Rinunciando al costume e abbracciando il pragmatismo, Fendi presenta in passerella un amalgama impeccabilmente realizzato dalle abili mani degli artigiani dei suoi atelier: dai ricamatori ai sarti, dai modellisti ai pellettieri, l’approccio della Casa Italiana verso chi indossa – e osserva – la Couture è quello di riaffermare un senso di umanità ed empatia; sono sempre qualcuno, piuttosto che qualcosa. Dalle geometrie semplici alle strutture piu dense della pelle di coccodrillo, un futurismo umano attraversa la collezione, fonde insieme le simbologie del passato per creare il presente e il futuro. La struttura diventa decorazione e viceversa: la sfilata inizia con una nuova silhouette chiamata Scatola e termina sempre con la stessa, il taglio di precisione del modello geometrico nel flou crea nuovi volumi con leggerezza e struttura grazie a tessuti come il gazar di seta. Segue il tailleur, volutamente adeguato alla fisionomia femminile attraverso un taglio rigoroso ma capace allo stesso tempo di abbracciare ergonomicamente chi lo indossa, grazie a tessuti tradizionalmente maschili come il superkid mohair, filato sottilissimo e leggero. Fisionomie protette da maxi cappotti voluminosi e ricchi di movimento, non in vera pelliccia ma di frange finemente ricamate e sovrapposte: i ricami, composti da filamenti minuscoli e cuciti in forme ondulate che si sovrappongono, producono un effetto simile a quello di una montagna di piume morbide e leggere. Realizzati con i filati più pregiati di cachemire e vicuña, gli abiti a coste fini sono avvolti elegantemente con cinture Shibari annodate.