Alessandro Mendini, architetto, designer, artista e critico, è nato a Milano. È stato uno dei teorici e promotori del rinnovamento del design italiano. Interessato a scrivere e a teorizzare, oltre che disegnare, ha realizzato un mondo fiabesco di oggetti, mobili, ambienti, pitture, architetture. Dal 13 aprile al 13 ottobre 2024, lo spazio del Cubo di Triennale Milano ospita la retrospettiva Io sono un drago. La vera storia di Mendini – realizzata in collaborazione con l’Archivio Alessandro Mendini, curata da Fulvio Irace, con progetto di allestimento firmato da Pierre Charpin – è accompagnata un’installazione ideata da Philippe Starck: i due progetti inediti, pensati appositamente per gli spazi del Palazzo dell’Arte, nascono dallo stretto legame che sia Triennale sia Fondation Cartier hanno intrattenuto con Mendini. Tra i progetti realizzati da lui in Triennale l’installazione Architettura sussurrante (1979) nell’ambito della 16a Esposizione Internazionale, la mostra Quali Cose Siamo (2010), e il Teatro dei Burattini (2015). Con la mostra Fragilisme (2002) alla Fondation Cartier, Alessandro Mendini ha elaborato uno dei concetti fondanti del suo pensiero teorico.
ll titolo della mostra riprende uno dei più emblematici autoritratti di Alessandro Mendini e vuole sottolineare la complessità della sua figura all’interno della scena del design, dell’architettura e dell’arte internazionale. L’esposizione intende restituire lo sguardo di Mendini sul mondo, la sua empatia verso gli oggetti di tutti i giorni, il mistero della poesia, capace di trasformare anche ciò che è banale in una sorpresa che rivela l’incanto del quotidiano. Il progetto espositivo, a cura di Pierre Charpin, interpreta il concetto del drago come coacervo dei nuclei tematici caratteristici del metodo Mendini: un arcipelago di isole che ne caratterizzano i vari momenti storici e al contempo i fili di sotterranea continuità, che consentono di dare all’apparente eterogeneità della sua incessante ricerca una sostanziale continuità, basata sulla sua stessa esperienza umana. Entrando nella grande sala, il visitatore si troverà immerso in un unico ambiente sottolineato da un grande asse che congiunge idealmente la Petite Cathédrale, alla Tête Géante sullo sfondo della scala di Muzio: una piccola architettura e una grande testa a esemplificare il lavoro di Mendini sulle scale della percezione. ll percorso espositivo si articola in sei nuclei tematici: Identikit, dove viene esposta la serie degli autoritratti che, con tecniche e formati differenti, Mendini ha realizzato nel corso di tutta la sua vita; La sindrome di Gulliver, una successione di oggetti fuori scala, da quelli extralarge – come la Poltrona di Proust e la Petite Cathédrale, entrambe appartenenti alla collezione della Fondation Cartier, che accolgono in mostra il visitatore – alle riduzioni di formato di alcuni progetti realizzati per Alessi; Architetture, che presenta i lavori architettonici dell’Atelier Mendini, tra cui il Groninger Museum, il Mediazentrum Madsack ad Hannover, le tre stazioni della Metropolitana di Napoli e gli ultimi lavori in Corea del Sud, dall’Olympic Stadium al quartiere Posco a Seul; Fragilismi, nucleo dedicato alla ricerca che ha portato al manifesto del fragilismo, disegnato da Mendini su invito della Fondation Cartier: un elogio della fragilità della terra in un mondo segnato dalle guerre e dalla violenza; Radical Melancholy, sezione dedicata agli anni del radical design, di cui Mendini fu uno dei principali teorici; Stanze, dove vengono presentate tre delle camere progettate da Mendini, ambienti immersivi in cui si accumulano citazioni, ricordi, sogni e incubi.
What? è un’installazione immersiva che porterà i visitatori nel subconscio di Mendini e nel suo universo creativo attraverso gli occhi visionari di Philippe Starck. Un viaggio impressionistico, guidato da suoni e immagini in costante trasformazione. L’artista francese ha coinvolto nel suo progetto Soundwalk Collective, un collettivo di artisti e musicisti fondato da Stephan Crasneanscki e acclamato a livello internazionale per i suoi concept, spesso in collaborazione con artisti e musicisti e scrittori del calibro di Jean-Luc Godard e Nan Goldin.
“Amavo Alessandro. Prima di essere un essere umano, era un’idea, una sensazione, una vibrazione osmotica che ho voluto ricatturare attraverso l’installazione, concepita come un’esperienza immersiva nel cervello di Alessandro Mendini”.