MANIFESTO

#61

ART NOW

DAWOUD BEY

2021.10.08

Portrait by WHITTEN SABBATINI
Text by MADDALENA IODICE

American project è un pezzo di tessuto americano con il quale non ci si è sempre confrontati e che non è sempre stato amplificato nel contesto della narrativa storica americana”.

Sin dalla metà degli anni ’70, Dawoud Bey (1953, Queens, New York) ha lavorato per esplorare le capacità e le responsabilità del mezzo fotografico. Ritenendo la fotografia una pratica etica alla base della quale vi è un fondamentale rapporto di collaborazione con i soggetti ritratti, Bey crea intense riflessioni sulla visibilità, il potere e la razza. Attraverso un’ambiziosa pratica visiva, l’artista vuole dare spazio e riconoscimento a quelle presenze e quei soggetti che nel corso degli anni sono stati marginalizzati, raccontando le comunità e le storie ampiamente sotto-rappresentate se non addirittura rese invisibili dalla narrativa predominante. Il suo lavoro torna dunque all’urgenza di una conversazione riguardo il significato di raccontare l’America con una macchina fotografica. 

A Young Man Resting on an Exercise Bike, Amityville, NY, 1988 .

Bey si avvicina alla pratica fotografica scattando foto ad Harlem tra il 1975 e il 1979. Imparare a conoscere la comunità locale e permettere, allo stesso tempo, alla medesima comunità di conoscerlo, fu un processo che gli fece comprendere l’importanza della componente sociale, la quale andava ben al di là del creare un’immagine. Al momento dello scatto, la macchina fotografica spariva lasciando spazio all’esperienza più intima e profonda tra Bey e il soggetto ritratto. Spaziando tra le prime serie di ritratti scattati ad Harlem ed i lavori più recenti, nei quali l’artista immagina una scappatoia alla schiavitù tramite la Underground Railroad; la retrospettiva Dawoud Bey: An American Project racconta del profondo coinvolgimento tra l’artista, il soggetto Afroamericano ed Harlem stessa.

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MUSE TALK

GARANCE MARILLIER

2023.02.22

Amo la moda, per me è un modo di esprimere il mio universo e la mia sensibilità. Amo la collezione di Fendi perché è moderna e iconica allo stesso tempo, nei colori e nei tagli.

FROM THE MAGAZINE

SAMARA WEAVING

2023.02.22

So che non voglio essere ripetitiva. Non voglio essere associata ad un tipo. Ad esempio quando ho letto Azriel, non mi aspettavo di morire dalla voglia di fare la parte di una psicopatica muta. Ero davvero elettrizzata perché era cosi spaventoso come ruolo.

MUSE TALK

STACY MARTIN

2023.02.22

C’è anche un elemento di coraggio nel fare ciò che mi spaventa. La maggior parte delle volte non penso troppo se fare o meno qualcosa, è una decisione istintiva. Quando inizio a sentirmi spaventata, il più delle volte è un segno che devo farlo. L’adrenalina può essere un incentivo molto produttivo.

MUSE TALK

MICHAEL KAGAN

2022.04.04

In conversazione con Michael Kagan, artista basato a New York, che condivide con MUSE la sua eclettica attività artistica. I suoi dipinti scenografici raffigurano esseri umani che sfidano i limiti della natura attraverso la resistenza fisica e la tecnologia.

 

MUSE TALK

EMMA STERN

2022.03.31

In conversazione con Emma Stern, artista newyorkese che combina abilmente la pittura a olio con software 3D creando futuristiche opere di grande formato.