Otto interminabili secondi è il tempo con il quale i cowboy devono rimanere in sella ad un toro durante un rodeo. E più l’animale scalcia, più alto sarà il punteggio. Il libro Eight Seconds: Black Rodeo Culture del fotografo Ivan McClellan edito da Damiani Books racconta il mondo dei rodei dedicati a celebrare i cowboy afroamericani, la storia di una comunità che attraverso lo sport e l’amore per la propria terra getta un ponte tra passato, presente e futuro. McClellan, nato a Kansas City nel 1982, è un fotoreporter e designer situato a Portland, in Oregon. Grazie ai suoi scatti agli atleti di black rodeo, McClellan ha realizzato campagne pubblicitarie per Wrangler, Stetson e Ariat. Le sue opere sono oggi esposte in numerosi musei e gallerie degli Stati Uniti. La sua macchina da presa cattura lo sguardo determinato dell’uomo che lotta per rimanere in sella, con una mano che afferra una corda mentre il braccio libero oscilla incontrollato nell’aria.
Ho incontrato migliaia di cowboy neri. Giovani senza maglietta e con catene d’oro, che cavalcavano i loro cavalli in pantaloncini da basket. C’erano vecchi con Stetson perfetti e anelli al mignolo. Donne con trecce e unghie acriliche. Corse di barili. Continuavo a tornare.
Da bambino, McClellan partecipa all’American Royal Rodeo con il coro della sua scuola per cantare l’inno nazionale dell’evento. Pur avendo già conosciuto il rodeo, McClellan perde crescendo un importante punto di interesse che avrebbe cambiato definitivamente la sua prospettiva di artista e di creativo. Dopo essersi affermato come designer e fotografo, racconta di non essersi mai interessato alle cose country fino al 2015: lavorava e viveva già a Portland quando incontrò il regista Charles Perry. Perry gli presentò un documentario sui cowboy neri prodotto da lui stesso e nella stessa estate McClellan decise di andare con lui in Oklahoma a un rodeo. I suoi occhi si sentirono subito confortati dalla dicotomia delle persone che affollavano i cancelli.
Il Black Rodeo ha avuto origine nel momento in cui molti cowboy e cowgirl afroamericani si sono resi conto di non poter competere nei rodei convenzionali. Lo sport del rodeo è oneroso, e quando le famiglie non potevano permettersi l’attrezzatura necessaria, si trovavano costrette a partecipare a eventi con regole differenti. Il Black Rodeo è stato concepito per creare un terreno di gioco più equo: rendendo lo sport accessibile a un numero maggiore di persone, ha consentito a cowgirl e cowboy afrodiscendenti di competere a livello professionale. Attraverso questo progetto fotografico, McClellan ambisce a recuperare la mitologia e la storia dei ritratti dell’Ovest: Eight Seconds offre all’artista che l’ha concepito l’opportunità di esplorare la propria identità e di trasmettere la cultura che lo ha plasmato, anche se spesso non ne era pienamente consapevole. McClellan compie questa impresa in primis narrando la sua prima mostra personale a Cody, nel Wyoming, considerata la capitale mondiale del rodeo. Nel suo libro, invece, rappresenta l’amicizia, la comunità e il senso di appartenenza necessari per nutrire relazioni significative all’interno di questa peculiare sfera culturale. McClellan non si limita a fotografare, ma cerca di instaurare un dialogo più profondo e significativo, ridefinendo l’idea di storia e identità occidentale in questo specifico contesto, condividendo le storie e le conseguenti osservazioni che emergono dalla sua lente fotografica. Ad ogni stagione che si sussegue, si cela una storia degna di essere raccontata.
“La consapevolezza dei cowboy neri nella mia città natale ha trasformato la mia percezione di casa, da un luogo di povertà e violenza a un luogo di indipendenza e determinazione”.