MANIFESTO

#63

CHANGE OF SPACE

DARA BIRNBAUM

2023.04.12

Text by Chiara Cappelli

Fondazione Prada esplora il lavoro di Dara Birnbaum, ripercorrendo la sua carriera e la sua pratica artistica che, da sempre, sfida i canoni dell’arte e dei mass media. 

Negli anni Settanta si appropria delle immagini, negli anni Ottanta le ruba e negli anni Novanta le campiona. Dara Birnbaum fa un uso pionieristico di video, media ed installazioni, rimandando al carattere ideologico ed estetico dell’immaginario mediatico degli ultimi quarant’anni. È tra le prime artiste a concepire progetti complessi ed innovativi che fondono immagini provenienti da fonti diverse, combinando fotografie di grandi dimensioni ed elementi tridimensionali: la sua forte estetica visuale posiziona l’artista sempre qualche passo avanti, confermando il suo lavoro al centro della storia della media art. L’Osservatorio di Fondazione Prada presenta una mostra antologica dedicata a Dara Birnbaum che ripercorre il suo lavoro e la sua pratica artistica attraverso i diversi decenni che hanno contribuito ad affermare la sua figura. Lo spazio destinato all’artista si rivolge alla sperimentazione dei linguaggi visivi e alla ricerca sulle possibili intersezioni e collisioni tra la tecnologia e le varie espressioni culturali, mostrando al pubblico un panorama completo, e allo stesso tempo complesso, che esplora in profondità il carattere dell’artista. Birnbaum ha saputo rinnovarsi e trasformarsi con il flusso del tempo, con i cambiamenti che la circondano e con il susseguirsi di generazioni, variando gli strumenti e le terminologie che hanno reso il suo lavoro contemporaneo ed innovativo. L’exhibition approfondisce la storia e l’ideologia dell’artista attraverso video, opere audio, installazioni, fotografie e stampe 3D: il percorso espositivo esplora la sua capacità di scoprire punti di contatto culturali tra videoarte, televisione e tecnologie di consumo, indagando allo stesso tempo tematiche come i pregiudizi di genere nella rappresentazione della donna nella cultura popolare. 

Dara Birnbaum, Pop-Pop Video: Kojak/Wang, 1980.

Dara Birnbaum lavora in modo organico. Per lei aggiornarsi significa tenersi al passo con le tecnologie emergenti continuando a coltivare il suo interesse per la musica e per i diritti delle donne. 

Negli anni Settanta, Birnbaum rende personali alcune immagini di cinema e televisione utilizzando un approccio completamente nuovo: rimane fedele al concetto di video, ma ne critica l’aspetto commerciale con il suo stesso linguaggio. I programmi televisivi vengono sottoposti ad un’analisi approfondita, trasformandoli in una serie di opere che si allontanano dai codici convenzionali della rappresentazione televisiva. Uno dei primi e più noti lavori, Technology/Transformation: Wonder Woman è un video realizzato modificando scene tratte dal programma Wonder Woman, sottolineando come i mass media alternano rappresentazioni femminili eroiche con immagini banali e volgari. L’artista, che vede il personaggio popolare come una creazione prettamente maschile, in un’industria dominata da uomini, inverte i ruoli dell’uomo e dell’eroina e decostruisce i codici della televisione sottoponendoli ad una vera e propria contestazione.

Dara Birnbaum, Pop-Pop Video: General Hospital/Olympic Women Speed Skating, 1980.

Proseguendo cronologicamente, sei video monocanale sono suddivisi in coppie tematiche per investigare tre aspetti fondamentali della ricerca di Birnbaum: i primi approfondiscono la separazione tra il corpo e la sua rappresentazione attraverso manipolazioni della telecamera, altri sono realizzati in collaborazione con musicisti per generare dinamiche provocatorie, mentre gli ultimi criticano l’economia della rappresentazione della sessualità e del consumismo. Gli anni Settanta sono caratterizzati da un forte interesse nel linguaggio televisivo, indagando quest’ultimo in modo da far riflettere la società, mostrando lati dell’immagine popolare che possono sfuggire alla massa. Negli anni Ottanta invece, l’artista si concentra maggiormente sull’utilizzo del video analogico per documentare performance musicali, a volte assemblate con composizioni frame-in-frame per mostrare allo stesso tempo musicisti e pubblico. Si avvicina all’estetica post-punk, rappresentando la cruda intensità della musica insieme alle inquadrature ravvicinate e alla qualità low-tech delle immagini, offrendo una visione completa anche sul contesto culturale dell’epoca.

Dara Birnbaum, New Music Shorts, 1981.
Dara Birnbaum, Six Movements: Chaired Anxieties: Abandoned, 1975.
Dara Birnbaum, Six Movements: Mirroring, 1975.
Dara Birnbaum, New Music Shorts, 1981.

Negli anni Novanta Birnbaum rappresenta immagini che dimostrano la complessità degli eventi contemporanei, lasciando aperta una domanda che spinge il pubblico a riflettere sul proprio ruolo nel panorama digitale: chi controlla l’accesso alle informazioni nei mass media e qual è il punto di vista di chi le interpreta? L’artista afferma che probabilmente ci è nascosto tanto quanto ci viene mostrato, lasciando chi osserva in parte all’oscuro del reale. Quiet Disaster e Damnation of Faust Trilogy proseguono l’analisi sulle diverse forme di narrativa mediatica: sono una serie di immagini strutturata che evoca le forme conflittuali di contenimento sociale e le lotte individuali per definire ed esprimere l’identità personale attraverso la lente femminista. I lavori di Dara birnbaum dimostrano la sua capacità di mantenere l’autentica qualità estetica delle prime opere ancora ai giorni nostri, quando le attrezzature analogiche vengono sostituite da sistemi digitali ad alta risoluzione.

Dara Birnbaum, Transmission Tower: Sentinel, 1992.

Negli ultimi anni l’indagine dell’artista si sposta in una nuova direzione, l’autobiografia: Journey: Shadow of the American Dream, il suo lavoro più recente esposto a Fondazione Prada, è un’installazione che esplora la memoria, in particolare il periodo dopoguerra che ha segnato la sua infanzia. L’artista sente il bisogno di condividere con l’osservatore parte della sua realtà, mostrando cos’abbia significato crescere in un’epoca in cui il sogno americano è stato usato come arma. Al centro dell’installazione si vede il suo lato più personale e autobiografico: alcuni filmini girati dal padre che documentano i primi passi dell’artista, i compleanni e i momenti di festa in famiglia. L’infanzia è il territorio della memoria che incide sugli eventi successivi, sulla memoria individuale, fino a diventare anticipazioni del presente. Dara Birnbaum spinge l’osservatore a riconsiderare l’importanza e l’impatto che i propri ricordi hanno sulle azioni attuali, guardando avanti e indietro nel tempo. La mostra è un viaggio per conoscere in profondità l’artista e il suo eccezionale lavoro, per riflettere sulle tematiche presentate e per esplorare l’arte dei mass media.

 

 

Per maggiori informazioni fondazioneprada.org.

Dara Birnbaum, Computer Assisted Drawings: Proposal for Sony Corporation, NYC, 1992 / 2017.
Dara Birnbaum, Damnation of Faust Trilogy, 1983-87.
Dara Birnbaum, Transmission Tower: Sentinel, 1992.
Dara Birnbaum, Journey: Shadow of the American Dream, 2022.
Dara Birnbaum, Damnation of Faust Trilogy, 1983-87.

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