MANIFESTO

#63

CHANGE OF SPACE

Umanità misteriosa

2023.06.07

Fondazione Trussardi presenta Dramoletti di Diego Marcon al Teatro Gerolamo: storie di misteriosi personaggi che vivono all’interno dei suoi racconti, come nuove creature che mescolano artificiale e naturale. 

Per il 20esimo anniversario, la Fondazione Trussardi torna a Milano con un nuovo progetto che volge lo sguardo all’innovazione, all’arte giovane e senza timori: al Teatro Gerolamo presenta i racconti di Diego Marcon attraverso creature immaginarie che vivono all’interno di video, film e installazioni, combattendo senza sosta misteriosi drammi, da cui il nome Dramoletti. Massimiliano Gioni, curatore dell’exhibition, sceglie la celebre “piccola Scala” perché si presenta al pubblico come un luogo di magie, dove un tempo si tenevano spettacoli di marionette e si raccontavano storie di personaggi inventati. L’artista appare come un proseguimento, un’evoluzione del passato, instaurando subito un forte legame con il Teatro, che sembra essere lo spazio perfetto per i nuovi pupazzi moderni. Il titolo del viaggio è preso in prestito da una raccolta di racconti di Thomas Bernhard che evocano tristemente il mondo in cui ci troviamo oggi, dando la possibilità al tempo stesso di rinascere attraverso l’arte, come una vera e propria trasformazione. Marcon utilizza la tematica affrontata dallo scrittore come base del suo ultimo lavoro, per esplorare e indagare l’attuale umanità: ci ritroviamo catapultati in un mondo dove si muovono bambini e creature sospese tra l’umano e il post-umano, mescolando melodramma ed effetti speciali. Sono le storie enigmatiche di personaggi agitati da profondi dubbi morali che si sentono intrappolati in azioni angoscianti che si ripetono all’infinito, senza via d’uscita. Il pubblico riflette i propri problemi, le proprie incertezze in questi pupazzi, sentendosi parte della loro sofferenza: un modo del tutto nuovo di rappresentare le problematiche della nostra umanità utilizzando creature fantastiche come protagonisti.

Marcon costruisce misteriosi drammi da camera nei quali si muovono pupazzi, bambini e creature sospese tra l’umano e il post-umano. 

Diego Marcon, Ludwig, 2018, Video, CGI animation, color, sound loop of 8’14’’.
Diego Marcon, Ludwig, 2018, Video, CGI animation, color, sound loop of 8’14’’.
Diego Marcon, Ludwig, 2018, Video, CGI animation, color, sound loop of 8’14’’.

La mostra si apre nella sala centrale del teatro con una nuova presentazione di Ludwig, il primo personaggio che incontriamo. L’animazione digitale mostra un bambino, a bordo di una nave in balia di una tempesta, mentre canta una delle arie tipiche dell’opera di Marcon. Il volto è avvolto nel buio, nell’oscurità della stiva, illuminato dai fasci luminosi dei lampi improvvisi e dalla luce di un debole fiammifero: è impegnato a recitare una ninna nanna in cui dichiara la propria stanchezza e il desiderio di scomparire per sempre. La figura di Ludwig, la sua immagine e i suoi pensieri ricordano Ludwig II di Baviera, noto come Re Matto. Non si sa con certezza se l’artista abbia pensato a lui per delineare il primo personaggio all’interno del Teatro Gerolamo, e forse i due non hanno nemmeno qualcosa di preciso in comune, ma il video evoca atmosfere in cui realtà e delirio mescolano intrecci complessi e pericolosi, degni delle pazzie del Re. Diego Marcon gioca con la verità, fondendola armonicamente con situazioni immaginarie, irreali, dove prendono vita le sue creature astratte. Un’altra situazione di tensione, dove il reale incontra le allucinazioni, la sincerità la simulazione, vede protagonista l’opera Il malatino: un bambino febbricitante respira a fatica nel letto, con il viso scavato, ricordando i personaggi della letteratura vittoriana o del libro Cuore, immersi in memorie di pandemie recenti e lontane. Untitled (Head falling) è un’installazione di proiezioni di film su cui l’artista ha disegnato, colorando e incidendo direttamente la pellicola, ritratti di volti e teste che sembrano cadere assopite. Uno dei tanti modi per rappresentare una nuova umanità: misteriosa, intrigante e atipica. The Parents’ Room è una narrazione tragica nella quale molteplici attori indossano maschere modellate sulle loro sembianze, rese mostruose dall’assenza di espressione. Addentrandosi nella mostra, l’indagine che Marcon sta conducendo per rappresentare la realtà prende forma, attraverso una precisa destrutturazione del linguaggio cinematografico. Poco più avanti dell’ultima opera, il publico incontra una serie di bozzetti di letti vuoti, forse alludendo a un’altra perdita nella propria vita o alla fine dell’infanzia. 

Diego marcon, the parents' room, 2021, digital video.
Diego marcon, il malatino, 2017, 16 mm film, colour, silent.
Diego marcon, untitled, head falling, 2015.

Da questa mostra emerge un mondo abitato da creature che mescolano artificiale e naturale, tutte ugualmente perturbanti. 

Dalle diverse storie di Diego Marcon emerge un mondo abitato da creature che intrecciano elementi artificiali con altri di origine naturale, dando vita a complesse combinazioni che turbano e attirano al tempo stesso la visione del pubblico. I personaggi dei racconti sono mostri attuali che popolano la letteratura contemporanea, ma con caratteristiche poco distanti dalle figure delle classiche narrazioni. Quelli di Marcon sembrano avatar di una stirpe post-umano, incredibilmente intelligenti e fittizi, impegnati a cercare una traccia di verità in un’era digitale. Attraverso questa ricerca l’artista scopre che l’essere umano si nasconde sempre nel difetto e nell’eccesso, comprendendo come l’arte abbia il compito di piegare la tecnologia verso le bassezze dell’umanità. 

Diego marcon, untitled (head falling), 2015, 16 mm film, colour, silent.

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