il Festival di Glastonbury e il Coronation Party, coperto per l’occasione. Una pecora nera, un cappello bianco, una meringa rosa confetto condiscono questa pittura in una tavolozza di colori pop, altrove invasa da una folla stanca o festante. Due emblemi ricorrenti compaiono pagina dopo pagina: la Union Jack, un cenno a The Americans di Robert Frank, celebre volume fotografico pubblicato nel 1958, infestato da spleen e stelle e strisce; e l’ombrello, accessorio ritenuto indispensabile in tutte le stagioni da quella parte della Manica. Martin Parr mantiene lo stesso tono malizioso delle sue prime serie e dei suoi primi film cult – Bad Weather (1982), The Last Resort (1982-1985), The Cost of Living (1989), Signs of the Times (1992) -, radiografie della cosiddetta era Thatcher.
Per maggiori informazioni louisvuitton.com.