MANIFESTO

#61

ART NOW

ARAM BARTHOL

2021.10.07

Interview by PAIGE SILVERA
Photography by VITALI GELWICH

In conversazione con l’artista concettuale Aram Bartholl, noto per la sua ricerca sulla relazione tra realtà fisica e digitale. I suoi lavori si concentrano spesso con l’anonimato e la privacy in generale. Secondo il paradigma di ricerca dei media, Bartholl non solo si chiede cosa l’uno sta facendo con i media, ma anche cosa i media fanno all’uomo.

Da circa 15 anni Aram Bartholl ricrea sculture o situazioni che mettono in discussione il nostro rapporto con Internet, i media, come usiamo questi dispositivi e quali strani atteggiamenti ne derivino. Al giorno d’oggi, tutto sta succedendo sui social media. Tutte le nostre vite passano su Instagram e altre piattaforme e Bartholl è sempre stato interessato a questo tipo di percorso: fare opere d’arte e immagini che appaiono online. 

[PS]  Come descriveresti il tuo lockdown? 

 

[AB]  È stato abbastanza semplice, visto che insegno arte nella scuola di Amburgo. Insegnavo su Zoom. Era una cosa nuova, ma non ho avuto grosse difficoltà come alcuni amici con eventi, spettacoli, viaggi annullati. Per me, come per molti altri, il cambiamento principale è stato quello di far diventare casa mia il mio ufficio. Come artista, lavorare da casa non è una novità, ma non andavo più a scuola. È stato molto interessante vedere cosa succedeva nel mondo dell’arte e come le istituzioni e le gallerie si stavano digitalizzando. Lavoro con i media digitali da quasi 20 anni ormai, quindi è stato intrigante. E naturalmente quest’anno è arrivata tutta la discussione sul NFT. È stato molto affascinante osservare cosa stava accadendo con le mostre digitali, lo streaming, le conferenze online. È stato eccitante. Diventa invece noioso quando sei invitato all’ennesima festa di compleanno su Zoom. La vita privata online è davvero noiosa.

[AB] Qualunque sia il problema, troveremo una soluzione nei software, nell’ottimizzazione e nell’AI. Ma questo si lascia alle spalle le disposizioni per quello di cui le persone hanno davvero bisogno. Cosa succede alla nostra società se tutti dipendessero dagli smartphone?

[PS] Ho partecipato alla festa del Cinco de Mayo su Zoom! È impressionante la quantità di lavoro che hai creato e presentato nell’ultimo anno. Puoi parlarmi di alcuni di questi progetti?

 

[AB] Il progetto principale dell’anno scorso a Berlino è stato Unlock Life, ossia lo slogan della società di noleggio scooter e biciclette Lime. Da un lato mi piace parlare di Internet, ma poi parlo anche di queste start-up più recenti. Sono andato nei canali qui a Berlino e ho recuperato gli scooter e le biciclette gettati in acqua dai ragazzi. Gli scooter a noleggio sono arrivati in città solo nel giugno 2019. Per me sono come le aziende di Internet che arrivano fisicamente nel nostro spazio pubblico. Sono così colorati e spuntano in città. Sono nuovi, freschi e ti attirano con il loro colore. Tuttavia, il modo in cui queste aziende si comportano è sprovveduto. Non chiedono nulla alla città. E si verificano parecchi problemi. E i ragazzi che li usano sono fuori controllo, gettandoli pure in acqua. Così, una volta recuperati, diventano la testimonianza di queste startup tecnologiche, i dinosauri di questa era digitale, anche se hanno solo due anni. Tutto questo si adatta molto bene al tempo del Corona Virus, con la sensazione che le cose siano completamente in sospeso. Non funzionano più come una volta. C’è questa contraddizione tra il tempo di Internet e il tempo fisico con i relativi sviluppi che si stanno evolvendo. Questi pezzi hanno viaggiato in un paio di mostre diverse. E poi c’è stata una mostra alla fine dell’anno scorso sull’Isola dei Musei. Era una mostra politica berlinese. Nel centro della città stavano finendo di ricostruire il castello. Era stato deciso negli anni ’90 di farlo, ma era molto contestato. C’era una tale connessione con la vecchia Germania dei Kaiser, gente che avrebbe voluto riavere lo Schloss. Prima hanno abbattuto il Palast der Republik, il palazzo della gente ai tempi della GDR. La GDR (Deutsche Demokratische Republik, Repubblica Democratica Tedesca) ha abbattuto il castello Schloss, che era stato distrutto durante la guerra. Poi con la riunificazione con la Germania Ovest, hanno distrutto quel palazzo e ricostruito il vecchio castello. 

 

 

 

Continua a leggere l’intervista su Muse September Issue.

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