MANIFESTO

#63

CHANGE OF SPACE

CARLOS NAZARIO

2021.02.02

Portrait ARI MARCOPOULOS
Interview CHRISTOPHER MICHAEL

Una conversazione con il Fashion Director di i-D Magazine alla scoperta del suo percorso professionale e dei suoi pensieri sul mondo della moda.

Carlos Nazario è uno dei massimi esponenti della nuova generazione nell’industria della moda. Nonostante l’atteggiamento che lo contraddistingue, è nella sua umanità che si può trovare la vera magia dietro un continuo e crescente successo. Informato e sempre consapevole di tutto ciò che lo circonda, parla con molta facilità e chiarezza. Comprendendo sia la sua autorità che l’obbligo di esercitarla responsabilmente, è il tipo di persona che pensa sempre alla prossima generazione. E piuttosto che ereditare semplicemente tutto ciò che è stato lasciato dai suoi predecessori, sembra determinato nel farlo evolvere.
CM Dopo un anno così complicato, che è stato per molti versi impegnativo, volevo chiederti: qual è stato il tuo massimo risultato?
CN Il nuovo movimento per i diritti civili mi ha influenzato o plasmato in un modo che non avevo mai considerato prima degli eventi della scorsa Estate, e continua a farlo. Ho sempre pensato di essere consapevole, sensibile e molto diretto. Non mi sono mai considerato una vittima del razzismo, e non so se ho mai permesso a me stesso di farmi condizionare da questo in maniera negativa. Dico ciò perché mi sono sempre considerato abbastanza privilegiato, in particolare per quanto riguarda il sostegno che ho ricevuto da parte dell’industria, e i modi in cui la gente mi ha sostenuto. La maggior parte dei miei sostenitori erano bianchi, solo perché la stragrande maggioranza delle persone che prende le decisioni in questo sistema è bianca, ma non mi sono mai visto come una vittima della mia razza. Tuttavia, penso che i dibattiti aperti nell’ultimo periodo e le elezioni abbiano smosso tante reazioni nelle persone: sia in quelle che sono un po’ più simili a me, sia in quelle che vogliono mantenere una visione più all’antica del mondo. Essere in contatto con tutto questo mi ha davvero scosso e mi ha fatto confrontare con me stesso in un certo senso. Ho capito che sono stato ancora più privilegiato di quanto avrei mai immaginato. Penso che la mia vicinanza alla supremazia bianca mi abbia certamente avvantaggiato, e penso che forse non stavo facendo quanto avrei potuto o dovuto.

Vogue Italia, photography Tyler Mitchell.

Sono sempre stato anche molto consapevole del fatto che nella generazione precedente alla nostra, c’erano alcune figure di colore che avevano molto successo e rappresentavano effettivamente una potenziale opportunità. Quest’ultimo anno mi ha fatto capire che nemmeno io avevo fatto abbastanza. Siamo stati incaricati di ridisegnare e reimmaginare l’industria, per noi stessi e per le generazioni future. La nostra responsabilità è molto grande e ora mi interrogo sempre sul Perchè sto facendo un lavoro.
CM Mi piacerebbe immergermi in tutto questo, molti di noi hanno parlato di ridefinire, o per lo meno, rivisitare il nostro Perché. Ti sembra che il tuo sia cambiato in questo periodo?

Dobbiamo continuare a ricordare a noi stessi che, affinché la nostra industria rimanga rilevante, abbiamo bisogno di proiettare e ritrarre una versione accurata di ciò che il nostro mondo appare e si sente realmente.

Carlos Nazario

CN Non sono mai stato il tipo di Stylist ossessionato dai vestiti, di per sé. Mi interessa molto la natura trasformativa della moda, la moda come una sorta di linguaggio culturale, e il modo in cui può portare significato, o come il modo in cui scegliamo di presentarci al mondo sia così personale. Sono sempre stato affascinato dal modo in cui le persone indossano i vestiti per raccontare storie, per esempio. La moda ha condizionato la vita delle persone e gioca un ruolo fondamentale nel modo in cui ci approcciamo al nostro lavoro di stylist: la moda come piattaforma, come mezzo per raccontare storie e le persone che scegliamo di coinvolgere. Quindi, in un certo senso, i vestiti sono diventati meno importanti di prima. Questo non vuol dire che improvvisamente voglio fotografare tutti in jeans e maglietta, in realtà è stato proprio il contrario. Tyler Mitchell ed io abbiamo recentemente fatto un progetto per Vogue Italia che era incentrato sull’impegno di presentarsi nel modo in cui ci si sente dentro. Vedere le persone perdere il loro lavoro, i loro cari, o il loro stile di vita che una volta era così importante per loro ma che ora sembra così insignificante; questo ha cambiato molto il modo di pensare, e certamente il mio.
CM Credi che la tua identità venga influenzata più da fattori esterni o interni?

CN Dipende. Penso che sia un processo, e alcuni di noi sono abbastanza fortunati da concettualizzare le cose internamente e poi produrle in qualcosa di tangibile. Che sia un’immagine, o un capo d’abbigliamento, o un dipinto o qualsiasi altra cosa, penso che sia qualcosa di innato. La maggior parte di noi inizia con questa lotta interna e siamo abbastanza fortunati da esternare alcuni di quei processi di pensiero attraverso ciò che stiamo creando. Ora più che mai, mi sto dando spazio per non sentirmi come se dovessi conoscere tutte le risposte o come se dovessi essere un’autorità su tutto, perché fa tutto parte del processo di creazione.
CM Parli dei ruoli che entrano in gioco, o di come ti senti in obbligo di sapere tutto; quali sono alcuni dei modi in cui ti relazioni diversamente alle riviste per cui sei freelance rispetto ad i-D dove ricopri il ruolo di Fashion Director?
CN In tutto quello che faccio, cerco di dare un significato. Sono in una posizione incredibile nella mia carriera, per fortuna, e ci sono un sacco di posti in cui potrei contribuire, quindi cerco di essere molto attento su quali siano le piattaforme più in linea con il mio punto di vista, o il modo in cui voglio dire le cose che voglio dire. È però anche importante rapportarsi con piattaforme più grandi, per raggiungere il maggior numero di persone. Con i-D, ho una quantità incredibile di libertà, e questo è ciò che i-D è sempre stato.
In posti come Vogue, che sono un po’ più orientati all’industria e alle tendenze, e che hanno un pubblico che non sempre reagisce ai miei modi più di nicchia di raccontare una storia, mi sento comunque invogliato a lavorare. È una piattaforma incredibile, e scattare Lizzo per la copertina di Vogue America è un modo per suscitare diverse opinioni. È stato interessante rendermi conto di quello che ha provocato quella copertina perché viviamo ancora in un società di persone che la pensa in un certo modo. Puoi immaginare quando, per esempio, c’è qualcuno in Minnesota che dice: “Perché avete questa grossa donna nera sulla copertina di Vogue? Dovrebbe essere bella…”, e mentre la gente dice certe cose e tu stesso ne rimani basito, ti rendi anche però conto dell’importanza del lavoro che stai facendo.
CM Il tuo emergere come uno dei massimi esponenti nel tuo campo è avvenuto senz’altro prima della pandemia, e non hai mostrato alcun smarrimento. Non tutti hanno avuto le tue stesse certezze per il loro futuro: tu ne eri consapevole, o è stata più una cosa non dipesa da te?
CN È qualcosa a cui penso spesso e mi sento davvero privilegiato in questo. Il sistema moda è spietato, e penso che questo momento sia stato duro per molte persone in molti settori. Non puoi fare a meno di sentirti colpevole in un certo senso, ed è strano trovarsi in questa posizione. In questo momento in cui stai raggiungendo dei livelli professionali incredibili e obiettivi che sognavi da tempo, quasi ti vergogni di celebrarli perché sai che tante persone stanno soffrendo. È sicuramente qualcosa di cui sono consapevole. Il mondo si divide in due: le persone che stanno cercando di farcela e le persone che ce l’hanno fatta. E si spera che quelli di noi che ce l’hanno fatta non si dimentichino di supportare quelli che ci stanno ancora provando.

i-d magazine, photography Tyler Mitchell.
Vogue Italia, photography Tyler Mitchell.
i-d magazine, photography Olivier Hadlee-Pearch.
i-d magazine, photography Tyler Mitchell.
us vogue, photography Olivier Hadlee-Pearch.

CM Molti di noi hanno avuto la sensazione che sia importante far valere i risultati che si sono ottenuti durante quest’ultimo anno: quali sono alcuni dei risultati di questo periodo che ti porterai nel tuo futuro?
CN Dobbiamo essere portatori di voci e storie che raccontiamo. La gente sta ascoltando, e le persone sono colpite dalle immagini che creiamo. C’è una divisione molto chiara in questo momento tra le persone che vogliono aggrapparsi al passato e al vecchio modo di pensare, che consisteva nel dover nascere nella fami- glia giusta e avere un certo aspetto per avere successo. Non possiamo tornare a questo. Dobbiamo continuare a ricordare a noi stessi che, affinché la nostra industria rimanga rilevante, abbiamo bisogno di proiettare e ritrarre una versione accurata di ciò che il nostro mondo appare e si sente realmente. Questo deve estendersi anche a quelli di noi che possono prendere decisioni, e a quelli che lavorano più dietro le quinte.
Dobbiamo coinvolgere ed elevare questa nuova generazione. È molto facile dire: “Oh, i giovani sono solo pigri”. Ma alla fine della giornata, anche noi eravamo solo dei giovani che avevano bisogno di essere guidati, sostenuti e incoraggiati, e io ho avuto la fortuna di ricevere tutto questo. Ci sono stati tanti dibattiti, e voglio che tutti noi rimaniamo impegnati, consapevoli e concreti. È attraverso queste conversazioni davvero difficili che nasce il cambiamento.

Carlos Nazario portrayed by ari marcopoulos.

L’anno scorso, tutti parlavano di fare meno e avere più impatto per quanto riguarda il modo in cui mostravamo i vestiti e il modo in cui le settimane della moda e le stagioni erano organizzate. Perché ammettiamolo, abbiamo creato questa bestia gigantesca e insaziabile che dobbiamo costantemente alimentare con contenuti e collezioni. Come puoi fare 24 belle foto in un giorno? Se tu non vuoi farlo, lo farà qualcun altro, e penso che questa sia la realtà della situazione. Nessuno ha bisogno della quantità che stiamo producendo. È sia dispendioso che estenuante, e contribuisce ad una cultura davvero malsana. Questa idea di non avere mai abbastanza: non puoi mai fare abbastanza shopping, non puoi mai possedere abbastanza, non puoi mai essere abbastanza magro, la tua pelle non può mai essere abbastanza tirata, è stressante. Penso che sia importante continuare ad essere consapevoli dell’immagine che mostriamo e voglio davvero continuare a proporre immagini positive di persone positive.
CM Hai una passione per queste cose in un modo che trovo affascinante, perché visivamente, hai tutte le carte in regola. Cosa ti spinge a focalizzarti su aspetti importanti come la Body Positivity?
CN Sono cresciuto a New York, il che può sembrare superficiale. Se cresci intorno al mondo dell’arte o della moda, c’è questa forte enfasi sulla fisicità. Vengo anche da una famiglia, in tutta onestà, che pone una grande attenzione all’apparenza. Fin dalla più tenera età, ero convinto che essere magri significasse essere migliori. Se fossi cresciuto vedendo attraverso i media altri tipi di forme rispetto a quelle proposte dai rigidi ideali di bellezza, forse ora avrei un rapporto diverso con la fisicità. L’industria moda è popolata da persone incredibilmente insicure che richiedono una certa quantità di attenzione e rassicurazione. Non voglio che le persone guardino il mio lavoro e pensino: “Beh, questo deve essere l’unico modo di essere”. Per quanto il business sia cambiato, c’è ancora molto lavoro da fare. Se vuoi che le persone siano colpite dal tuo messaggio, devi trovare il giusto modo per comunicarglielo.
CM Cosa ti entusiasma di più per il futuro?
CN Sento un forte senso di eccitazione e di gioia per la nostra riemersione. Penso che, come tutti, mi manchi molto il contatto fisico. Sono una persona molto affettuosa e mi piace lavorare con le mani, e mi metto ancora in ginocchio per allacciare le scarpe e per sistemare i vestiti e altre cose. Mi manca stare in mezzo alla folla, la musica dal vivo e mi manca lo scambio di informazioni che può avvenire solo quando sei in una stanza colma di persone che si sentono davvero a loro agio. Che si tratti di una riunione con il tuo team in una rivista, o di una sfilata di moda, qualunque cosa sia, mi manca quel ritmo di connettività e il modo in cui informa il nostro lavoro. Possiamo raccontare storie incredibili che, se trasmesse in un certo modo, informano e ispirano un’intera generazione. Sono sicuro che ti ricordi di quando eri un ragazzino e guardavi una foto che ti ispirava davvero. Io, senza sapere bene cosa fossero, guardavo le immagini e pensavo Questo è quello che voglio fare. Abbiamo avuto questa pausa per ricordarci perché facciamo quello che facciamo, e spero che tutti noi possiamo essere grati del nostro lavoro.

MUSE TALK

STELLA

2022.02.24

” Mi è piaciuto molto studiare arte, ed è bello poter esprimere il mio spirito creativo, sia nel lavoro di modella che attraverso il mio senso dello stile. ”

– STELLA

MUSE TALK

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2022.02.17

” La vita è una sola, e credo che vivere facendo ciò che voglio davvero, sia il meglio che possa desiderare. ”

– KIKO

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2021.09.22

Fendi WW Creative Director Kim Jones in conversazione con Pamela Golbin, tra Roma e Londra.

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2021.05.25

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