It’s all about the heat.
Per la Primavera/Estate 2025, Dean e Dan trasportano in passerella un rinnovato senso di massima molteplicità nel nome di Dsquared2. La collezione si concentra su un senso di dualità – eleganza e audacia, morbidezza e forza – ma, nel farlo, crea uno dei mashup più inaspettati del fashion system: una comunità liberata di artisti, atleti ed esteti anni Ottanta, un milieu underground che è allo stesso tempo salotto poetico e scena kink. Gli chiffon trasparenti cadono sul corpo, rivelando imbracature bondage aderenti in pelle e reggiseni minimalisti. Il denim si trasforma in latex scultoreo; le canotte asimmetriche in jersey bilanciano geometria brutalista e morbida armonia corporea. Sfilano modelle ricoperte di lacci che si attorcigliano sulle gambe, tenendo insieme i capi. Completi dalle spalle oversize e pantaloni a pieghe voluminosi richiamano gli ensemble del workwear anni Ottanta, mentre le giacche da motociclista in pelle e le creepers borchiate invocano un alter ego notturno. Anche la palette di colori è ancorata al concetto di desiderio: diverse tonalità di cipria e azzurro polvere acquistano ulteriore profondità e delicatezza nei tessuti traslucidi come il chiffon e il latex, intervallate da occasionali esplosioni di vivacità o luccichii metallici. Con il progredire della collezione, un sottile senso di atletismo si dirama in diversi riferimenti al linguaggio visivo glamour, campy e corporeo della pratica del wrestling, celebrando giocosamente sia la sua forza mascolina che la sua predilezione per il contatto pelle-a-pelle.
“Cerchiamo di mantenere quel senso di entusiasmo, o almeno cerchiamo di sognarlo: si tratta più di teatralità, che di sessualità. La teatralità è dentro di noi. E se non avessimo coraggio, se non osassimo, non saremmo noi stessi”.
Sadomaso gets chiffon.
Catene, tagli e imbracature e sono un omaggio a Tom of Finland, ma in questa occasione “delicato e morbido” , dicono Dean e Dan. Rivive in ogni dettaglio della sfilata Dsquared2, dal costume appoggiato sopra alle maxi maglie da LaCrosse, i guanti da motociclista, le scarpe, i polsini in pelle, le cinture da boxeur e i dettagli campy tipici dei costumi da luchador: ora moda e sport sono uber alles. Le uniformi si aggrappano alla pelle sottostante, contrastate da camicie trasparenti e spalline borchiate, mentre le canottiere cropped e diversi abiti lunghi e avvolgenti giocano con i bordi delle silhouette. Giacche in lattice e ricami a stella reimmaginano anche l’abbigliamento da cowboy, attraverso le cinture con fibbie in stile West. Scollature a V appena accennate si espandono su torsi cesellati, abbinate a pantaloncini di pelle in miniatura e pantaloni tagliati alla perfezione. Questo potente aspetto di audace teatralità che permea ogni spazio occupato dalla sfilata si espande in tutti gli ambienti dello storico Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano, chiamato anche Teatro alla Cannobiana, costruito nel 1779 con l’intento di creare un duplice sistema teatrale nella città meneghina: da un lato il teatro maggiore, la Scala, dall’altro un teatro più piccolo e popolare, il Teatro Lirico. La colonna sonora della sfilata canalizza il ritmo sensual freak-funk dell’era Lovesexy di Prince, mescolando glam rock, soul e R&B in un finale che è uno statement: chiude il sipario un chiodo bianco ricoperto di catene sulla schiena che pesa quindici chili. Il petto è nudo, il volto accessoriato da un caso da boxe.