MANIFESTO

#63

CHANGE OF SPACE

FRANCESCA BURNS

2020.05.25

Portrait ANGELO PENNETTA
Interview KIN WOO

La stylist parla di come ridefinire ciò che la ricchezza significa e quale sia la vera gioia di vivere.

KW  Come stai? Ti sei auto-isolata prima che Boris Johnson annunciasse il lockdown?
FB  Sto bene. Ho avuto un’esperienza davvero strana. Perché ho molti amici italiani intorno a me e leggendo le notizie (su quello che stava succedendo in Italia all’inizio della crisi del Coronavirus) si capiva che stava per succedere qualcosa di veramente brutto. Sono andata a Parigi per la settimana della moda, ma mi sentivo così a disagio, mi sono detta che cosa stiamo facendo? Era tutto assurdo. Così, sono tornata e siamo andati in isolamento due settimane prima del lockdown.
KW  Torni a scattare adesso?
FB  Sì, questa settimana vado a fare un servizio. In realtà oggi sono nel mio ufficio. Scatterò per LOVE. Io e il mio ragazzo Angelo (Pennetta) scatteremo Adwoa Aboah utilizzando solo brands londinesi. É una bella opportunità per lavorare con abiti che altrimenti non verrebbero visti. Ci sono davvero incredibili talenti a Londra e questa è davvero una grande occasione per dare voce a persone che non hanno potuto condividere il loro lavoro come avrebbero voluto.
KW  Stavo anche pensando a come potremmo sostenere i giovani stilisti londinesi durante questa pandemia e fare un servizio fotografico con i loro capi è sicuramente un modo per farlo.
FB  Sì, negli ultimi sei mesi ho riflettuto su come evolvere con la moda in una maniera migliore. L’industria ora, rispetto a quando ho iniziato, è così irriconoscibile. Amo la libertà creativa che abbiamo qui nel Regno Unito, dove c’è sempre stato un grande supporto da parte delle istituzioni per coltivare i talenti in tutto il mondo. Queste sono le cose importanti per me, oltre ad un’altra importante questione: la sostenibilità. È impossibile rendere la moda sostenibile in qualsiasi modo, anche se ci sono marchi fantastici che fanno grandi cose. L’anno scorso ho incontrato questa donna incredibile, Nina Marenzi, che dirige Sustainable Angle e che faceva da consulente presso Sonia Rykiel, dove all’epoca facevo anche io la consulente come stylist. Nina venne ad uno dei meeting creativi e ci spiegò il ciclo di vita dei tessuti che stavamo scegliendo. Tiravamo fuori un certo tipo di tessuto e lei ci faceva subito notare “questo non si decomporrà mai. Sopravviverà l’estinzione umana”. Nel momento in cui inizi a guardare ai tessuti e ai vestiti in quel modo la tua prospettiva cambia completamente. Le stylist non credo abbiano questo tipo di preparazione, perché noi ci innamoriamo della silhouette o di un’idea. Ma bisogna essere responsabili. Se se ne ha l’opportunità, è giusto chiedere, da dove viene questo tessuto? Qual è il suo processo di lavorazione? È davvero un argomento complesso da affrontare e questa responsabilità va ben al di là dell’impegno di un singolo individuo. I brand e il governo devono essere più coinvolti perché cambi davvero qualcosa.

KW  Una delle prime cose a cui ho pensato quando si é diffuso il Covid-19 e non è più stato possibile viaggiare, è che dovremmo sbarazzarci delle Cruise e cercare di viaggiare meno.

FB  Sono completamente d’accordo. Penso che ci sia stato un enorme squilibrio e la moda non sia stata necessariamente dalla parte degli stilisti per molto tempo. E penso che questa pressione costante a produrre collezioni sia insostenibile sotto vari aspetti. Troppi designers sono portarti all’esaurimento e ci sono terribili conseguenze ambientali. Se si entra in un grande magazzino si nota subito quanto i marchi siano sotto pressione nel produrre lo stesso capo, al punto da perdere la loro vera identità.
KW  Trovo davvero deprimente che le vendite complessive dei marchi possano dipendere dal fatto che una sola sneaker riscuota successo…
FB  Assolutamente! E credo che questa differenza stia diventando così confusa di recente, soprattutto con il successo dell’abbigliamento athleisure. Cancellare le collezioni Cruise sarebbe davvero un cambimento enorme. Kering é un’azienda molto innovativa e quello che hanno deciso di fare per YSL e Gucci durante la prossima stagione é davvero entusiasmante. Bisogna essere coraggiosi per andare contro il sistema. Il cambiamento non è qualcosa che accade facilmente. La gente deve correre dei rischi e saper dire quel che troppo è troppo. Non sentiamo mai i pareri dei creativi, ma i CEO e gli addetti al marketing. Tuttavia i designer non entrano nella moda perché hanno una smania aziendale, ma perché è un’incredibile piattaforma dove ci si può esprimere in modo creativo.
Penso che molto di questo sia andato perso per via della produzione di massa. Anche prima di iniziare a lavorare alle sfilate, ero innamorata di questo mondo, pensavo all’immaginazione dei designer e alla loro capacità di trovare idee incredibili e di trasformarle in una collezione.
KW  Penso sempre al modello di business adottato da Azzedine Alaia, dove si trattava di fare solo il necessario, mostrando la collezione solo due volte l’anno. Non sovraproducendo così tanto. E ora, forse i designer se ne accorgono e riconoscono che può essere un modello di business migliore e sostenibile.
FB  Credo che i designer l’abbiano sempre saputo. Sono una grande sostenitrice del less is more.
Alcune persone sono in grado di navigare in questo limbo tra moda e business. Ma non è proprio così facile. E penso che sia questo il motivo per cui Gucci è stato particolarmente straordinario. Alessandro Michele è un sognatore incredibile. Nulla della sua visione e della sua passione si perde. Tutto ciò che fa è intriso delle sue idee. Quando si entra nel negozio è un esperienza incredibile, perché quell’estetica viene perfettamente declinata in modo da renderla diversa e vendibile. Poche persone sono riuscite a farlo.
KW  Sono usciti alcuni magazine le cui immagini sono state create durante il lockdown. C’è qualcosa che hai visto e che ti ha ispirato? Il lavoro di fotografi e stylist che hanno dovuto confrontarsi con le restrizioni che tutti abbiamo vissuto che ti ha colpito particolarmente?

PHOTOGRAPHY TYRON LEMON, MODEL DAMARIS GODURIE, PUBLISHED VOGUE UK.

FB  Mi era stato chiesto di lavorare ad alcune cose all’inizio del lockdown. Ma ritengo fosse un processo cosi personale; non che non si potesse essere creativi, ma la gravità della situazione era così enorme che non sono riuscita ad entrare in quella forma mentis dove potevo creare qualcosa di autentico. Che le persone avessero qualcosa da dire, è meraviglioso, e sopratutto che siano stati in grado di dirlo entro le costrizioni del lockdown. Penso che la copertina bianca di Vogue Italia sia stata fantastica e davvero commovente. La mia foto preferita in tutto quel portfolio è quella di Joe McKenna che ha scattato una foto di un albero in fiore. Avendo viaggiato per tutta la mia vita lavorativa, non ho mai passato così tanto tempo a casa, quindi cose come la primavera sono straordinarie. Ho visto la foto di Joe ed ho pensato che rappresentasse esattamente come ho vissuto queste ultime settimane. Un albero in fiore comunica di più di quanto possa fare una foto di moda, ma questa é solo la mia esperienza. Ma è fantastico che ci siano persone che sono riuscite a trovare un modo per trovare ispirazione ed essere entusiaste e scattare un servizio di moda. È stato tutto semplicemente troppo per me.
KW  Ci sono alcuni che chiamano questo momento un reset, mentre altri pensano sia un ritorno alla normalità. Tu cosa ne pensi?
FB  Penso che sia un 50/50. È stato un grande momento di riflessione per tutti. Ma allo stesso modo le nostre abitudini sono dure a morire e abbiamo un sistema molto consolidato. È ovvio che dopo tanto tempo le cose dovessero cambiare ed è emozionante sentire questi annunci relativi al cambiamento e potenziale mancanza delle fashion week. In realtà era una necessità che queste cose cambiassero. Come dicevi, le persone che hanno bisogno di esprimersi, ora si sentono molto frustrate, vogliono uscirne e iniziare a fare qualcosa. Ma credo che la cosa più importante per tutti noi sia: cosa abbiamo imparato, e cosa possiamo conservare di questo insegnamento? Che cosa trarremmo da questa esperienza? Rimarremmo con domande quali: come posso ritagliarmi più tempo per me stesso? Come posso prendermela con più calma? Come posso viaggiare di meno? Per molte persone, il viaggio è qualcosa di imprescindibile. E anche nelle conversazioni con magazine e fotografi, alla fine la gente vuole solo andare a casa e dormire nel proprio letto. E penso che anche questo sia molto importante.

KW  Mi sono sintonizzato su un Live di Instagram dove il fotografo Ethan James Green diceva che secondo lui, gli shooting l’anno prossimo saranno molto locali e prevederanno pochissimi viaggi aerei. Questo mi ha fatto venire un po’ di nostalgia dei giorni in cui Diana Vreeland commissionava un servizio fotografico in località esotiche che richiedeva almeno 2 settimane. Ma quei giorni sono passati da un pezzo.
FB  Ho visto il documentario su Diana Vreeland durante il lockdown, davvero interessante. E si ha proprio la sensazione che si tratti di un altro momento storico. Poter viaggiare era davvero un lusso, sopratutto se si pensa che per otto foto si stava all’estero due o tre settimane. Ho pensato ok, va bene questo è un modo più sostenibile per affrontare il lavoro. Abbiamo dato per scontato tutti questi spostamenti da un posto all’altro. Sai, io amo viaggiare. Ma voglio davvero avere un atteggiamento responsabile nei confronti del mio modo di lavorare. E questa è stata una grande opportunità per ridefinire il significato della ricchezza e la vera gioia di vivere. È così facile lasciarsi sedurre quando ti viene chiesto di fare tante cose eccitanti, ed è difficile dire di no. Prima che te ne accorga, gli anni volano via e hai viaggiato per milioni di chilometri e ti senti tipo oh mio Dio! Che cosa è successo? E io ci ho pensato per un po’ di tempo a come far funzionare il mio business in modo più sostenibile, a come fare scelte migliori come stylist, ma è difficile da realizzare senza un reale supporto da parte dell’industria. Questo farà sì che tutti guardino al modo in cui fanno le cose. Se vuoi lavorare con alcune persone, ma non sei nello stesso paese, come puoi farlo? Qual è il modo migliore per farlo? Ed è qualcosa che spero avrà un’influenza estremamente positiva su tutti noi, perché non possiamo cambiare le cose da soli. Abbiamo bisogno di una coscienza collettiva per cambiare le cose. E sento che tutti vogliono un cambiamento. Stavo leggendo un’intervista a Bella Hadid che raccontava di come abbia viaggiato costantemente. Di solito lasciava un servizio fotografico e saliva su un aereo per tornare in America o da qualche altra parte. Ed ho pensato anche quando sei cosi giovane, quando hai 21 anni, è così che vuoi vivere? È così dura per il corpo. Ti incasina completamente. Questa è un’industria meravigliosa, davvero meravigliosa e credo che la moda abbia sempre permesso alle persone di fare grandi cambiamenti. Ha un potere enorme perché è un grande business. E ha proprio tutti gli ingredienti giusti per fare qualcosa di veramente importante.
KW  E come hai fatto a restare presente a te stessa mantenendo viva l’ispirazione durante il lockdown?

PHOTOGRAOHY JULIE GREVE, MODELS ASTRID AND ONLINE, PUBLISHED DAZED.

Voglio davvero avere un atteggiamento responsabile nei confronti del mio modo di lavorare. E questa è stata una grande opportunità per ridefinire il significato della ricchezza e la vera gioia di vivere.

–  Francesca Burns

FB  Mi piaceva molto andare in giro. Essere a Londra è stato straordinario, perché è stato così bello con questo sole senza fine, così ho camminato per il mio quartiere vedendo cose che non avevo mai visto prima. Una delle mie cose preferite tra quelle che ho fatto è stata questa passeggiata guidata sugli alberi, so che suona ridicolo. [ride] Ho seguito la mappa dal sito web per guardare tutti alberi significativi della città di Londra. Era un giovedì pomeriggio e non c’era nessuno in giro e all’improvviso ti accorgi di cose che hai già visto un milione di volte, ma che non hai mai visto prima davvero. Sembra pazzesco, ma in realtà vedere la città in cui vivo da tanti anni e che non ho mai visto prima, è stato piuttosto sorprendente. Ho una routine giornaliera, mi alzo e devo scrivere sul diario prima di fare qualsiasi altra cosa. E poi, in un certo senso, aiuto le persone e mi rivolgo a chi ha bisogno di aiuto, busso alla porta e chiedo se c’è qualcosa che posso fare. Basta essere presenti. Non sono stata molto al telefono o sui social network, il che è stato positivo, essendo una delle mie cattive abitudini. Cerco di vivere la giornata, prendo un giorno alla volta e mi lascio trascinare da quello che succede.
KW  Visto che hai citato il documentario su Diana Vreeland … hai fatto molta ricerca per potenziali servizi fotografici o hai vissuto questo periodo alla giornata?
FB  Poco prima dell’isolamento avevo fatto qualche settimana di pianificazione della stagione e di ricerca relativa ai servizi che volevo realizzare. Le collezioni Autunno-Inverno sono state cosi incredibili che non vedevo l’ora d’iniziare. Ma quando c’è stato il lockdown, è stato piuttosto difficile entrare in quella forma mentis perché non riuscivo nemmeno ad immaginare come sarebbe stato il mondo. Mettere insieme un servizio fotografico è un processo molto intenso per me e semplicemente non volevo sentirmi quel tipo di pressione addosso. Volevo solo sedermi ed essere presente.
KW  È interessante vedere come i giovani designer reagiscono all’isolamento.
FB  Quello che sta succedendo, sta dando ai giovani talenti un’opportunità completamente nuova. Mi è piaciuto molto quello che Supriya Lele ha fatto andando in India con Jamie Hawkesworth. È così importante entrare in contatto con le emozioni che si nascondono dietro i vestiti, altrimenti ci si dimentica del lato più significativo. Quindi, per raccontare una collezione non deve per forza essere messa sulle modelle. Stavo parlando con Ben Reardon, che lavora con gli studenti laureati di Westminster, e mi stava raccontando come gli studenti abbiano dovuto creare una campagna per la loro collezione finale durante l’isolamento e mi ha raccontato di quanto sia stato incredibile il modo con il quale ogni studente ha affrontato il progetto. Ad esempio una ragazza ha scritto una canzone. Mi ha fatto realizzare che siamo così condizionati a pensare in un certo modo, che bisogna essere molto coraggiosi per rompere gli schemi.

KW  Quello che mi piace molto della tua carriera è che riesci a bilanciare le consulenze per grandi marchi come Kenzo con quelle di designer più giovani come Nensi Djoka e A Sai Ta. Parlami un po’ del rapporto con questi giovani designer e di come ti sei fatta coinvolgere da loro.
FB  Con Nensi ho visto alcuni dei suoi pezzi alla CSM e ne ho presi in prestito alcuni per un servizio fotografico. Mi è piaciuto molto il suo lavoro e Lulu Kennedy (di Fashion East) mi ha chiesto se ero interessata ad aiutarla, il che è stato davvero un onore. È così talentuosa e diligente che mi lascia sbalordita. Fa tutto da sola, ha un team molto piccolo, ma l’attenzione ai dettagli e l’amore che mette in ogni pezzo è semplicemente straordinaria. E per me è una gioia immensa, lavorare con qualcuno che senti di poter aiutare a realizzare un’idea. Il bello di lavorare con i giovani designer è che il loro punto di vista è estremamente autentico perché vengono da un luogo dove non pensano alla collezione in termini commerciali e non si chiedono tutto ciò venderà o dovrò realizzare questo pezzo in marrone?
KW  Stavi lavorando a PRINT (il magazine indipendente che realizza con Christopher Simmonds) quando è iniziato il lockdown?
FB  Sì, ci stavamo lavorando, ma lo abbiamo messo in pausa e riprenderemo la conversazione quando ci sarà possibile. È interamente autofinanziato da me e Chris, è gestito come una cooperativa, quindi chiedere alle persone di investire, pone la domanda relativa a cosa sia veramente giusto e cosa vogliono davvero le persone. Adoro creare immagini, e l’idea di creare immagini da un punto di vista emotivo è così importante per me. Proprio durante il lockdown ci stavo pensando, è un momento cosi interessante per creare senza barriere.

PHOTOGRAOHY JULIE GREVE, MODELS ASTRID AND ONLINE, PUBLISHED DAZED.

KW Penso che questo sarà il futuro dell’editoria. La gente produrrà di meno, ma quello che verrà prodotto sarà molto speciale. Durante tutto questo periodo di isolamento, anche quando tutte le edicole erano chiuse, c’erano comunque riviste che volevo e ho cercato a tutti i costi, quindi penso che la gente abbia ancora voglia di qualcosa di fisico.
FB  Lo spero. Nelle ultime settimane ho dato un’occhiata ai numeri passati di PRINT. L’obiettivo era sempre quello di creare servizi che sembrassero senza tempo e mentre guardavo il primo numero ho pensato oh mio Dio, se questo uscisse oggi, lo troverei ancora molto interessante. Bisogna solo dare alla gente delle buone ragioni per voler guardare qualcosa.
KW  Qual è stata l’ispirazione per iniziare PRINT?
FB  Io e Chris proveniamo da un background editoriale e PRINT é nato dall’idea di creare qualcosa in totale libertà. Volevamo davvero creare qualcosa di autentico, personale e che ci facesse sentire soddisfatti. É stato liberatorio – e mi ha fatto ricordare il perché di quello che faccio. PRINT ha creato un’opportunità per collaborare con persone che ammiro e realizzare un dialogo coinvolgente sulla moda, sulle immagini, sulle persone e su ciò che è interessante.
KW  Il vostro primo numero mi ha ricordato di quando Joe McKenna uscì con la sua rivista, Joe’s nei primi anni ‘90.
FB  Il Magazine di Joe rimane impareggiabile ancora oggi. È così brillante. Ma mi piace il fatto che le persone collezionano la nostra rivista, mandano messaggi su Instagram dicendo quanto la amano. Amo il fatto che la gente sia interessata.
KW  In che modo questo periodo di reclusione ha cambiato il tuo modo di lavorare?
FB  Per me si è trattato di fare dei cambiamenti che ho desiderato per molto tempo. E ridurre la quantità di cose che ho per un servizio fotografico. Essere davvero cosciente di quello che scatto chiedendomi questo look sarà davvero fondamentale per la storia? Essere più consapevole in generale.
KW  Cosa ti preoccupa di più del prossimo futuro e in cosa speri per l’industria?
FB  La mia preoccupazione è che non cambieremo. E che non avremo imparato nulla. E che tutta questa situazione sfoci in qualcosa di brutto e distruttivo. Questa è la mia preoccupazione. Ma la mia speranza è che questo periodo sarà un’opportunità per iniziare a cambiare. Non sarà facile nè veloce, ma spero davvero che andremo verso cambiamento positivo.
KW  Spero anche che i designer non siano così preoccupati da fare collezioni troppo commerciali. Quello che desideriamo è che i designer facciano grandi passi avanti, perché, come ben sai, nessuno ha bisogno di altre t-shirt. Come hai detto anche tu, le collezioni Autunno Inverno sono state incredibili.
FB  Assolutamente! Sentivo davvero che c’era qualcosa nell’aria durante la stagione scorsa. L’ultimo show della settimana della moda, lo show di Louis Vuitton è stato così commovente. L’ho trovato straordinario. Il modo in cui (Nicolas Ghesquiere) ha messo insieme la collezione con quell’incredibile ibrido tra il antico e nuovo, tra il tecnico e il romantico, è stato brillante. Ne sono rimasta così colpita!
KW  Anche l’ultima sfilata di Marc Jacobs è qualcosa che mi ha davvero colpito. Ricordo abbia detto essere la sua ultima collezione, con la quale aveva detto tutto quello che doveva dire. Dovrebbe essere l’attitudine con cui affrontare ogni collezione.
FB  Assolutamente. La moda era incredibile! Pura gioia.

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