Il suo “radiant boy” e il famoso “cane che abbaia” sono ormai riconosciuti in tutto il mondo, sviluppandosi come un vero e proprio linguaggio universale, che colpisce mente e cuore di tutti, nessuno escluso. Art Is For Everybody celebra Keith Haring con un viaggio alla scoperta delle sue opere più e meno note, con l’intento di esaudire il desiderio del grande artista: creare un’arte che possa parlare a chiunque, un’arte tanto profonda nella sua semplicità quanto lo è nella sua complessità. La sua linea spessa e decisa e i suoi colori brillanti danno vita a personaggi immaginari, infantili, protagonisti di storie profonde e significative, ma facilmente comprensibili, creando un legame indissolubile tra opera e osservatore. Il carattere minimalista dei lavori permette di attirare velocemente l’attenzione, di comprenderne le figure, per poi concentrarsi sui contenuti più profondi che invitano a riflettere su importanti tematiche sociali. Fortemente influenzato dalla street art, i suoi primi disegni sono murales in giro per la città di New York, sviluppando un linguaggio ricco di segni e simboli, facilmente accessibile al grade pubblico che passeggiando o prendendo la metro si ritrovava di fronte ad un’opera di Haring. L’artista distrugge ogni limite, ogni barriera tra le persone e le gallerie, dimostrando a tutti come l’arte possa raggiungere direttamente la vita quotidiana delle persone. Il museo The Broad di Los Angeles vuole esplorare la pratica artistica del genio dei graffiti, avvicinando il pubblico alla sua vita e al significato profondo delle opere.
“Il pubblico avrà l’opportunità di immergersi in profondità nel lavoro di Haring, sia come artista che come innovatore che ha completamente cambiato il panorama dell’arte contemporanea.”
Il linguaggio visuale di Keith Haring celebra la solidarietà, la gioia, la comunità e la speranza: i suoi disegni nascono come atto di consapevolezza riguardo temi sociali e politici, contro la guerra nucleare e la discriminazione razziale, per informare il vasto pubblico sull’AIDS, sottolineando l’importanza dell’educazione alle malattie sessualmente trasmissibili. L’exhibition presenta opere prodotte dalla fine degli anni Settanta fino ad alcuni quadri che risalgono ai soli due anni prima della sua morte, cruciali per comprendere la sua idea di religione, di sesso e di razza. Il viaggio permette di scoprire ogni mezzo artistico utilizzato da Keith Haring, tra cui il video, la scultura, il disegno, la pittura e la grafica: una grande raccolta dei suoi lavori più significativi, provenienti dalla strada, da collezioni private e dalla Keith Haring Foundation. Il pubblico si immerge totalmente nella storia visiva dei personaggi, riesce ad abbandonarsi completamente all’immagine mentre nella stanza si sente in sottofondo una playlist creata dall’artista stesso.
Lungo tutta la vita lavora per esaudire il suo più grande sogno, realizzare un lavoro che potesse arrivare alla massa, e non a un piccolo pubblico borghese: si sentiva responsabile di farsi portavoce di un messaggio. I cani sono una delle immagini più famose, apparsi per la prima volta nella serie di disegni realizzati nella metropolitana nei primi anni Ottanta. Inizia come una creatura mitica, non esistente, che successivamente si è trasforma nell’animale più comune al mondo intero, il cane: la rappresentazione degli abusi di potere, del governo, dei regimi oppressivi che richiedono obbedienza. Il “radiant boy” invece, che in italiano significa letteralmente “bambino raggiante”, si potrebbe definire come l’eterno bambino dell’arte. Ritratto come una figura nell’atto di gattonare, circondato da raggi che si irradiano verso l’esterno, descrive il bambino interiore a ognuno di noi, libero e pieno di vita, simbolo di grazia divina. Al giorno d’oggi Keith Haring potrebbe sentirsi realizzato, perché i suoi omini stilizzati e le sue immagini apparentemente semplici hanno raggiunto, e continuano a raggiungere, chiunque, dimostrando davvero che “art is for everybody”.