Damien Chazelle, già premio Oscar come miglior regista con il film La La Land, ritorna nelle sale cinematografiche con un nuovo racconto memorabile che conduce lo spettatore tra gli eccessi della Los Angeles degli anni ’20, Babylon. L’autore pluripremiato è giunto alla produzione del film dopo quindici anni di dura e intensa ricerca per ricreare quella famosa Hollywood sporca e tossica che tanti hanno rimosso dai loro ricordi o non hanno voluto raccontare. Da piccola e polverosa cittadina si trasforma, forse troppo velocemente, in una gigante megalopoli: il regista e la sua troupe si sono avventurati oltre il centro della città alla ricerca della vera Los Angeles, non quella costruita che tutti conosciamo, per avere una visione a 360 gradi di cos’era e com’era la ormai metropoli. Addentrandosi nel paesaggio rurale, tra le strade spoglie della periferia, ritrovano edifici, palazzi e architetture che risalgono agli anni Venti: il mondo costruito per anni da Chazelle finalmente appare reale. In quel luogo toccato dal peccato, costituito all’ora da criminali e immigrati, si muove un cast stellare formato da Brad Pitt, nei panni di Jack e Margot Robbie nelle vesti di Nellie, già visti insieme in C’era una volta a Hollywood di Quentin Tarantino. Il film offre una panoramica sulla società dell’epoca, su chi lavorava nel mondo del cinema muto e sui party estremi di quel tempo, che Damien Chazelle mostra anche con una certa nostalgia. Nel suo racconto può esprimere liberamente, grazie all’appoggio di Paramount, un nuovo volto della metropoli che tutti conoscono, quello più provocatorio e scandaloso. Il regista infatti si ritiene consapevole di sconvolgere il pubblico, provocandone fastidio nel guardare alcune scene forti e di forte impatto.
“Dalla gloria sprofondano all’inferno, dall’eccesso della commedia il film vira verso la tragedia e l’horror.”
Il film è composto da sei personaggi principali e tantissimi altri secondari o di sfondo. Margot Robbie è entrata nel vivo della parte, comprendendo a pieno la parte di Nellie LaRoy: ispirata alla grande sex symbol dell’epoca Clara Bow, è giovane, selvaggia e ha fame di successo. Pur di raggiungere i suoi obiettivi è pronta a qualsiasi cosa: la prima scena con cui il pubblico la conosce, viaggia sulla sua auto andando a sbattere contro una statua, simboleggiando come lei abbia il coraggio di andare contro tutto e tutti pur di realizzare se stessa. Manny Torres invece, interpretato da Diego Calva, si trova a Hollywood perché sta cercando di trovare la sua strada nella cinematografia: senza interessarsi troppo di cosa dovrà andare a fare, ma con la sola ambizione di entrare in questo complesso mondo. Brad Pitt, nel film Jack Conrad, è la star del cinema muto di quegli anni: nonostante sia diverso dai giorni nostri, l’attore rende reale la parte perché arricchendo la persona con le sue esperienze personali da vera stella, in modo da far vedere al pubblico anche le sue emozioni e un forte senso di umanità. La ricerca e lo studio dei personaggi precedenti alle riprese è minuziosa e accurata: in ognuno di loro si ritrovano aspetti che appartengono al regista, creando un profilo che agli occhi del pubblico sembra essere esistito davvero. Infatti, guardando Babylon si ha come la sensazione che ognuno di loro abbia una vita che traspare al di là dell’inquadratura, come succede più spesso nei romanzi scritti.
“Volevo far vedere cosa ci fosse sotto la superficie, tra speranza e sogni infranti.”
La decadenza sfrenata che Chazelle vuole rappresentare in Babylon è resa nel migliore dei modi durante la prima sequenza che si immortala una festa nella villa di un produttore hollywoodiano, diventata iconica ancora prima dell’uscita del film: un inizio sconvolgente, con corpi che si contorcono e incrociano tra di loro mostrando lo spirito selvaggio dei divi di quel tempo. Durante tutte le scene del film c’è un’alternanza ambivalente, l’obiettivo passa dalle droghe e dal sesso in un party notturno a momenti più tranquilli di solitudine, dalle case decadenti e dalle auto stravaganti delle star alla cruda povertà che punteggiava il paesaggio di Los Angeles; la musica riveste un ruolo fondamentale: la colonna sonora è parte integrante del film e contribuisce all’esigenza del regista di dare vita a una storia di eccessi, di velocità e di follia. L’esagerazione degli anni Venti è resa nel film attraverso situazioni di caos alternate a scene intime tra i personaggi e attraverso la post produzione, creando contrasto tra interno ed esterno aumentando e diminuendo drasticamente l’esposizione. Damien Chazelle riesce a descrivere l’Hollywood degli anni Venti in un modo mai visto prima, presentando le vicende di una serie di personaggi fuori dalle righe, che lavorano durante il giorno e giocano la notte, dando vita a scene scandalose in grado sicuramente di risvegliare gli animi del pubblico.
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