Una palma che s’infrange su un tetto di vetro. Sulla scia del piano sequenza che ha consacrato Goodfellas di Martin Scorsese inizia così Enea, una nuova storia diretta da Pietro Castellitto: la metafora di un racconto vitale e decadente allo stesso tempo, e il preludio di un finale che rompe un muro di cristallo. Enea è il profeta insofferente di una generazione che ha già capito tutto e per questo sa che il mondo non può essere cambiato, al massimo preso in giro e deriso. Rincorre il mito che porta nel nome per sentirsi vivo in un’epoca immobile, e lo fa insieme a Valentino, un nichilista romantico che sogna di fare l’aviatore: i due, oltre alla bellezza, condividono quel periodo di rinascita e scoperta che è la giovinezza. Amici da sempre, vittime e artefici di un mondo corrotto–ma mossi da una vitalità incorruttibile–cercano di trovare qualcosa che li faccia sentire vivi. Finiscono per essere coinvolti in un traffico di stupefacenti, finché Enea, l’antieroe, non conosce Eva, femmina del peccato originale. Sullo sfondo di questa storia, che sembra ricalcare solo in apparenza i tòpoi di un racconto di formazione, si muovono altri personaggi: una madre pervasa dal senso di sconfitta, un padre malinconico, un fratello insoddisfatto. Una storia di genere senza il genere.
“Se i luoghi che frequenta Enea possono essere elitari, il desiderio di sentirsi vivi non lo è. È trasversale a tutte le generazioni e a tutti gli ambienti.”
“Fare un film è un modo per distruggere tutto quello che conosci e rimetterlo assieme come vuoi tu. Costruire necessita sempre di una distruzione.”
Eva rappresenta l’archetipo dell’amore. Porta con sè la parte emotiva più profonda del racconto e ha una forte importanza per l’evoluzione dell’identità del personaggio di Enea. Scattano così dinamiche che si rivelano inaspettate solo per chi ne è protagonista: i due si incontrano e si amano, nonostante la deriva di una personalità inafferrabile e sfuggente che è ovunque e allo stesso tempo da nessuna parte. L’incontro con Eva con cui cerca di creare un nucleo protetto e familiare è per Enea uno squarcio di luce che attraversa la sua esistenza e lo mette di fronte a un bivio, lo ferma, lo costringe a delle rinunce; Eva non è sopraffatta dal bisogno di capire fino in fondo la zona d’ombra di Enea ma cerca di proporgli un’alternativa, di tirarlo fuori dall’acquario in cui è radicato. Eva ha un’altra temperatura, un’altra frequenza, uno slancio nel tentare di salvare il prossimo, uno slancio che però poi cade nel vuoto. Il loro incontro è una metafora per lo spettatore: l’amore è l’unico momento in cui c’è un vero armistizio con la vita, in cui smettiamo di combattere e ci abbandoniamo, in dispetto a tutto ciò che sfugge al nostro controllo.