Il progetto curato da Melissa Harris, editor-at-large di Aperture Foundation, dove ha lavorato per più di venticinque anni, ricoprendo il ruolo di editor-in-chief della rivista Aperture dal 2002 al 2012; esplora i processi di ricerca, proiezione e creazione di possibili identità alternative, in bilico tra sé autentici, idealizzati e universali. Mettendo in discussione le metafore di genere, gli stereotipi, il senso del luogo e le prospettive future, gli artisti di “Role Play” si interrogano sulla nozione di individualità come la conosciamo e come potrebbero essere.

“Un alter ego, un personaggio o un avatar possono rappresentare delle aspirazioni. Possono appartenere alla propria storia personale e culturale o richiamare un senso di alterità. Possono essere una forma di attivismo, o un mezzo per muoversi attraverso posizioni radicate, persino estreme, verso l’empatia, per mettersi letteralmente nei panni di un altro.”
La fotografia, fin dalla sua invenzione, è uno dei linguaggi visivi più adatti per indagare l’altro. La sua trasformazione nei linguaggi filmici, la vasta diffusione di comunità online e piattaforme virtuali, i futuri sviluppi del Metaverso e il conseguente emergere di avatar digitali hanno intensificato l’urgenza di esplorare se stessi e gli altri, rafforzando la nostra ossessione per le identità alternative. Il gioco di ruolo dunque, la creazione di alter ego e la proliferazione di sé sono tra le possibili strategie per comprendere l’essenza di ogni individuo e la sua immagine esterna.
“Role Play” include opere degli artisti Meriem Bennani, Juno Calypso, Cao Fei, Mary Reid and Patrick Kelley, Beatrice Marchi, Darius Mikšys, Narcissister, Haruka Sakaguchi & Griselda San Martin, Tomoko Sawada, Bogosi Sekhukhuni e Amalia Ulman in un’installazione luminosa concepita dall’agenzia creativa Random Studio per i due piani espositivi di Osservatorio.
