Paris, Texas
Non è un caso che Pharrell Williams, direttore creativo nato in Virginia che da anni collabora con le nazioni Dakota e Lakota, si sia ispirato all’America occidentale per la nuova collezione FW24-25 di Louis Vuitton. E allora beige, sabbia, marrone bianco e rosso diventano l’elemento chiave, insieme a frange, lacci, corde, pantaloni a zampa e gonne a pieghe; disegni parfleche e ricami rope. Il primo modello apre la passerella con un cappotto lungo bianco con frange in lana spazzolata e un fiore Dakota ricamato sulla schiena, jeans bootcut color pietra e un paio di stivali in pelle di mucca; accessoriato da un paio di orecchini antichi in turchese navajo e una nuova Speedy Bag 40 dello stesso colore. Si susseguono denim impreziositi da ricami floreali e paillettes, giacche e pantaloni in pelle che mimano l’embossing delle selle e camicie in flanella spazzolata. Arazzi jacquard ricoprono gli impermeabili; capi solo in apparenza invecchiati ricordano il calore del sole del West che secca le praterie. Improvvisamente, l’uomo Louis Vuitton diventa un dandy americano. I punti a catenella realizzati con svariati materiali, come il lamé, il cotone e la lana, raffigurano teschi di bue e coltelli sulle camicie. Si sfuma nel workwear: le silhouette dell’abbigliamento da lavoro omaggiano l’alta sartoria attraverso giacche in stile vaquero adornate con strisce di perline e fiori ricamati a mano, parka a stampa Damier accessoriati da borchie in metallo e salopettes. Le camicie amplificano le spalle, applicazioni soutache su tessuti chambray danno carattere alla scena. E allora ecco che ritorna la stampa Damier pixelata, rilettura in chiave contemporanea dell’iconico motivo a scacchi della Maison reinterpretato da Pharrell.
“Basta pensare a come raccontare la tua storia e la storia del tuo popolo nel miglior modo possibile, farlo apertamente e soprattutto con amore–questo è l’obiettivo predominante.”
Dall’idea all’esecuzione, i vestiti prendono forma attraverso un ecosistema creativo riflesso nei capi d’abbigliamento che ci sono più familiari.
Ispirata alle parure del XIX secolo, la collezione di gioielli è costruita in vero turchese, pietra contenitore di tutti gli spiriti animali secondo gli Indiani d’America. Nella sfilata, una collana in turchese e zirconi con anello e orecchini abbinati ispirata a quella indossata dalla Regina Vittoria per la sua incoronazione è ripresa in un bolo da cowboy. I bolo si trasformano poi in collane in pelle intrecciata, e la catena di corda Louis Vuitton viene incorporata in fili di perle.
D’un tratto: Las Vegas. Lo spettacolo prosegue con abiti scintillanti Vegas-style con una serie di giacche smoking tempestate di paillettes iridescenti sopra a pantaloni svasati, mentre un vistoso cappotto di pelliccia reinterpreta con audacia l’abbigliamento tradizionale western. Ma i bauli e le borse sono i protagonisti indiscussi di questa FW24-25 targata Louis Vuitton. Accanto a un completo cammello con bottoni turchesi e stivali da cowboy cuciti a mano, s’intravede una borsa ergonomica che assomiglia alle curve naturali del corpo umano, la Project R. La Speedy ricompare in tonalità pastello e in nuove forme: la Saumur è borchiata, la Steamer si presenta in tre nuove dimensioni e in patchwork insieme alla Pochette Accessoires XL. Borse in canvas Monogram invecchiato, Monogram spazzolato e Damier accompagnano la narrazione creativa di Pharrell. Il pattern Damoflage è declinato in nuances ocra e arancioni, ma anche in canvas cowmooflage in crine di mucca. Le edizioni speciali includono borse e cartelle studiate appositamente per libri e attrezzi. Le scarpe traggono ispirazione dagli stivali da lavoro dei territori del West: il LV Rider appare in coccodrillo, pitone, struzzo e camoscio. In collaborazione con Timberland, una serie di stivali da lavoro americani è interpretata attraverso la lente creativa di Louis Vuitton e il savoir-faire Made in Italy: gli stivali in stile industriale sono proposti in pelle nubuck color grano o nero, goffrato con il monogram della Maison, ripreso anche sul retro della linguetta. I Mumford & Sons fanno da sottofondo alla scena. I suoni di Williams e Lakota Hokie Clairmont eseguiti dai Native Voices of Resistance accompagnano magistralmente gli inchini a Pharrell Williams. Si chiude il sipario.