Nelle sale storiche del quartier generale di rue Vivienne, le modelle e i modelli sfilano in look che sembrano rubati dalla memoria, ma aggiornati. Infatti, il designer americano, è stato già in passato figura chiave nella gloriosa era sotto la direzione di Phoebe Philo. In passerella notiamo la scelta di fondere collezione maschile e femminile in un unico défilé. Si tratta di un chiaro statement di coerenza: non c’è più una separazione tra codici, ma una fluidità di visione che rafforza il concetto di stile come gesto quotidiano, più che come travestimento. Stilisticamente questa intenzione si traduce in capi oversize e tailoring asciutto che si alternano in una danza armonica: trench che fluiscono, blazer con spalle larghe e vita marcata, maglioni appoggiati alle spalle.
È facile catturare i riferimenti alla triade storica della maison—Céline Vipiana, Phoebe Philo e Hedi Slimane—sono infatti presenti, ma gestiti con consapevolezza. Non si tratta di citazioni, ma di stratificazioni di momenti e fasi diverse di CELINE: il rigore di Philo, l’allure rock di Slimane, le radici sofisticate e borghesi della fondatrice che si mescolano, grazie a un filtro ironico e sofisticato tutto di Rider. Dettagli rétro: maglie a rombi, foulard sciolti, pantaloni a pinces, talvolta dilatati nelle proporzioni. L’estetica barocca sempre intenta a decorare e riempire, è ben dosata, mai sovraccarica. Il motivo è che la collezione sembra disegnata per essere vissuta, non esibita. Dalle nuove borse in rafia e nappa alla rilettura della Phantom Luggage, ogni elemento è pensato per accompagnare—non per sovrastare—chi lo indossa.
Rider ha proposto una moda che non ha fretta di essere capita, che si prende il tempo di raccontare e di durare. Una scelta controcorrente, in un sistema che spesso chiede immediatezza, ma in questo momento di transizione per l’intero Fashion System, Celine sembra aver trovato una voce nuova.
“CELINE rappresenta la qualità, l’intemporalità e lo stile, ideali difficili da cogliere, e ancora più difficili da mantenere o da definire, nonostante se ne parli sempre di più là fuori.”