MANIFESTO

#63

CHANGE OF SPACE

CHOREOGRAPHY OF FEELINGS

2024.01.20

Testo di Chiara Belardi

In un incontro che coniuga pragmaticità e poesia, utilità e sontuosità, Kim Jones, introduce da Dior la couture maschile, creando un’armoniosa fusione tra la realtà del prêt-à-porter e la teatralità dell’haute couture. Presentate come entità separate ma intrecciate in modo sinergico al prêt-à-porter, le collezioni esplorano, attraverso la figura iconica di Rudolf Nureyev, un’idea che amalgama il rigore, l’eccellenza, la disinvoltura e la disciplina artististica.

Ricorrendo al ricchissimo archivio Dior come fonte di ispirazione, la maestria sartoriale di Saint Laurent fa il suo ritorno nel mondo maschile, concentrandosi attentamente su volumi, spacchi, pieghe e scollature che ne definiscono la struttura. La giacca Bar di Monsieur Dior, protagonista di una nuova interpretazione maschile, si fonde con il Tailleur oblique di Jones – un elemento presente sin dalla sua prima collezione per Dior – caratterizzato da un doppiopetto esteso che si unisce a una sinuosa curva in vita della giacca Bar. L’approccio lineare degli anni ’60 e ’70 si manifesta fin dai primi look nella sobrietà di un monopetto, abbinato a pantaloni delicatamente svasati, il tutto realizzato in un tessuto suiting dai toni spenti di una ricca lana mélange. Questa collezione, permeata da un senso di raffinatezza senza tempo, riscopre e reinterpreta gli elementi classici dell’archivio Dior, regalando al guardaroba maschile una nuova e moderna eleganza. Lo spirito di Rudolf Nureyev, ballerino unico del ventesimo secolo, guida tutta la collezione, celebrando la bellezza e la storia del balletto, un’occasione per il direttore artistico di rendere un meraviglioso omaggio a suo zio, Colin Jones, ballerino diventato amico della star, che ha anche fotografato. Permeati di spirito e ispirazione i look reinterpretano con virtuosismo lo stile unico del ballerino, iconici i pantaloncini di lana con cerniera e la maglieria a coste nei capisala con effetto montgomery. Kim Jones, con maestria, ha tradotto l’estetica e l’energia del balletto nella moda maschile contemporanea. La sfilata è stata una coreografia di stile, un connubio tra il mondo performante del balletto e i codici della Maison. I modelli hanno sfilato con la grazia e la precisione di ballerini esperti, trasmettendo un’eleganza senza sforzo mentre indossavano capi che sembravano essere scolpiti con la stessa precisione di un pas de deux.

“Nureyev è legato in modo intricato alla mia storia personale attraverso mio zio, il fotografo Colin Jones. Colin, un tempo ballerino di balletto, ha coltivato un’amicizia con la stella del balletto e l’ha fotografata. La collezione, o meglio, le collezioni, ruotano attorno al tema del contrasto: le disparità all’interno della Casa di Dior in termini di prêt-à-porter e alta moda.”

– Kim Jones

Nella prima parte tutto richiama tutine, maglie, scarpe da ballerino, berretti e sciarpe per coprire la testa e dall’altra, le collezioni Dior Haute Couture, con molti rimandi a quelle firmate da Yves Saint Laurent. Doppia visione che si riflette nella colonna sonora che ritma la sfilata: il Romeo e Giulietta di Sergei Prokofiev – musica molto danzata da Fonteyn e Nureyev in coppia; qui va in loop la Danza dei cavalieriin una riscrittura di Gerdard Richter. Insieme a pelli sontuose, il mondo della couture riflette la stravaganza della presenza scenica, l’ostentazione, l’insolenza e l’eleganza di Nureyev, a volte riflettendo la sua passione privata per il collezionismo di tessuti antichi. Questo aspetto si manifesta in modo particolarmente evidente nei kimono che sfruttano le antiche tecniche manuali praticate dai maestri artigiani giapponesi. Il kimono d’argento Uchikake, con la sua prestigiosa tecnica di tessitura Hikihaku, si basa su un abito che Nureyev possedeva e indossava, un capo che richiede tre mesi per essere completato. Nella couture, spiccano anche i ricami d’archivio, in particolare quelli dell’abito Debussy, una spettacolare creazione ideata da Monsieur Dior nel 1950 e indossata da Margot Fonteyn, qui reinventato in un’iterazione maschile. Gli accessori richiamano la semplicità, la disciplina e la stravaganza dei due mondi, talvolta in modo contemporaneo. Un esempio è la pantofola da ballo che attinge alle tradizioni maschili dell’abbigliamento da sera, contrapponendosi a una sneaker Mary-Jane in seta-poliesterenelle scarpe. Le borse utilitarie, costruite in modo morbido, amplificano i codici della maison, come le borse da camera e i borselli oversize in macrocannage. I sontuosi cappelli in velluto, originariamente progettati da Stephen Jones nel 1999 per la moda femminile Dior, trovano ora una forma maschile come turbante da ballerina in jersey di seta ritorto. 

“Volevo rappresentare la differenza tra ciò che si svolge sul palco e dietro le quinte; la teatralità e la realtà della vita di Nureyev. In sostanza, è un incontro tra lo stile del ballerino e quello conservato negli archivi Dior.” 

– Kim Jones

La presenza dello spirito di Rudolf Nureyev è evidente nelle pieghe e negli spazi vuoti che danzano sui tessuti. I volumi sono bilanciati con maestria, creando un equilibrio armonioso tra la struttura e la fluidità. Le scollature sono posizionate per aggiungere un tocco di sensualità sottolineando la silhouette maschile. La palette di colori, ispirata alla tavolozza di un palcoscenico di teatro, spazia da tonalità neutre e sobrie a sfumature più audaci di rosso e blu, richiamando le emozioni e l’intensità del balletto. Gli accessori, curati con la stessa attenzione, completano i look con cinture eleganti, scarpe raffinate e dettagli che evocano il mondo della danza. Il finale è su una doppia passerella rotonda e girevole in cui il giro interno si eleva ad un piano superiore come nei carillon: un effetto che assume il significato di trionfo e memoria, il pensiero e la storia messa in scena dal designer è profondamente intrinseca di arte e amore, è una dedica intensa alla memoria di Colin Jones e di suo fratello Michael, padre di Kim. 

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