Mentre sfuma come un tramonto estivo, la passerella della Spring 2025 di Gucci si divide in stanze, ognuna caratterizzata da una tonalità differente di bianco e arancione. Apre la collezione il tailoring nella sua versione più essenziale, eppure mai convenzionale: i pantaloni larghi e morbidi tagliati sulle sneakers fondono il guardaroba femminile a un approccio androgino e rilassato; la palette cromatica include il grigio antracite, il rosso, il bianco, sfumature di verde e di arancione. Le silhouette omaggiano gli anni Sessanta, con giacche strutturate, pantaloncini corti e gonne ad A, mentre i grandi cappotti dall’attitudine couture, finemente costruiti, portano nuova linfa al GG Monogram, e sono pensati per la vita reale, indossati con disinvoltura insieme al denim e a una piccola canottiera. La pelle in finitura glossata è ormai parte integrante del DNA del brand. La lingerie si svela delicatamente sotto abiti in pizzo e attraverso cappotti appena dischiusi, riflettendo quel casual grandeur che è intrinseco a Gucci sin dalle sue origini. Non è un caso che la Maison prosegua e rafforzi il suo dialogo con la Triennale di Milano, intrecciando sempre più la propria identità con i valori del museo: l’impegno verso un confronto culturale aperto e inclusivo, e il desiderio di unire arte, design, architettura e pensiero contemporaneo. Dopo aver celebrato questi spazi con la sfilata maschile, in particolare il nuovo archivio Cuore, Gucci li trasforma ora in un vibrante corridoio di colori, che dal bianco si accende fino al Gucci Rosso Ancora.
“Un casual grandeur che prende forma attraverso le mie ossessioni – come il tailoring, la lingerie, la pelle, le silhouette anni ’60 – combinate a un’instancabile esplorazione del patrimonio di questo brand. E a un’attitudine irriverente, sempre”.
Il bambù è protagonista, con la borsa mantenuta nella sua struttura originale e i dettagli rinnovati e resi contemporanei grazie a lavorazioni di grande maestria con pelli, smalti, e plexiglas. Il bambù ispira anche i gioielli, che ne imitano la forma e si sviluppano in torsioni che seguono il corpo: gli stessi chiudono abiti in jersey scivolato ispirati agli anni Novanta, così come le zeppe dalla punta squadrata. Le borse con dettagli in bambù si alternano in passerella a mini bag tra cui il secchiello Gucci 73, con morsetto laterale, ma anche alla nuova Gucci Go, strutturata, compatta, da portare al volo. A completare i look anche le borse Gucci Bamboo 1947, reinventate da artisti giapponesi come parte di un progetto collaborativo per celebrare i 60 anni di Gucci in Giappone. Il morsetto resta un elemento centrale nelle calzature, nelle precedenti collezioni declinato nell’iconico mocassino a zeppe, ma anche nelle creepers, plateau, ballerine e ankle boots. Ora si presenta su uno stivale rasoterra, morbido e avvolgente, con un’attitudine ancora Sessanta, come gli occhiali XL con lenti sfumate nei colori della collezione. Infine, il foulard Gucci Flora, annodato sul capo, appare nella sua versione originale, ovvero così come disegnato dall’illustratore Vittorio Accornero de Testa – con nove bouquet su fondo bianco con bordo a contrasto – ma anche trasformato in una tela da reinventare, grazie a giochi cromatici tono su tono che seguono la palette di collezione. La sfilata culmina con una serie di look dallo spirito jet-set contemporaneo: cappotti oversize con orli che toccavano il pavimento indossati con canotte e jeans dallo stile maschile.
“Un anno dopo, questa collezione racconta un percorso di costruzione compiuto. Istante dopo istante, ho sedimentato la mia idea per Gucci”.