Wish You Were Gay
Kunsthaus Bregenz, Bregenz
June 7, 2024 – September 22, 2024
Sebbene lavori da sempre attraverso l’uso di un’ampia varietà di mezzi, Anne Imhof è particolarmente conosciuta per le sue performance dal vivo ambiziosamente operistiche, pezzi di lunga durata in cui performance, pittura, architettura, cinema e musica si uniscono al servizio della sua capacità di orchestrare e coreografare l’attenzione del pubblico. Il suo lavoro è celebrato per le inquietanti interrogazioni sulla vacuità e la prigionia contemporanea, rispecchiando l’estetica vuota della cultura della mercificazione e dando voce a sentimenti collettivi di dislocazione e insoddisfazione crescente. Emersa nell’ultimo decennio come una delle artiste più acclamate della sua generazione, Anne Imhof vive tra Berlino e New York, ma ha trascorso gli anni della formazione a Francoforte sul Meno, dove ha imparato a disegnare e a fare musica mentre lavorava come buttafuori in un night club.
“Fare arte è possibile solo insieme”.
Prima di iscriversi all’accademia di belle arti della città, la Städelschule, Imhof ha messo in scena quella che in seguito ha definito la prima voce del suo catalogo ragionato: una performance di una sola notte in un bar in un quartiere a luci rosse. Imhof invitò due pugili a partecipare e riuscì a reclutare una band: ai pugili venne riferito che l’incontro sarebbe dovuto durare per tutto il tempo della musica, mentre la band fu incaricata di suonare per tutto il tempo in cui avrebbero combattuto. Da allora la sua pratica si è evoluta fino a comprendere performance e coreografia, pittura e disegno, musica, installazione e scultura, concependo il suo modo di fare arte dal punto di vista della pittura. Le sue astrazioni, composte come performance o come immagini bidimensionali o sotto forma di oggetti scolpiti e trovati, si distinguono per la padronanza della prospettiva e dell’inquadratura. Questo approccio si manifesta anche nel trattamento dei corpi come superfici gestuali, nel posizionamento e nella postura delle sue figure, così come nel suo distinto simbolismo e nell’uso del colore. Imhof è una creatrice di immagini, le quali, statiche o in movimento, rimandano tanto alla storia della pittura quanto ai feticci della cultura contemporanea della mercificazione dell’arte. Le performance di Imhof sono state descritte come tableaux vivants: quando la loro vivacità svanisce, i quadri si trasformano in nature morte e rivelano i segni di un’umana malinconia che accompagna le procedure dell’artista, trasformando la vita in immagine e viceversa. Le azioni rituali dei personaggi – corpi che camminano a rallentatore, che versano liquidi, che cadono, che si trasportano l’un l’altro sulle spalle o che si aggrappano – sono governate da lei stessa: Imhof infonde ai corpi e alle cose una fortissima carica libidica, coreografando figure e mettendo in scena oggetti per realizzare ritratti intimi di radicale disidentificazione.
A partire dal 7 giugno e fino al 22 settembre, Kunsthaus Bregenz annuncia l’apertura di Wish You Were Gay, una mostra sulla pratica di Anne Imhof e stesa su tutti e quattro i piani del KUB: la mostra è allo stesso tempo un’indagine personale e un corpo di opere completamente nuovo che riflette e sviluppa ulteriormente una serie di elementi fondamentali che hanno costituito il repertorio della sua espressione artistica. Comprende bassorilievi, dipinti a olio di grandi dimensioni, sculture, elementi scenici e luci da stadio, oltre a nuove opere video realizzate con filmati d’archivio delle sue origini attraverso le sottoculture underground. Nel corso della mostra, Anne Imhof esplora le nozioni di non-infinito, realtà e artificio, caso e destino, nonché assenza e presenza sullo sfondo di un isolamento post apocalittico. In assenza di una performance, la presenza di una narrazione immaginaria, dei suoi protagonisti e del movimento fisico che è al centro della pratica di Imhof sono incorporati nell’opera, trasformando la mostra in un palcoscenico. Il movimento e la performance sono al centro.
“Quello che in realtà ho sempre desiderato è che le opere potessero essere viste in modo diverso, come una natura morta, così come l’idea del lusso e ciò che rappresenta”.
Per maggiori informazioni kunsthaus-bregenz.at.