Inaugurata negli spazi di Armani/Silos, l’esposizione Aldo Fallai per Giorgio Armani, 1977 – 2021: un racconto attuale che spazia su quasi trent’anni di ininterrotta connessione artistica tra Giorgio Armani e Aldo Fallai custodisce circa duecentocinquanta scatti in bianco e nero. Il primo incarico assegnato da Armani a Fallai, un servizio per “L’Uomo Vogue”, segna l’inizio di una collaborazione destinata a protrarsi per un quarto di secolo. Il legame tra Giorgio Armani e Aldo Fallai negli anni Ottanta assume un significato più profondo rispetto alla semplice cronaca di una relazione professionale: Fallai non solo cattura con grande audacia e delicatezza l’essenza di Armani come designer, ma ne concretizza il pensiero. Nato del 1943 a Firenze, Fallai—che annovera tra i suoi riferimenti artistici il Manierismo toscano, Caravaggio, i preraffaelliti e l’esotismo degli orientalisti francesi—riesce a cogliere ciò che Armani aveva già intuito in anticipo rispetto al suo tempo: che gli anni Ottanta androgini rappresentavano il preludio a qualcosa di significativamente più complesso di un semplice completo giacca e pantalone.
“Lavorare con Aldo mi ha permesso, fin da subito, di trasformare in immagini reali la fantasia che avevo in mente: che i miei abiti non erano soltanto fatti in una certa maniera, con certi colori e materiali, ma rappresentavano un modo di essere, di vivere.”
Le modelle di Fallai erano per lo più Jolie–Laide, il che, dopo le dolly girls degli anni Sessanta e le ninfe con i capelli sciolti degli anni Settanta, rappresentava una piccola rivoluzione: Fallai era in quel momento il professionista ideale per promuovere un’immagine più progressista, non solo delle donne, ma anche degli uomini–più teneri, delicati, quasi addolciti–in un periodo di forti cambiamenti politici e sociali. Quel particolare je ne sais quoi catturato da Fallai permea l’intera esposizione, estendendosi anche alle foto di celebri icone della moda contemporanea. Pur essendo i servizi fotografici sempre oggetto di meticolosa pianificazione, molte delle immagini di Fallai sono il risultato spontaneo di imprevisti: a Palermo, una pioggia improvvisa spinse il team a spostarsi all’interno Circo Togni. Nacque così una delle campagne più iconiche di Armani Jeans.
“Entrambi eravamo interessati a mettere in luce un aspetto dello stile legato al carattere e alla personalità, e questo si è tradotto in immagini che appaiono attuali oggi come ieri: una qualità resa evidente dall’allestimento della mostra, che non segue una sequenza cronologica. Dei trent’anni della nostra collaborazione ho ricordi vividi. Le produzioni erano sempre agili, snelle: si otteneva il risultato con pochi mezzi e senza effetti speciali”
Mantenendosi sempre piuttosto lontano dallo star system, Fallai ha costantemente promosso l’uso frequente di fotografie in bianco e nero, una preferenza che si allinea alla sua concezione di astrazione narrativa. Il racconto lascia ampio spazio all’interpretazione, una porta aperta dietro cui si nascondono le storie nelle fotografie di moda. Nonostante le sue campagne abbiano sempre presentato con successo gli abiti delle collezioni Armani, le immagini vanno oltre, trasformandosi in racconti. Non esistono modelli, solo personaggi.
Per maggiori informazioni armanisilos.com