MANIFESTO

#64

MUSE TWENTY FANZINE

Visionary Volumes

2024.05.24

Testo di Francesca Fontanesi

La nuova Cruise 25 di Louis Vuitton combina look neutri e abiti sartoriali con accessori audaci come cappelli gaucho e occhiali a specchio. Tra le mura di Park Güell, le ispirazioni spagnole permeano la sfilata grazie ai tocchi teatrali che amplificano le silhouette.

Park Güell è un incanto, una fantasticheria per i passeggeri, e il luogo privilegiato della Cruise 25 targata Louis Vuitton. Ghesquière continua il proprio pellegrinaggio architettonico a Barcellona, invitando a riscoprire l’immenso patrimonio artistico di Antoni Gaudí, genio singolare, che ha rivoluzionato la storia appropriandosi del Modernismo, ma soprattutto facendo ciò che vuole con la materia: ondeggiando gli angoli, gli spigoli e le colonne – rendendo le proprie strutture organismi vivi. La collezione è caratterizzata da una sfilata di look sartoriali, per lo più neutri, accessoriati con cappelli gaucho di paglia e in feltro e occhiali da cycling a specchio. Una serie graffiante di abiti neri prende il via a partire da una tuta in pelle; gli outfit sono accompagnati da mantelli alla Flamenca e alla Sivigliana, mentre i maxi cappelli teatralizzano ancora di più le linee. Gli abiti color sabbia, beige e terra sposano pantaloni d’ispirazione picador con grandi stole, abbinati a stivaletti frangiati in pelle. All’interno della Sala Hipóstila, grandi e ariosissimi volumi per le gonne in taffetà blu, rosso e verde rendono gli abiti post-moderni. Nicolas Ghesquière sottolinea che la prima e la terza uscita sono state modellate sulla tradizionale vareuse dei marinai, ispirazione intuibile dai colletti larghi addosso alle modelle, ampliati grazie alle spalle maxi e dalle forme a triangolo rovesciato prese in prestito dalle silhouette anni Ottanta. Alla fine, però, la severità dei jupe tailleur e degli abiti a tulipano è stata sostituita dai drappeggi voluttuosi di gonne e pantaloni di seta, le cui pieghe chiaroscurali strizzano l’occhio ai più grandi designer spagnoli. Come intermezzo, tocchi equestri come stivali da equitazione lucidi e pantaloni a zampa d’elefante con polsini in pelliccia sintetica, pois e volant.

 

“Ciò che mi ha particolarmente interessato è questo ossimoro di austera sfarzosità che si percepisce in questo paese. Lo spirito cavalleresco. Le influenze moresche. E più precisamente Zurbarán, per i colori fantastici, i meravigliosi drappeggi, questo chiaroscuro, questo nero molto luminoso”.

– Nicolas Ghesquière

La cultura spagnola si fonde con lo stile western convergendo nelle calzature in un tripudio di frange degli stessi toni neutri su abiti e giacche, ma è ancora più evidente nell’utilizzo del doppio marsupio. Gli stivali sono ibridazioni tra il cavaliere e il santiag al ginocchio che partecipano attivamente all’allestimento della silhouette, le slingback sono ornate da cinturini vistosi. Tra le borse – alcune familiari e alcune nuove che riprendono le colonne del luogo – si vedono anche alcune borse a rete, omaggio subliminale a Paco Rabanne, couturier spagnolo. La  nuova collezione di Ghèsquiere è debitrice di Gaudì solo nella misura in cui si ispira a personaggi spagnoli di ogni tipo: le infantas di Diego Velázquez sono state modernizzate grazie alle forme a bolle d’aria, i volant hanno sottinteso l’ispirazione al flamenco e gli abiti da contadina simili a chemisier rimandano all’abbigliamento tradizionale catalano. Tra le centinaia di ospiti che hanno assistito alla sfilata, un nome in particolare ha fornito al pubblico e ai professionisti della moda un indizio più che rivelatore di ciò che sarebbe accaduto in seguito: Ricardo Bofill ha occupato una delle poltrone progettate da James Chinlund per completare la Sala Hipóstila ideata da Gaudí, dove ha sfilato la collezione. Un invito che potrebbe essere aneddotico, ma che in questo caso ha poco a che fare con il caso, visto che proprio il lavoro del padre, architetto tra gli architetti, è stato una delle ispirazioni principali per questa collezione di Nicolas Ghequière: un viaggio attraverso la cultura e l’estetica locale, che in questo caso si abbevera direttamente al patrimonio architettonico di Barcellona, con riferimenti architettonici che vanno da Bofill all’influenza modernista. Questa volta, lo spirito rigoroso della Maison abbraccia il carattere appassionato del Paese: il fervore dei suoi colori, la fedeltà della tradizione elevata a espressione artistica, quel chiaroscuro che non appare mai contraddittorio.

“È un’utopia, cosa che mi piace sempre. Concilia la natura e l’urbanistica. Gaudí è un mondo a sé, uno sguardo singolare e affascinante, e soprattutto il modo unico in cui un architetto ha plasmato la personalità di una città”.

– Nicholas Ghèsquiere


From Paris to Hangzhou

2024.12.04

La sfilata Métiers d’art 2024/25 di Chanel

 

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HAVE YOU EVER BEEN IN LOVE?

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THROUGH THE LINDBERGH LENS

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CHANEL CRUISE 2025/26 

REINTERPRETATION OF CODES

2024.10.18

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