L’atmosfera nella quale la collezione viene presentata è tranquilla e contemplativa, dal forte valore emotivo. La fuga diventa eleganza, mentre il desiderio si fa linguaggio comunicativo. Anthony Vaccarello decide ancora una volta di rendere omaggio a Saint Laurent, ad alcuni colleghi artisti—Stanton, Angus, Ellis—, e alla generazione di giovani che hanno perso la vita a causa dell’AIDS. È un ripercorrere il passato con gli occhi del presente, una ricostruzione di momenti sospesi, di un tempo in cui il desiderio rappresentava uno stile, la bellezza era la risposta al vuoto. L’uomo Saint Laurent per la prossima stagione calda affronta in maniera consapevole una sottile sensualità, scardina il momento fragile in cui la persona si veste tanto per mostrarsi quanto per nascondersi. Il carattere dell’ambiguo diviene raffinatezza.
“Non volevo essere bloccato in quel tipo di oscurità.”
Il trattamento cromatico si trasforma in quasi ogni look, le sfumature differenti scivolano da un capo all’altro, sugli accessori. Le cravatte danno un twist-and-tuck style che diventa il tratto distintivo dell’intero défilé. Il primo look esce in passerella con pantaloncini super shorts in marrone scuro abbinati ad una camicia in arancio bruciato, la cravatta è ton sur ton, attorcigliata e infilata nel terzo bottone, per un tocco di originalità. Si passa poi ad un abito sartoriale scivolato in color giallo-verde, le maniche sono risvoltate e tutto si presenta in un blocco tonale ben preciso. La palette dell’intera collezione è silenziosa e pacata, le tonalità sono pastello e polverose, si va dai toni sabbia a quelli ocra, dall’azzurro turchese al verde terroso, tutti appaiono desaturati, quasi a rimarcare il richiamo al passato. Le silhouette sono ricercate e scolpite, ma per niente esagerate, sembrano morbide e leggere, grazie anche alla scelta dei tessuti. Le forme si muovono fluide, le vite sono strette, e le cravatte sono annodate basse. I trench hanno forme squadrate e i blazer presentano spalle estese. Niente è esplicito, ma tutto è ponderato. La sensualità è geometrica e non teatrale, non esasperata, ma sottintesa e nascosta tra le fila della narrazione, gli occhiali scuri nascondono gli occhi, la morbida seta lascia che i corpi respirino.
“Era una combinazione di Saint Laurent nel 1974, e Fire Island negli anni ’80.”
Yves Saint Laurent a Fire Island non c’è mai stato, ma il designer ha voluto immaginarsi questo attimo, pieno di arte, moda, creatività e cultura. Ha voluto ripensare ad un episodio che sarebbe potuto succedere e che invece rimane lì fluttuante nella sua mente, senza certezze e senza regole, solo con una grande immaginazione. Tutto il concetto dietro la collezione non è un omaggio alla storia, né tantomeno una memoria legata all’heritage della maison. È un racconto di continuità, è una scelta di affrontare il mondo quotidiano. Una scena pomeridiana leggera e candida, abbracciata dal sole africano tanto caro a Yves Saint Laurent. La volontà di Vaccarello è stata quella di uscire con forza dalle logiche di una moda sempre più demanding e in continua evoluzione, e di lanciare un messaggio felice e sincero, con l’obiettivo, e forse anche l’augurio, di ricominciare a creare.