MANIFESTO

#64

MUSE TWENTY FANZINE

BABY ALONE IN BABYLONE

2022.11.16

Text by Lucrezia Sgualdino.

Ariana Papademetropoulos inaugura alla Vito Schnabel di New York Baby Alone in Babylone. Un racconto surreale e fantastico, che indaga il concetto di femminilità. 

Il titolo pensato da Ariana Papademetropoulos per la sua esibizione, Baby Alone in Babylone, nasce dall’album di Jane Birkin e Serge Gainsbourg del 1983 che racconta la città di Los Angeles come una Babilonia dei giorni nostri, una versione moderna della storica città mesopotamica. Questo territorio, tradizionalmente definito e conosciuto come una terra fertile e rigogliosa, un ambiente idilliaco e quasi paradisiaco, che dona la vita, rappresenta nell’immaginario collettivo l’emblema della civilizzazione del mondo. Ariana invita quindi lo spettatore a compiere un viaggio che oscilla tra realtà che crollano e regni che invece convergono, attraversando mondi surreali e onirici che portano a una narrazione intrinseca di risvegli e trasformazioni. L’influenza di questi elementi nasce nell’artista dal contesso culturale che l’ha accolta ed abbracciata per la creazione di queste ultime opere, la città di Roma. Magica, antica e affascinante ad ogni scorcio, muove la creatività verso una netta dicotomia tra codici morali e virtù femminili. 

Ariana Papademetropoulos, Titania, 2022.

Il protagonista di questa raccolta è un piccolo unicorno solitario, che compie un viaggio immaginario dalla sua fanciullezza innocente fino a raggiungere, attraverso liberazione e individuazione, una maturità interiore. All’interno di ogni lavoro è presentate una perfetta armonia tra il piacere e il romanticismo, elementi accompagnati da un’aria di polveroso presagio tra i concetti di bellezza ammaliante e tensione psicologica. La figura dell’unicorno è protagonista dell’arte, della musica e della letteratura del Medioevo, identificata sempre come un’entità parte di un mondo bucolico, immerso in flora e fauna di ogni tipo, elementi che rendono credibile la sua esistenza, tanto quanto quella di ogni essere vivente. La narrazione comincia con Self Portrait 1996, una raffigurazione intima su tela del giovane unicorno in un oscuro interno domestico. Nel percorso delle opere dell’artista si assiste anche ad un vero e proprio progresso tecnico e pittorico, i colori diventano tinte cupe con tocchi di argento cangiante, a rappresentazione del mistero di questa serie stessa. Phases of Venus è il culmine della rappresentazione, un dipinto monumentale con una gigante conchiglia di un color roseo perlato che brilla come l’acqua che zampilla dalla sua apertura riversandosi sulla terra arida e selvatica. Simbolo di Venere, dea dell’amore e della femminilità, la conchiglia rappresenta anche il concetto di trasformazione ed evoluzione, un luogo sicuro e protettivo. L’exhibition simboleggia quindi un vero e proprio viaggio proiettato verso una visione futura, verso l’unione di spirito e materia. 

 

 

Per maggiori informazioni vitoschnabel.com.

Ariana Papademetropoulos, Self Portrait 1996, 2022.
Ariana Papademetropoulos, Horror Vacui, 2022.
Ariana Papademetropoulos, View from Tower I, 2022.
Ariana Papademetropoulos, View from Tower II, 2022.

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