“Se posso, cerco sempre di far brillare gli abiti.”
Tramonta il sole, luce soffusa del crepuscolo, gli ospiti dello show prendono posto, al brusio delle conversazioni si sostituisce la voce degli astronauti dello sbarco sulla Luna, risuona nello spazio, e si fonde a una dolce melodia. Una donna incede con passo sicuro, sarà la prima di 101 uscite, un gioiello prezioso le percorre il viso da orecchio a bocca, è avvolta in una morbida cappa di faux fur con intarsi ricamati, sotto, una gonna impalpabile intarsiata di preziosi punti luce ricorda un cielo stellato, e lascia intravedere sensuali stivali di pelle nera, arrivano alla coscia allacciati con suggestioni bondage. Questa la prima stella della Collezione Gucci Cosmogonie, che Alessandro Michele, direttore d’orchestra interstellare, presenta in un luogo straordinario dove storia, esoterismo e sogno si fondono: Castel del Monte.
Una fortezza imponente conosciuta per la sua forma ottagonale. Eretta nel mezzo della campagna Pugliese attorno al tredicesimo secolo, la perfezione formale e l’armonioso connubio di elementi culturali tipici dell’Europa del Nord, del mondo musulmano e dell’antichità classica, riflettono l’umanesimo del suo fondatore: Federico II, un poeta, un poliglotta, un matematico, che presiedeva una vibrante corte multiculturale di scienziati, artisti e guerrieri. Un luogo che non a caso risuona con le fascinazioni di Alessandro Michele che ha sospeso per l’arco di una serata il quieto silenzio del castello per celebrarne con un vibrante rave estivo l’energia ed il fervore culturale per il quale era conosciuto.
Il magico flusso di coscienza per il quale conosciamo il Creative Director, attinge ad un passato denso di simboli che rielabora per scrivere una sua mitologia del presente, nella quale la moda è una costellazione di idiomi profondamente collegati alla vita e all’umanità, dove le configurazioni della realtà, come le chiamerebbe il filosofo Walter Benjamin, al quale Alessandro Michele si rifà e celebra per la ricchezza del suo pensiero, risiedono nella possibilità di esplorare il pensiero degli altri.
E dunque non più moda come sistema esclusivo, ma inclusivo e libero. Sotto una magnetica luna piena, le stelle di Alessandro Michele brillano di libertà mentre sfilano attorno alla fortezza: creature notturne, eroine romantiche, aggraziate fanciulle borghesi, sono avvolte in gonne medioevali decorate in ricami preziosi, indossano trenchcoat di pelle abbinati a stivali sopra il ginocchio, o mini abiti d’mpalpabile chiffon. La Collezione è una poesia di colori, silhouette e suggestioni, gli elementi che a un primo sguardo sembravano divergenti, trovano invece armonia perfetta in una nuova galassia di stampe optical, capi dal taglio impeccabile, stivali dal gusto retro-Vittoriano e baggy jeans. Sacro e profano. Passato e presente, da suggestioni anni ’40 in stile Greta Garbo, ai Maneskin che avvolti in seta e paillettes, hanno brillato di un’energia surreale all’esibizione dell’after party. Ancora una volta, Alessandro Michele sviluppa una narrativa che attraversa i secoli, le geografie, i linguaggi, ricordandoci che non ci sono regole quando si tratta di vestirsi e di esprimere la propria personalità.
“Non è ciò che è passato a far luce sul presente, tantomeno il presente a far luce sul passato; ma piuttosto, l’immagine è il luogo in cui ciò che è stato, come un lampo, si unisce con l‘ora per formare una nuova costellazione.”