La mostra è curata da Sophie Lemahieu, responsabile delle collezioni del museo ed indaga in modo cronologico il rapporto tra moda e sport attraverso l’allestimento colorato e vivace realizzato da BGC Studio.
Uno spazio circolare introduce il mondo antico, periodo in cui lo sport era associato alla nudità, fino ad arrivare agli anni tra le due guerre, quando cominciano a comparire i primi capi di abbigliamento specificamente sportivi, tra cui la classica polo Lacoste. Affascinati da questi eventi anche i grandi stilisti iniziarono a ideare capi che coniugavano comfort ed eleganza, ispirandosi allo sport: Jean Patou, Jeanne Lanvin, Elsa Schiaparelli e Gabrielle Chanel furono i primi designer a trattare lo sportswear come parte integrante delle loro collezioni e quindi del guardaroba di uomini e donne.
Gli stessi stilisti avevano legami molto stretti con le competizioni sportive, a volte anche una vera e propria carriera. Viene subito in mente René Lacoste, ma anche nomi inaspettati come gli italiani Emilio Pucci, che ha fatto parte della squadra olimpica italiana di scii del 1936, e Ottavio Missoni, campione dei 400 metri. Altri stilisti, da André Courrèges a Issey Miyake, da Balmain a Lanvin, hanno lavorato a stretto contatto con il mondo dello sport, vestendo gli atleti dei giochi olimpici. Tuttavia, l’abbigliamento sportivo è decollato negli anni Ottanta e Novanta, quando il bodybuilding e l’aerobica hanno dato forma a nuovi ideali di bellezza fisica. Moltissime furono in quegli anni le palestre che aprirono le loro porte ad un afflusso di clienti desiderosi di ottenere una silhouette sana e giovane. Le tute da ginnastica, originariamente destinate agli atleti in allenamento, sono diventate guardaroba urbano, soprattutto sotto l’influenza del movimento hip-hop e di stilisti come Sonia Rykiel. È proprio in questo periodo che le cosiddette “scarpe da tennis” iniziano a prendere il nome sneakers.
In mostra scopriamo che sono stati anche gli stessi atleti a portare la moda nel mondo dello sport, come Serena Williams o Andre Agassi, che hanno sfoggiato abiti ricercati sul campo da tennis, e Surya Bonaly, che ha indossato i modelli Christian Lacroix durante le gare di pattinaggio sul ghiaccio. La mostra esplora una serie di attività legate all’idea di “scivolare” su una superficie: sport invernali come alpinismo, pattinaggio su ghiaccio e sci hanno stimolato le innovazioni tecniche e hanno reso i pantaloni capi di abbigliamento sempre più accettabili per le donne. Dagli splendidi maglioni di Hermès degli anni ’30 alle tute da sci indossate dagli istruttori di sci negli anni ’80, è come se la mostra presentasse una “moda in movimento”. Il surf e lo skateboard, così centrali delle controculture della seconda metà del XX secolo, sono stati associati a stili di abbigliamento specifici che l’industria della moda di lusso ha prontamente ripreso, come dimostra oggi il trend Gorpcore e tutto l’immaginario streetwear. Ciò rappresenta per gli stilisti non solo una sfida nell’ideare un capo prezioso e confortevole, ma anche una novità nell’impegno di affrontare messaggi di ribellione e di libertà delle controculture, di temi subalterni alla società moderna.
L’importanza di abiti comodi è un tema ricorrente e ovviamente centrale nel racconto tra moda e sport, che spiega perché le scarpe da ginnastica sono oggi onnipresenti nelle strade e sulle passerelle, da Balenciaga a Off- White, e soprattutto il numero crescente di collaborazioni tra grandi marchi di abbigliamento sportivo e designer. Pensiamo, per dirle alcune, alla collezione di sneakers Puma firmata da Jil Sander del 1998, e a Adidas e Yohji Yamamoto quando nel 2003 hanno lanciato la celebre collezione Y-3; citando celebri capsule collection non può mancare la collezione di Fred Perry X Raf Simons che dal 2008 continua a esplorare l’immaginario estetico degli skinhead – controcultura degli anni 60, fino alla recente The North Face x Gucci che rilegge le silhouette con disegni d’archivio degli anni ’70 di TNF.
Come ha detto René Lacoste: “Non basta giocare e vincere, conta anche lo stile”. Risulta quindi, necessario ai fini creativi che la moda continui a farsi influenzare dallo sport e viceversa, poiché rimanga un binomio di potenzialità intrinseche ancora da esplorare.
La celebrazione della creatività e dell’innovazione di questa mostra ci offre una prospettiva unica sui confini porosi tra moda e sport, tra luxury e comfort, ricordandoci che la moda e lo sport non sono mondi separati, ma che l’abito e il gioco sono forze interconnesse che plasmano la nostra vita quotidiana.