NG A partire dal 2018, avete intrapreso un lungo percorso che vi ha portato a mettere in discussione la condizione del nostro corpo nella contemporaneità, dando vita a uno dei progetti più estesi mai realizzati dalla Fondazione Prada, che si svilupperà in quattro spazi espositivi e nei cortili della nostra sede di Milano. Nella mostra, le trasformazioni che interessano la nostra fisicità in numerosi aspetti della nostra vita sono indagate e articolate in una sequenza di installazioni immersive. Il tema del progetto, nel corso della sua definizione, sembra essersi arricchito di dubbi, rendendo sia la mostra che la pubblicazione simili a un’indagine, e allontanandoli da una forma assertiva. In questo senso, il ruolo delle domande come elemento strutturale del progetto è diventato sempre più rilevante, al punto da investire il suo titolo, Useless Bodies?. A questo proposito, da dove nasce il vostro interesse per la condizione contemporanea del corpo?
E&D In questa realtà post-industriale sembra che usiamo sempre meno i nostri corpi. Quasi tutto è digitalizzato, si svolge sugli schermi, e la nostra esistenza fisica sembra sempre meno indispensabile, soprattutto nel mondo occidentale. Osservare questo fenomeno e creare una mostra che potesse aprire discussioni sulle conseguenze di questo cambiamento, che ha un impatto su ogni aspetto della nostra vita, dal modo in cui lavoriamo, alla nostra salute, alle nostre relazioni interpersonali, a come comunichiamo e registriamo le informazioni, non era solo qualcosa che speravamo di approfondire da tempo, ma mette anche in connessione molti aspetti e temi diversi che abbiamo toccato nei nostri progetti con sculture e installazioni nel corso degli anni.

“La mostra riguarda soprattutto l’attualità, il presente, ma anche la nostalgia e la paura di un futuro che non conosciamo. È una resa dei conti emotiva con l’enigma in cui ci troviamo in questo particolare momento.”
Soggetti come la solitudine, la crescita, le relazioni romantiche e i diversi modi di vivere sono tutti presenti nella nostra opera, e sono tutti legati alla nostra percezione del corpo. Infatti, una volta che l’idea di questa mostra ha iniziato a prendere forma, sembrava avere sempre più senso nel contesto del nostro lavoro nel suo insieme, oltre che in questo momento storico.
NG Come si articola questo tema in relazione alle diverse sfumature dell’identità di genere, e in particolare all’indagine sulle molteplici espressioni dell’universo maschile che è parte della vostra pratica?
E&D Abbiamo esplorato il corpo come tema fin dall’inizio della nostra collaborazione, fin dalle prime performance insieme. Dato che le nostre esperienze e realtà sono spesso punti di partenza per progetti o sculture specifiche, i nostri corpi e più in generale quelli maschili, ci sono sembrati un soggetto naturale da indagare. Inoltre, essendo due uomini gay che non si sono sempre o facilmente adattati alle declinazioni più machiste dell’universo maschile, abbiamo intuitivamente guardato a uno spettro più ampio di identità e preoccupazioni legate al genere. Nelle nostre opere discutiamo spesso della fragilità maschile. L’immagine dell’ “uomo forte” è difficile da mantenere e può essere facilmente messa in discussione o distrutta. Questo è il motivo per cui in alcune parti di Useless Bodies?, specialmente nel Podium, dove saranno esposte molte sculture figurative, continuiamo ad espandere il tema dell’identità dell’uomo, ed è avvincente negoziare le varie mediazioni del maschile che non sono sempre in primo piano, ma quelle che vengono trascurate dai media o dalla storia e raramente presentate come ideali sociali, come la paura, i sentimenti di isolamento o la pressione sociale.
Leggi l’intervista completa sul numero di Settembre issue59.
