“A quei tempi abitavamo in una casa occupata nella periferia di Roma. Avevo bisogno di respirare. Quei racconti sovversivi mi aiutavano a squarciare il grigio. Erano la mia fuga, la mia diserzione. Da laggiù, da quel punto del mondo, HOLLYWOOD appariva come un astro luminosissimo e splendente. Nove lettere piene di desiderio.”
Alessandro Michele parte dal suo passato per accompagnarci in una nuova dimensione che racconta dell’hic et nunc strizzando l’occhio al futuro. Al primo sguardo sembra celebri lo splendore e la grandiosità di Hollywood, ma esplorando codici ed ispirazioni si realizza che non si tratta solo di questo, Alessandro Michele celebra il suo passato, sua mamma, assistente di produzione nell’industria cinematografica, e il modo con il quale lo ha sempre nutrito con affascinanti storie sul quel mondo, il mondo del cinema. Dunque, non si tratta semplicemente di Hollywood, ma dell’idea di Hollywood, dell’imprescindibile dono di poter sognare, e dell’aura mitopoetica del cinema. Ancora una volta il discorso creativo del Designer fonde abilmente passato, presente e futuro. “Dopotutto, Hollywood è un tempio greco popolato da divinità pagane”, e Hollywood Boulevard è il luogo nel quale Martedì ha preso forma la potenza immaginativa di Gucci, e dove gli amici del brand si sono trasformati in idoli di una cosmogonia contemporanea nella quale il carattere sartoriale anni ’40 incontra gli anni ’70, dove tutine logate iper-sportive si alternano a blazer dal taglio impeccabile e voluminosi abiti drappeggiati dialogano con il casual-wear californiano.
“Los Angeles risplende di una magia senza tempo, sfiora le divinità e si fa mitologia del possibile.”