Le opere di Scheggi sono tanto esuberanti per il colore e semplici nella forma quanto complesse per il livello di progettazione e il concetto che esiste dietro di esse. Circondato dalla madre pittrice e il nonno scultore, inizia la sua carriera artistica direttamente nella sua casa di famiglia, dove crea le prime opere sperimentali caratterizzate dalla sovrapposizione di vari materiali. La tela dell’artista è utilizzata come una superficie scultorea da modellare e presto ne diventa anche il suo segno distintivo, tanto da indurre il critico d’arte Gillo Dorfles nel 1965 a coniare il termine “pittura a oggetti”, di cui ne diventa uno dei massimi esponenti. La Cardi Gallery a Milano inaugura una nuova exhibition dedicata al grande artista Paolo Scheggi, ripercorrendo, attraverso una selezione di oltre 25 opere, la ricerca dell’artista dai primi anni Sessanta all’inizio degli anni Settanta. Per l’occasione verrà ricostruito anche nella sua versione originaria lo storico ambiente immerso Interflore, realizzato con 85 anelli fluorescenti in legno e luce di Wood sospesi nel buio, presentato per la prima volta alla Galleria La Tartaruga nel 1968.

In Making Spaces, titolo dell’exhibition, gli ambienti dialogano con le Intersuperfici di Paolo Scheggi, opere realizzate con moduli di cartone colorato fustellato e plexiglas in colori brillanti, sovrapposti e solcate da aperture ellittiche. Il percorso espositivo propone al pubblico due differenti chiavi di lettura: da un lato indaga la progettazione integrata all’architettura che l’artista conduce elaborando i moduli spaziali alla base delle sue opere più note, dall’altra offre ai visitatori una panoramica ampia sull’approccio di Scheggi ai concetti di interazione, interspazio e di multimedialità. Fontana, carissimo amico dell’artista, ha sempre esternato la stima che provava nei suoi confronti e amava il modo in cui i suoi quadri erano così profondamente neri, bianchi o rossi. La curatrice Ilaria Bignotti insiste nel soffermarsi sulla carriera di Scheggi, già confermata alla sua prima partecipazione ad una mostra a Bruxelles alla Galerie Smith, dove per la prima volta le sue Intersuperfici si affacciano al mercato internazionale. Oggi il grande artista fiorentino si inserisce nel cuore di Milano, dove lui stesso è riuscito a trovare un equilibrio tra la città nevrotica e cosmopolita e il rigore del suo lavoro, sperimentando nuovi linguaggi e travalicando ogni confine. Durante la sua carriera stringe diverse collaborazioni con celebri critici, progettisti e produttori come Germano Celant, Angelo Fronzoni e Gian Mario Olivieri ed oggi la Cardi Gallery volge uno sguardo anche sull’importanza dei suoi rapporti, fino a giungere alla realizzazione del progetto con la Fabbrica Poggi, che vede la produzione di oggetti plastico-visuali anche legati all’arredo. La ricerca per le opere dell’artista si estende e dirama in molteplici direzioni, dalla poesia al teatro, dall’azione urbana alla speculazione concettuale, per arrivare ad abbracciare anche la moda e il design. Fin da subito supera il concetto della superficie della tela monocroma, conferendole aperture organiche ellittiche o circolari perfette: la sua indagine si allarga sempre di più, trovando infinite possibilità di leggere le sue opere, che partono da essere metafore di una riflessione esistenziale profonda che abbraccia lo spazio e il tempo nel quale viviamo.
“Fontana aveva messo per iscritto la sua stima nei confronti di quei quadri così profondamente neri, bianchi, rossi, in una lettera carica di presagi rispetto alla carriera intensa e folgorante che Scheggi stesso avrebbe percorso.”
Come ne suggerisce la loro forma, quelle di Paolo Scheggi sono opere che invitano ad andare oltre il superficiale scavando nel profondo, trasformando l’osservatore in parte attiva e integrante. La Cardi Gallery di Milano attraverso il percorso proposto analizza l’artista e offre la possibilità al pubblico di capire il suo carattere osservando diverse opere realizzate in diversi momenti della sua vita. I colori intensi delle opere e le aperture circolari creano dei giochi continui di luce e un continuo contrasto tra la superficie e profondità. Il lettore è spinto dalla curiosità e si sente come rilesso nel quadro, analizzando, oltre che l’opera che sta osservando, la sua persona, cercando di capire cosa può trovare scavando nel profondo di sé stesso. Forme all’apparenza semplici nascondono una tecnica complessa, ma soprattutto è sorprendente l’effetto che genera nel pubblico.
Per maggiori informazioni cardigallery.com.
