MANIFESTO

#63

CHANGE OF SPACE

ALICE PAGANI

2021.05.25

Photography ALLYSSA HEUZE
Fashion FRANCESCA CEFIS
Interview ELISA AMBROSETTI

 

Protagonista della serie Netflix Baby e ora protagonista dell’horror romantico Non Mi Uccidere di Andrea De Sica.

Basta lo sguardo, forse uno dei primi elementi che un regista capta e riconosce. Pensavo fosse una banale considerazione, eppure mi ricredo perché ho appena in- crociato quello magnetico e profondo di Alice Pagani, arrivata sul set a Roma in felpa e boots, con quello stile un po’ grunge anni Novanta.
L’arma vincente dei suoi occhi verdi-gialli ha saputo colpire in pieno registi come Paolo Sorrentino per i suoi film Loro 1 e Loro 2 e Andrea De Sica, che l’ha scelta prima per la serie Netflix Baby e poi per il suo horror romantico Non mi uccidere, di prossima uscita. Sento che parla alla truccatrice delle sue lentiggini, del suo amato caschetto “alla Ludovica” che presto vorrebbe rifarsi perché mamma mi ha sempre voluto così (e nel dirlo ci mostra una fotografia di quando era bambina). Le stanno accentuando un po’ le lentiggini, giusto perché più timide a Gennaio che in Estate.
Ora mi sta sorridendo: un sorriso sincero, credo anche che abbia notato che la sto osservando, talmente intensamente che mi chiede se ci siamo mai viste prima. Le rispondo di no, ma che presto sapremo conoscerci meglio nella nostra lunga chiacchierata…

EA Hai più volte rivelato come sia per te fondamentale l’interpretazione in toto del personaggio: infatti tendi a viverlo anche fuori dal set, diventando quel personaggio stesso. Respiri come lui, parli come lui, cammini come lui… come si arriva a tutto questo?
AP La trasformazione è sempre molto sottile e avviene fin dalla prima lettura del copione. Il nostro corpo per recitare utilizza un po’ dei metodi di sopravvivenza. È qualcosa di molto innaturale recitare qualcosa che non sei tu. Quindi poi qualsiasi cosa diventa spunto per diventare quel personaggio. Partendo anche dai gesti più quotidiani, anche solo quando versi l’olio sull’insalata, inizi a chiederti come potrebbe farlo quel personaggio. Tutto viene contaminato dal pensiero di come quel personaggio possa vivere nella realtà.
EA  Attraverso la recitazione si riesce a “universalizzare” uno stato d’animo, quello che prima era solo il tuo, inizi poi a comunicarlo agli altri, facendolo diventare di tutti…
AP Ogni volta che lavoro sulle emozioni, cerco di capire quanto queste siano vicine a quelle di Alice, cercando di riconoscere se il sentimento del mio personaggio sia già stato provato da Alice stessa. Le emozioni sono poche e più vai in profondità, più tutto diventa un’unica sfumatura. Le persone riescono a capirci se si riesce a essere sinceri in quell’emozione che si vuole trasmettere. È un po’ come quando litighi con il tuo partner: d’istinto vuoi cercare di capire se la persona che hai di fianco ti stia mentendo. La recitazione è la bilancia della verità: quanto è reale quello che stai provando?
EA Direi che stare sul set, tra la sottile linea reale-finzione, sia complicato. Qual è la cosa più difficile da affrontare?
AP Il rumore. La concentrazione ha bisogno di silenzio: in scena tutti sono in silenzio ma un attimo prima c’è il caos totale. Il team è fondamentale, è quello a cui devi affidarti affinché tutto si realizzi nella maniera più perfetta. Prima di girare ho bisogno della mia musica per entrare nel mio spazio, inserirmi nel tunnel della finzione abbandonando la realtà. Anche se la finzione deve sembrare vera… mi rendo conto sia un concetto un po’ complicato da spiegare…

throughout the story full looks Louis Vuitton.

EA Infatti sul set di MUSE hai richiesto più volte la musica, per concentrarti e scioglierti. Ho notato che ascolti molto Björk, una cantante che affronta spesso il tema della rinascita. Ti stiamo vedendo (e continueremo a farlo) sia sul grande che piccolo schermo, oltre che su importanti cover e sei il volto fresco di Armani Beauty. Questo possiamo considerarlo un po’ il tuo momento di rinascita?
AP La musica è sempre stata per me un mezzo fondamentale. La mia rinascita vera e propria penso sia arrivata con Non mi uccidere di Andrea De Sica. E Bjork apre la porta alla libertà, distrugge gli schemi convenzionali, è molto emotiva, istintiva, anche per come usa la sua voce che esce dal profondo.
EA Durante il servizio ti ho vista molto entusiasta nell’interpretare più personaggi. Hai indossato diverse parrucche, ti sei infilata in un armadio, addirittura ti
sei lasciata penzolare dal bastone appendiabiti. Hai più volte ribadito quanto sia importante sentirti libera: poter stare su un set per un servizio moda che non ti costringa a stare ferma e in posa, ti lascia libera di esprimere al meglio quello che vuoi essere in quel momento?
AP Sì! Mi sono sentita libera, sospesa, non giudicata, quasi come un esperimento di follia.
Ogni cosa che faccio vale qualcosa, è energia pura. Essere se stessi non vuol dire essere soltanto una cosa, ma tante. Anche se ti metti una parrucca con dei capelli diversi dai tuoi, non vuol dire che non puoi essere comunque te stessa. Conosci un’altra te, ed è quello che è successo, ad ogni styling c’era una me diversa. Mi sono lasciata guidare dagli abiti, dalla musica, dalla fotografa. Ero in uno spazio dove volevo essere guidata e non essere la guida.
EA Questo spirito libero l’ho ritrovato più volte anche nei tuoi stessi personaggi. Dall’intraprendente Ludovica di Baby alla determinata Stella di Loro. È un caso che i tuoi personaggi lottino sempre per ottenere qualcosa?

Sono sempre stata abituata a lottare fin da quando ero piccola. Non ho mai avuto nulla di facile 
e tutto quello che ho ottenuto finora me lo sono conquistata. Le cose che sono arrivate le ho volute, le ho decise. Ho lottato più di tutto con me stessa: 
la battaglia da vincere era dentro di me, nel voler crescere, sentendomi a mio agio in uno spazio, riuscendo a comandare il mio raggio d’azione. Ci ho messo del tempo per farlo, come guidare un personaggio, senza che sia lui a farlo al posto mio, andare oltre le righe
 di un testo e capire cos’altro aggiungere. La stessa vita ci pone delle sfide: all’inizio pensi siano definite e chiare, poi man mano se ne aggiungono di nuove.
 E questo ci fa sentire vivi.

– Alice Pagani

EA Presto ti vedremo nei panni di Mirta, l’eroina di Non mi Uccidere, liberamente ispirato all’omonimo libro di Chiara Palazzolo. Lotterà anche lei per qualcosa?
AP Il nuovo progetto di Andrea De Sica sarà un horror-gotico, dove si muore per amore. Non è una morte che risolve, ma che tormenta i personaggi. Li riporta in vita, come una specie di resurrezione. Una rinascita. E Mirta combatte proprio per sentirsi viva. 
Anche Ludovica in Baby ha lottato, ma in un ambito completamente diverso, all’interno di una società che la stava opprimendo e dalla quale doveva liberarsi. Mentre Mirta combatte proprio per la vita. Ed è forse questa dualità, tra la persona e la vita stessa, l’aspetto più affascinante: noi umani combattiamo per sentirci vivi e in vita nella società. La battaglia sarà sempre parte di noi…
EA A proposito di battaglie: sui tuoi canali social più volte affronti diverse tematiche sociali: per te lo stesso rispetto per gli esseri umani vale anche per gli animali, l’hai ribadito più volte. Ti sei imbattuta anche in diverse lotte contro lo sfruttamento animale. Ti senti appoggiata quando affronti davanti al pubblico digitale questo genere di discussioni?
AP Sì, assolutamente. Io condivido volutamente per non sentirmi sola. Faccio una battaglia quotidiana,
ho scelto di non mangiare carne, di stare attenta a quel che mangio e alla sua origine, ma non è così importante far parte di ogni genere di lotta, nutrendo poi
il senso di colpa di non partecipare a tutto. Il fatto di condividere, di prendere in considerazione anche solo una delle tante ingiustizie, smuove una serie di energie positive. E io credo molto in queste. Ho iniziato a combattere per gli animali perché ci sono cresciuta insieme fin da quando ero piccola, mio nonno
è stato contadino per tutta la sua vita, sacrificando lavoro e vita per gli stessi animali. Non potrei mai fare altrimenti, è quello che la mia famiglia mi ha insegnato. Gli animali sono più deboli, non meno importanti degli essere umani. Anzi, vanno molto più protetti e non trovo necessario nutrirci per forza di loro. Ecco perché preferisco fare del bene al pianeta, non mangiare carne e salvare qualche animale in più. Non voglio essere anche io la causa della loro morte.

EA E non è davvero curioso che a una vegetariana convinta come te sia stato assegnato il ruolo di cannibale in Non mi uccidere?
AP É assurdo sì! Pure io non ci credo! E ti dirò di più, ho deciso di diventare vegetariana una settimana dopo aver iniziato le riprese del film. Ho dato importanza ai “deboli” studiando per questo film. Ho compreso che si capisce molto di più cambiando lato di prospettiva. Mi sono messa nei panni degli animali: ci sono degli esseri viventi più forti di loro che li stanno uccidendo e facendo estinguere, alcuni addirittura per divertimento. Io in questo film interpreto un essere superiore con il potere di mangiare carne umana, posso sentirmi come quell’animale che è sempre stato mangiato dall’uomo. L’essere umano percepisce Mirta come l’animale percepisce l’essere umano. Capito?
EA Non fa una piega! E percepisco la tua grinta. Gli animali non sono la tua unica passione però, per esempio l’arte è una disciplina che hai sempre voluto sperimentare già dai tuoi studi artistici del passato. Non a caso Opheliamillaiss è il nome del tuo profilo ufficiale Instagram. Come mai la scelta di un personaggio così tragico?
AP Ophelia per me ha sempre rappresentato la non-accettazione della società. Lei muore pur di non smettere di amare. Trovo fortissimo quel suo bisogno di credere che l’amore esista. E purtroppo in Amleto lei non ce la fa perché quello che la circonda non è amore, ecco perché decide di morire pur di spingersi il più vicino ad esso. La cosa più importante per lei è stare in vita per l’amore. E trovo bellissima la sua fine: la corrente del fiume che la purifica dal male, circondata dai fiori che rappresentano tutte le emozioni più positive. Lei muore libera e non come prigioniera.
EA Ora mi viene spontaneo ricollegarmi al claim principale del numero It’s You that Matters (Sei Tu che Conti), che parla del proprio necessario. Cosa è per
te davvero necessario?
AP Senz’altro il mantenere quella bambina che sono stata dentro di me. Sembra assurdo ma ho sempre bisogno di sentire quella parte di me viva, in cui non c’è dolore, non c’è consapevolezza. Nonostante l’essere grandi, la parte più infantile e libera è quella che salverei in ciascuno di noi. Senza di questa non sopravviveremmo. Ma anche l’umiltà, che permette di renderci consapevoli di quello che siamo stati, di quello che abbiamo fatto fino a qui, proiettandoci verso
il futuro.
EA E questo futuro come lo vedi? C’è un progetto dei tuoi sogni da realizzare?
AP Non so perché ma non sono una persona che si preclude nulla. Mi lascio sorprendere da quello che viene. Tutti i personaggi che ho interpretato mi hanno sorpreso, mi hanno dato davvero tantissimo. Mi sento un po’ come un magnete, che capta le vibrazioni che il karma gli offre. Il mio obiettivo è affrontare la giornata in maniera produttiva, sempre rivolta verso il futuro ma senza l’ansia di doverlo progettare per filo e per segno.
EA Ah! Prima di salutarci… Ma il tuo caschetto nero quando tornerà?
AP Beh…per qualche scatto nel servizio è tornato! Comunque spero di rifarlo presto perché non mi sento troppo io con questi capelli così lunghi!

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