Miuccia Prada esplora il processo istintivo del guardare indagando i diversi modi di vedere e il fatto che l’atto di osservare possa trasformare l’oggetto della propria attenzione: la collezione Autunno Inverno 23 di Miu Miu si concentra sulle impressioni di chi guarda e di chi è osservato, proponendo una visione personale e singolare come incipit creativo. Il marchio affronta il punto di vista come un atto d’intervento e invenzione, dove ognuno di noi legge ciò che vede in modo differente, sviluppando diverse osservazioni e riflessioni a riguardo. Guardare è una finestra per pensare: ci soffermiamo su alcuni dettagli piuttosto che altri per via del nostro sguardo, che, anche inconsapevolmente coglie maggiormente quello che vuole vedere, stimolando il nostro istinto a modificare il modo di considerare. Miuccia Prada mentre riflette sulla collezione si lascia guidare dall’istinto, analizzando il gesto e dando importanza all’espressione dei modelli, al modo femminile, e forse anche antico, di tenere la borsa appoggiata all’incavo del braccio piegato, alle piccole ossessioni, ai dettagli e all’attitude. Gli abiti che sfilano in passerella hanno tutti un’aria familiare, dando al pubblico l’impressione di aver già visto singolarmente ogni capo, ma modificando il loro modo di vederli e di percepirli. La tecnica e la materializzazione possono cambiare attivamente il modo in cui leggiamo visivamente gli indumenti e, di conseguenza, come noi li comprendiamo.
“C’è un po’ di eccitazione e di sensualità, ma fondamentalmente penso che dobbiamo vestirci per pensare. E per ricominciare da capo.”
Durante la sfilata non si trapelano le emozioni delle modelle, che appaiono quasi distaccate, fredde e serie, lasciando i capi come i protagonisti indiscussi della scena. Il pubblico è invitato ad osservare solamente l’ordine e il rigore della passerella, senza soffermarsi sul turbine di emozioni che caratterizza gli attimi che precedono l’uscita in scena. Guen Fiore cattura e mostra la bellezza a 360 gradi del backstage, attraverso scatti capaci di raccontare un storia dal potente impatto visivo. La fotografa italiana mostra la sua visione personale della bellezza seguendo l’approccio “study of a character”, in italiano “studio del personaggio”, ritraendo i soggetti senza veli, smascherati, senza porre limiti al corpo e alle emozioni che provano. Guen descrive il caos del retroscena mostrando i momenti intimi e gli sguardi intensi delle modelle, dando la possibilità al pubblico di assaggiare anche i loro sentimenti e di percepire a fondo il loro rapporto con gli abiti che si vedono in passerella. La leggerezza dei collant colorati e delle gonne quasi trasparenti è in contrasto con le giacche squadrate ed oversize in pelle, creando una differenza di volumi tra la parte superiore e inferiore del corpo. La fotografa racconta i modelli, cattura i loro occhi profondi che parlano attraverso l’immagine e grazie agli abiti indossati riescono ad esprimere ancora di più loro stessi. Le mutande sono protagoniste dei look in sostituzione ai pantaloni, nelle stesse tonalità dei cardigan e delle calze: un’immagine che esprime un’attitude femminile, esplorando il modo in cui le donne affrontano la connessione tra abito e pensiero. Guen Fiore trasforma il caos del backstage di Miu Miu in una storia profonda che avvia un dialogo infinito tra la modella e il capo, restituendo una prospettiva chiara della collezione.