La lunghezza è classica, ma il contenuto è nuovo. Per la nuova collezione FW24 di Saint Laurent sfilano bluse, camicie, gonne aderentissime e abiti in seta simili a robe de soir rigorosamente trasparenti: la trasparenza – firma del maestro Yves – questa volta è riletta, e riduce al minimo la distanza tra capo e pelle in modo che i due possano fondersi alla perfezione, caratterizzando tutti i quarantotto look in passerella. Un dettaglio che è da tempo codice identificativo di Saint Laurent, ma per Anthony Vaccarello le bluse trasparenti (portate senza reggiseno, skin-to-skin) funzionano come omaggio al ricordo di ciò che un tempo era al centro della moda rendendolo invisibile: i vestiti. La collezione gioca con il colore, esplora tonalità gioiello, sfumature polverose e cachi desertici, smorzati e intensificati da texture sottili che convivono in perfetta sintonia con la sartoria maschile. Le stole e i cappotti ingombranti realizzati con piume di marabù acuiscono un senso elegante di potere insieme ai Caban ultra-chic e i cappotti ispirati ai beatnik di Yves Saint Laurent del 1962. La Maison porta in scena una silhouette tesa, affilata, che si allunga e si avvolge intorno al corpo sotto forma di camicette con fiocco al collo, gonne a matita e abiti drappeggiati fino appena sotto il ginocchio in una palette che va dal beige al caramello, all’oliva, all’ocra, al marrone cioccolato, al vermiglio e al nero. Le forme seguono la stessa definizione di rigidità e correttezza anche se le trasparenze dicono il contrario; c’è una dualità, un esperimento radicale di congiunzione carnale tra abito e corpo. I capi sartoriali assumono una rara fluidità, culminando in un completo in crêpe de georgette che sembra liquefarsi su se stesso. I tessuti confondono la natura diafana dei capi, rendendoli meno semplici e più ambigui.
“In questo momento c’è così tanta moda, così tante cose che sembrano tutte uguali. Volevo proporre qualcosa che non fosse mai stato fatto prima, che mi avrebbe entusiasmato. Penso che il mio lavoro sia proporre qualcosa di diverso che non sia necessariamente realistico o necessario”.
Un senso di libertà inafferrabile percorre l’intera collezione. Il movimento fluido generato da tessuti morbidi, come la mussola, che animano il corpo, coprendolo e rivelandolo, accompagnano il corpo come se fosse una seconda pelle. Il tema della trasparenza, trasposto attraverso un prisma particolarmente attuale, si estende ai gioielli di vetro sfaccettati che ricordano più uno stampo che una forma effettiva, mentre l’idea di entrare in un ambiente intimo informa la location in stile boudoir: due stanze circolari rivestite in damasco di velluto smeraldo, un omaggio ai laboratori di couture in cui Yves si trasferì nel 1974.
Seguono gli accessori: omaggiando i turbanti della collezione Ballet Russes del 1977, le modelle indossano foulard annodati che incorniciano maxi orecchini gioiello quadrati, rotondi, a rombo. Sottili cinture simili a fruste – in pelle bordeaux lucida o con eleganti catene dorate – e sandali con zeppa o a stiletto, impreziositi da cinturini alla caviglia in vernice; bracciali sovrapposti in lucite completano il look. Le mani affondano nelle pellicce. E poi ci sono i collant. Anthony Vaccarello dà vita a un universo tessuto interamente da calze in nylon, simbolo di un potente immaginario estetico, avvolgendo le sue modelle dalla testa ai piedi. Il tessuto per le calze è strappato, sfilacciato, ma utilizzato in questa misura per mostrare l’eccezionale maestria artigianale degli atelier di Saint Laurent. Raccolte in questi strati, rivelano le loro silhouette come attraverso radiografie a raggi X di gonne, top e abiti, ulteriormente impreziositi da stole di marabù o giacche di pelle. Si intravedono stole portate a mano, maxi borse e giacche oversize. Un turbante avvolge i capi delle modelle, anch’esso realizzato in calzamaglia trasparente, quasi sempre in contrasto con il resto della palette. Nel frattempo, il nude look si estende anche ai gioielli, realizzati in vetro. Il set, che richiama un boudoir con stanze rivestite in damasco di velluto smeraldo, evoca i saloni del numero 5 di Avenue Marceau. Ma questa collezione gioca con i nostri limiti e le nostre percezioni e ci fa pensare di essere destinata ad essere effimera, transitoria, svanita quasi velocemente come una fuga notturna tra amanti. Punzecchiando l’obbligata correttezza dell’artificiosità femminile, la leggerezza effimera si rivela un’illusione: può la purezza essere provocatoria? Alla fine, lo spettro della moda come lo conoscevamo diventa tangibile, incarnato dalla donna Saint Laurent e dai suoi appetiti mondani.
Evocando l’indimenticabile nude dress indossato per l’ultima apparizione pubblica di Marilyn Monroe – un riferimento frequente, per la maison – un’inquietante ambivalenza taglia lo sguardo.