MANIFESTO

#63

CHANGE OF SPACE

Eternal Sunshine of the Spotless Mind

2024.03.06

Testo di Francesca Fontanesi

Miu Miu esplora il nostro personale vocabolario vitale. Aprono la collezione una varietà di interpretazioni delle uniformi e degli abiti classici; sfilano chirurghi, assistenti, insegnanti, cameriere. La giovinezza dark di Miuccia Prada è incapsulata nelle proporzioni contratte e nei colori a contrasto. Un preludio futuristico introduce lo spettatore alle complessità della memoria umana.

La nuova collezione Fall/Winter 2024 di Miu Miu coglie lo zeitgeist come nessun altro, è un vocabolario dell’abbigliamento, dalla giovinezza all’età adulta. La sfilata si apre con diverse variazioni sugli abiti classici e sulle uniformi dei social workers: chirurghi, insegnanti, infermieri e la Moira O’Hara di American Horror Story. La dualità è forte e si riflette nelle esibizioni di colore estremamente polarizzate: grigi carbone e blu navy; verdi lime, viola e mandarini Satsuma; rossi e beige. Sfilano gonne a palloncino con stampe floreali Pop alla Roy Lichtenstein, abbinate a guanti in coccodrillo, pantofole in pelle, borse squadrate 9 to 5, fili di perle storti, spille di cristallo. La giovinezza firmata Miuccia Prada è dark: proporzioni volutamente contratte, maniche corte, scarpe con la punta arrotonata, maglioni grigi uniti a camicie Oxford grigio-blu traslano i capisaldi dell’armadio ibridati in modo subdolo. Un vestito a maglia color corallo sposa una giacca in camoscio ricoperta di cristalli verdi. Sono i generi di abbigliamento archetipici che ricordano volutamente quelli indossati nell’adolescenza: un momento di ribellione naturale e impulsiva come la Bella Baxter di Yorgos Lanthimos, che qui si riflette nella liberazione di un mix dicotomico di diverse codificazioni del vestire. Il pigiama abbinato all’outwear, il consono all’improprio, il giusto allo sbagliato. Segue un intermezzo di giacche di pelle rimpicciolite abbinate a leggings in maglia, jeans skinny, stivali da combattimento con le fibbie e borse a secchiello. Si passa ora alle buone maniere dell’età adulta: guanti e borsette, gonne a matita, spille, tailoring, e il tubino nero alla Colazione da Tiffany. La stessa idea viene rivista, contemplata, ampliata: le componenti di dualità e ricordo trovano una controparte nei materiali e nella costruzione, tessuti diversi si combinano e sono abbinati a capi disparati.

Come la collezione riconsidera i significanti caratteristici della vita attraverso il vocabolario dell’abbigliamento, così il nostro vocabolario letterale può essere rivisitato.

La sfilata si apre con un inquietante preludio dell’artista americana-belga Cécile B.Evans su diversi schermi. L’installazione vede come protagonista Guslagie Malanda nel ruolo di una donna chiamata Reception, una delle ultime traduttrici umane sulla Terra. In seguito a un errore di conservazione universale che ha portato all’eliminazione della memoria digitale da qualsiasi dispositivo, Reception lavora in un ex-emiciclo parlamentare trasformato in un centro di raccolta dati. Riceve la trasmissione delle memorie intime di una donna. La donna parla in gaelico irlandese e Reception interpreta la sua esperienza in francese, dettando fedelmente a una macchina che la trascrive in inglese. In questo  processo di ricezione e transizione dei ricordi della donna, la memoria di Reception sfugge e diventa incontrollabile nello spazio della sfilata. Sullo schermo, la memoria si sposta su diversi dispositivi di archiviazione, rafforzando il legame tra ciò che custodiamo nei nostri corpi e ciò che è conservato negli oggetti che portiamo con noi. Gli echi della collezione FW24 Miu Miu uniscono lo stile Y2K al normcore, ecco perché è impossibile non vedere diversi elementi autobiografici Milanesi targati Miuccia Prada: ci sono cinque lunghi cappotti aderenti in cotone e a doppiopetto degli anni Sessanta e dei primi anni Settanta; c’è il fascino discreto degli abiti da donna color champagne in raso e le pellicce finte;  un cappotto grigio in lana da uomo a tre bottoni. Seguono maglie e cardigan in seta e cashmere, gonne in popeline, e maglioncini in lana mentre lo shearling viene trattato per imitare pellicce pregiate. I cappotti rossi, verdi e azzurri sono extra-lunghi. Gli abiti in seta sono stropicciati e modellati a guaine in jersey di cotone, i volumi si riducono ma rimane l’impronta dell’indumento originale, una traccia del suo antecedente. Chiudono la successione tre abiti da cocktail neri impeccabilmente tagliati.

Tutto ciò che è insolito è reso familiare, aggiungendo le imbottiture a un impermeabile beige o a una giacca simil-Barbour, riducendo i caban in maglia fino a renderli appena sufficienti a coprire le costole, e allungando i guanti da uomo in pelle di cervo fino al gomito. La leggerezza dei mini-abiti contrasta con guanti, sciarpe e occhiali. Pantofole, mocassini robusti, Mary Jane piatte e tacchi bassi scultorei con punte dinamiche incarnano un’eleganza naif e sofisticatamente ruvida a un’anima ribelle, a tratti leggera. Il linguaggio è diretto e istantaneo: i collant verdi, arancioni, blu, viola e cioccolato lasciano spazio a una creatività immediata. Le borse rettangolari in pelle portate sottobraccio sono vissute e disordinate come quelle di Jane Birkin. Sulle note del Lago dei Cigni di Tchaikovsky all’arpicordo si chiude il sipario.

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