MANIFESTO

#63

CHANGE OF SPACE

URS FISCHER

2021.06.01

Portrait Clément Pascal
Interview Francesco Bonami
MUSE Art Cover by Urs Fischer

Urs Fischer trasforma una serie di materiali per creare le sue forme: dal legno, all’argilla e il vetro a oggetti ritrovati, cibo e cera.

FB Dove e quando dovremmo iniziare?
UF Non saprei.L’infanzia?
FB É stato durante l’infanzia che hai capito saresti diventato un artista?
UF Non ne ho idea.
FB Davvero non ricordi quando hai fatto qualcosa e guardandola hai avuto la sensazione fosse arte?
UF Molte delle persone che lavorano nell’arte, l’amavano sin da piccoli e semplicemente non si sono mai fermati. Quasi ogni bambino crea un po’ di arte, ma poi molti smettono. Intraprendono altre professioni appartenenti a quello che è considerato essere il “mondo reale”.
FB Perché alcuni vanno avanti ed altri no?
UF È una buona domanda. Forse perché, contrari all’idea che l’arte sia importante, diviene per loro un’obsoleta forma d’espressione. Almeno nella forma in cui ci si esprime da bambini, quando muovendo la matita sul foglio accade qualcosa. È quello il momento del: WOW! La spontaneità e la mancanza di controllo sono pura magia. Sviluppando altri interessi questo senso di meraviglia svanisce. Alcuni mantengono affinità con questa forma d’espressione. È una passione. Per me ha sempre avuto senso, ma non sono mai voluto diventare un “artista”, sono ancora all’inizio, e mi domando se debba diventarlo o meno.
FB I tuoi genitori non ti hanno mai chiesto di fare qualcos’altro invece che l’artista?
UF Oh no, non mi è mai stato chiesto di diventare qualcosa di specifico, tipo un avvocato, mai.
FB Non hanno mai messo in discussione le tue scelte…
UF Immagino che come genitore, se tuo figlio ha la testa sulle spalle, lo lasci andare purché non abbia un atteggiamento autodistruttivo. I miei genitori credo abbiano avuto mille preoccupazioni, ma non me le hanno mai comunicate. Sai, sin da quando ero piccolo, ho sempre rifiutato l’educazione scolastica perché non mi piaceva studiare in quel tipo di ambiente.
FB Non hai mai sentito l’esigenza di andare all’università…
UF No. Mai. Anche se provengo da una famiglia di accademici o persone formate in un modo o nell’altro.
FB Qual è stato il primo indizio che l’arte sarebbe stata importante nella tua vita?
UF Dipende. Potrei dire che durante l’infanzia e l’adolescenza, dodici, tredici anni,realizzando qualcosa scopri le prime tracce di un nuovo mondo e comprendi che si tratta di una grande avventura. Credo di aver realizzato la prima opera a sedici anni. Un bruttissimo dipinto astratto su plexiglass giallo.

FB Che tipo di cose facevi?
UF Diverse, tutto era nuovo! Io stesso non conoscevo nessun artista. Solo libri pieni di vecchi dipinti che mio padre aveva in libreria. Brueghel, Van Gogh, Botticelli. Ma la fotografia mi sembrava la strada da seguire. Mi piaceva, era semplice, potevi creare qualcosa di fantastico semplicemente premendo un bottone. È ciò che ho fatto per un po’ e ancora oggi faccio. Sono ancora un fotografo dentro…
FB …ancora un fotografo?
UF Sì, molti dei miei lavori sono basati o implicano l’uso della fotografia ad un certo punto. Disegnare è un altro aspetto. È facile, non ha limiti, puoi disegnare quello che vuoi. Murales, dipinti, sculture, tutto gira intorno a fotografia e disegno. Tra gli undici e i dodici anni ho iniziato a fare il carpentiere, è sempre stato facile e un modo onesto di guadagnare. Un altro aspetto che mi piace: l’elemento fisico.
FB Come è cambiato il tuo lavoro da quando ci siamo conosciuti?
UF Come sono cambiato? Dimmelo tu.
FB Mi sembra tu abbia continuato ad evolvere in modo fluido, senza interruzioni…
UF Intendi interruzioni come l’educazione?
FB No, intendo quando si smette di crescere diventando improvvisamente autoreferenziali.
UF Tutto è autoreferenziale sfortunatamente, no? Vedo un sacco di legami con cose pre-esistenti. I pensieri difficilmente sono nuovi.
FB Il tuo flusso di pensiero non sembra datato, né stia invecchiando come le cose materiali. Le immagini invecchiano?
UF In qualche modo. Potrebbe cambiarne l’utilizzo o come ci relazioniamo a loro.
FB Hai un rapporto speciale con la tecnologia, a volte ne usi forme molto sofisticate, ma alla fine non vedi mai come la tua opera viene realizzata.
UF Credo non abbia nulla a che fare con la tecnologia. Personalmente, preferisco vedere chiaramente come sono fatte le cose, o non averne totalmente idea. Se non sai come sono fatte, c’è una sorta di magia intorno, come i giocattoli che da piccoli riceviamo in bellissime scatole, prodotti da macchinari in aziende che possiamo solo immaginare. D’altro canto, è bello anche conoscere il processo, come per il pane fatto in casa. Tutte le vie di mezzo distruggono l’illusione o la realtà.

FB Parlami di un tuo lavoro dove si può vedere come è fatto.
UF Diciamo il muro di mattoni attorniato da frutta e verdura. Sai cosa stai guardando ed è esattamente ciò che vedi. È assemblato. Crudo. Qualsiasi pensiero tu gli rivolga, il fatto che sia assemblato non cambia. È lì, senza nulla da nascondere. Un’opera d’arte alla fine è ciò che è. Il più delle volte qualcosa che qualcuno ha cercato di creare nel quale ti imbatti. C’è quello spazio in cui percepisci l’intento, nel quale sei in qualche modo bloccato a metà. Uno sforzo interrotto. Anche questo ha il suo fascino.
FB Le candele sono complicate?
UF No, è come fare una torta. Certo puoi fare una torta molto complicata.
FB L’altro giorno, ho chiesto alla manager del tuo studio, Angela, se la serie Phantoms fosse di autoritratti…dice che sei irremovibile sul fatto che non siano visti come autoritratti.
UF Sì, perché dovrebbe essere un autoritratto se usi il tuo volto? Il viso è un materiale, come qualsiasi altra cosa. Usarlo non lo rende un autoritratto più di qualsiasi altro lavoro.
FB Ma la candela di te seduto al tavolo è un autoritratto, giusto?
UF Più o meno, è personale. Una posa naturale che a volte assumo. Come ho cercato di fare con le altre sculture in cera: la posa naturale che le persone assumono quando si rilassano dall’essere qualcosa di specifico. Come quando si sta in piedi in un angolo guardando il cellulare. Si tratta del luogo in cui le persone vanno quando si rilassano, non consapevoli di se stessi. Tornando al discorso dell’autoritratto, l’unica persona che non si lamenterà mai quando ne usi il viso, sei tu. Questo mi ha aiutato ad essere spavaldo, a volte aggressivo, senza sentirmi limitato dal fatto che usassi il viso di altri. Sono affascinato dagli artisti che hanno un’ opera limitata. Sembra facciano la stessa cosa ripetutamente. Totalmente diverso dal mio approccio. Dunque è questo che volevo esplorare, capire com’è quando inizi da un’immagine specifica, in questo caso quella del mio viso. Alla fine ho un po’ barato perchè ho usato tre immagini differenti. Come la luce fratturata di un prisma.
FB Cosa pensi della noia?
UF La noia va bene. Accettarla è la chiave. C’è un certo rilassamento nella noia. Un luogo che non ti aspetti.
FB Il rischio è di trovarla confortevole.
UF Quando diviene stagnante e ripetitiva, non c’è più spazio per vagare liberamente.
FB Come la musica di Philip Glass…
UF A me piace. È una bella versione della ripetizione. Forse quasi noiosa.

Alcuni mantengono affinità con questa forma d’espressione. È una passione. Per me ha sempre avuto senso, ma non sono mai voluto diventare un “artista”, sono ancora all’inizio, e mi domando se debba diventarlo o meno.

– Urs Fischer

FB Perché alla fine è lo stesso lavoro, ti senti tranquillo se non addirittura comodo.
UF Un solo lavoro. Sì, in un certo senso. Come dicevo, mi piacciono gli artisti ripetitivi. Invidio l’abilità di andare così in profondità. Ci potremmo ricollegare alla domanda che mi hai fatto sull’autoreferenzialità. Può infatti dare luogo a cose molto belle. Come la natura, che si manifesta in cose simili ma tutte leggermente diverse.
FB Avresti voluto essere quel tipo di persona o artista?
UF No, sono felice di chi sono. Ma invidio la loro abilità. Non per l’effettivo processo di realizzazione di un’ opera ripetitiva, ma invidio l’approccio ed il risultato finale. Credo la ripetizione ti dia la possibilità di rilassarti durante la realizzazione del tuo lavoro ed il risultato può essere molto conciso. Una sola immagine che descrive un punto di vista preciso.
FB Il tuo obiettivo è di essere come Duchamp o raggiungere un risultato simile?
UF No, è già stato fatto perfettamente.
FB C’è un’autenticità nel suo lavoro. Il tuo lavoro è autentico o sincero?
UF Non saprei. Queste parole mi confondono. Semplicemente vado avanti verso ciò che si prospetta, senza un piano preciso.
FB Durante la mostra londinese presso Sadie Coles hai esposto una serie di disegni fatti con l’iPhone. Come li hai realizzati?
UF Senza una tecnica precisa. Sperimentando. Queste app per disegnare ti permettono di fondere categorie come disegno, dipinto, fotografia e ritocco digitale, che normalmente sono mezzi separati. Meraviglioso quanto siano sofisticate queste applicazioni.
FB Arte da outsider?
UF No, arte da insider. [ride]
FB Perché no?
UF Perché non proviene da fuori, ma da dentro.
FB Come?
UF Il primo step consiste nel muovere il dito sulla superficie del device, il movimento arriva direttamente da dentro, non come un flusso di coscienza. Il tuo tocco non è trasmesso da un altro mezzo. Forse questo è il modo migliore per spiegarlo.
FB E l’ultima scultura che hai esposto alla Gagosian di New York? Il Rinoceronte sul quale si scontrano tutte quelle cose.
UF Una cosa molto diversa. È una somma, la sedimentazione di molti pensieri, sensazioni ed esperienze in un solo corpo complesso.

FB Il corpo del Rinoceronte?
UF Sì, e degli oggetti. Il Rinoceronte è solo il protagonista scelto per lo scenario, ma in sé per sé è irrilevante. Potrebbe essere qualsiasi altra cosa, ma è un animale che sembra preistorico, come se trascendesse il tempo. Noi uomini abbiamo un design molto più nuovo degli animali. Quando vedo un Rinoceronte, penso ai dinosauri. Forti, ma fragili. Il suo corpo è in grado di sostenere tutti questi oggetti che lo trapassano. Immagina se fosse una gazzella, a doverli affrontare, sarebbe una tragedia. Il Rinoceronte mantiene la sua stabilità ed equilibrio tra le forze che deve sostenere.
FB Alcuni dei tuoi lavori riguardano l’intervento dello spettatore, come Il Bacio di Rodin alla Sadie Coles di Londra, o presso la mostra al MOCA di Los Angeles un paio di anni fa.
UF Mi piacciono le opere realizzate da più artisti. Opere che rimpiazzano l’autore singolo con un autorato collettivo racchiuso in un’ opera singola che parla per sé, senza avere un background specifico. L’esperienza più bella che ho mai avuto nell’arte è stata l’essere uno tra migliaia di artisti che lavoravano ad un’ opera, come cellule di un grande organismo. L’azione di ogni singola persona diviene parte di qualcosa di più grande. Anarchia ed equilibrio coesistono. Le sculture di plastilina come Il Bacio di Rodin, Maillol o il ritratto di Katy Perry, riguardano più una mia frustrazione, perché alla fine le opere d’arte sono sempre un po’ noiose, non puoi toccarle, sono ermeticamente protette. Sono un fermo sostenitore che un monumento non possa esistere senza vandalismo. La plastilina rende il monumento morbido e permette di interagire con forma e colore, “entrando nell’immagine”. Non è un materiale troppo morbido, ma se sei determinato abbastanza potresti alterare Il Bacio di Rodin in qualsiasi cosa tu voglia. Sinceramente non mi piace l’idea di pasticciare con Rodin e Maillol, ma vedere le persone che scavano è pazzesco. Quando la superficie viene rotta, l’opera inizia a sgretolarsi, diviene una massa informe, e mi ha stupito come a questo punto la bellezza non sia più importante, prende piede un folklore urbano e tutti lasciano la loro traccia come se scrivessero il proprio nome su un muro.
FB Da dove viene l’idea delle candele umane?
UF Fare delle candele a forma di persone? La cera è un materiale complesso, morbido. Ho iniziato a usare le candele domestiche nel mio lavoro perché la fiamma attivava l’opera che cambiava forma man mano che la cera si scioglieva. Mi è venuta l’idea di sculture figurative. Farle in cera aveva senso, le rendeva vive. Le prime le ho scolpite con una motosega a “mano libera”. Ma il loro aspetto era molto specifico e dopo un po’ mi hanno annoiato. Lavorare con persone reali come punto di partenza le ha rese più personali e meno formali. Ogni persona ha molto materiale su cui lavorare, ed io inizio da lì. Quando la scultura è finita, si hanno due fattori, il ritratto e le sue metamorfosi. Lo scioglimento è naturale, la cera cola allo stesso modo indipendentemente dalla forma, ma io ho il controllo sul ritratto. Grazie alla sua impermanenza puoi arrivare in luoghi altrimenti difficili da raggiungere con la scultura. Il soggetto può essere rilassato e naturale, non deve rappresentare nulla se non se stesso. Voglio un evento piuttosto che una presenza statica.
FB Perché sono solo uomini?

UF Lavoro ad una candela femminile proprio ora. All’inizio pensavo fossero opere maschili. Sono affascinato dalla conchiglia che gli uomini creano intorno a sé. Diveniamo le nostre piccole sculture. Spesso guardo le persone camminare per strada. Gli uomini sembrano sempre un po’ persi. In conflitto.
FB Quando sei passato alle donne?
UF La prima era parte di una coppia. Era il ritratto di Bruno e Yoyo Bischofberger. Non avendoli mai incontrati individualmente, aveva senso. Ora ne ho realizzato uno di Dasha Zhukova.
FB Dimmi della gigantesca candela Giambologna che hai presentato a Venezia nel 2011. Cosa stava fissando la figura?
UF Era un modo per descrivere una situazione. Stavo guardando un’ immagine ritraente un amico artista, me ed un’altissima scultura storica. Un triangolo. Il Giambologna era perfetto. Un grande protagonista, ma intercambiabile, come il Rinoceronte. Mettere i tre elementi insieme ha reso chiaro come l’opera fosse meglio senza di me.
FB Quindi ti sei cancellato dall’opera…
UF È molto meglio con Rudy che sta lì. Ma non hai bisogno di sapere chi rappresentano le sculture.
FB Alla fine si tratta semplicemente di guardare… guardare l’arte… qualsiasi arte.
UF Sì. Crescendo a Firenze credo tu ne sappia qualcosa.
FB Ma l’opera crea anche un equilibrio tra lo spettatore che è temporaneo e l’arte che può essere eterna, giusto?
UF Sì, entrambi, lo spettatore e la scultura, sono la stessa cosa. Sono sottoposti allo stesso trattamento. Sono destinati a sparire.
FB Quindi l’opera riguarda la realtà?
UF Forse. Chi lo sa cosa sia. Alla fine tutti abbiamo lo stesso destino, uomo o opera d’arte. Svaniremo entrambi.

UF I like Philip Glass, that’s a beautiful version of repetition. Maybe even boredom.
FB Because in the end it is the same work and you feel safe, if not comfortable, with it.
UF One work. Yeah, in a way, maybe. As I said, I always liked artists that work in repetition. I envy the ability to go in, in, in, in, in. You could tie that together with the question you asked earlier about being self-referential. That focus can make room for beautiful things. Like nature, the endless reception of the same, grass, clouds, animals, every single one slightly different than the other. Like us people, all different but the same.
FB You wish you were that kind of artist or person?
UF No, I’m okay with who I am, I just say that I envy this ability. Not for how I imagine the actual making of a repeating type of work would feel for me. But envy it for the practice and the outcome. I imagine that repetition gives you a place to relax in the making of your own work and the results can create a very concise oeuvre. An image that describes a point of view very precisely.
FB Is your goal to be like Duchamp or reach a similar outcome?
UF No! That’s done. Perfect.
FB There is an authenticity in Duchamp’s work. Is your work authentic or sincere?
UF I will not know. These words confuse me. I just move forward to where something opens up, without a master plan.
FB The show you had in London at Sadie Coles had this series of drawings you did with your iPhone. How did you do them?
UF I just did them without a specific technique. Playing around. These drawing apps allow you to fuse categories like drawing, painting, photography, and digital retouching that used to be separate mediums. The sophistication of these apps is pure bliss. A modern-day folk art tool.
FB Outsider art?
UF No, it’s insider art. [laughs]

FB So you erased yourself from the work…
UF It’s much better with Rudy standing there. But you don’t need to know who he and or what the sculpture is.
FB Ultimately it’s just about looking… looking at art… any art.
UF Yeah. Growing up in Florence, you must know a thing or two about that. Old stone in human shape.
FB But the work is also an equalizer between the viewer who’s temporary and art that could be eternal right?
UF Yes both, the viewer and the sculpture, they are the same, you know? They undergo the same treatment. Both are doomed to disappear.
FB So the work is about reality?
UF Maybe. Who knows what that is anyway. Ultimately we will undergo the same treatment, human or artwork. We both will vanish.

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