MANIFESTO

#64

MUSE TWENTY FANZINE

JENNA GRIBBON

2022.02.18

Photography CLÉMENT PASCAL
Interview MADDALENA IODICE

L’artista, che ha collaborato a una speciale Cover Arte in edizione limitata per il numero di Settembre, ci racconta della sua pratica artistica e il ruolo della vulnerabilità nel suo lavoro.

In conversazione con l’artista Jenna Gribbon, che in occasione del numero di Febbraio ci ha raccontato del suo processo creativo e ha ri-elaborato il logo MUSE personalizzando l’Art Cover del numero con pennellate dense e vibranti.

 

MI Ciao Jenna, è un piacere parlare con te in occasione di questo numero di MUSE. Come stai? Come procede la nuova serie di opere alla quale stai lavorando? Ho avuto modo di vedere una prima preview, e mi sembra tu abbia esplorato ulteriormente quello che ad oggi è il tema centrale del tuo lavoro: “il vedere e l’essere visti”. Come nasce questa nuova serie? 

JG Sto benissimo grazie! Ho finito proprio ora le opere oggetto della prossima mostra, e le ho spedite a Londra. Adesso sono felice di avere del tempo per rilassarmi. Si tratta di opere che insistono sull’esplorazione del guardare chi guarda. Sono una prosecuzione della mostra “Uscapes”, presentata presso la galleria Fredericks and Freiser lo scorso Settembre a New York. È li che ho introdotto le opere di grande formato nelle quali ritraggo i miei arti e quelli della mia compagna intrecciati in modo confuso, divengono quasi elementi astratti, simili a un paesaggio. In quei lavori, il mio corpo nudo attira lo spettatore al centro della scena, talvolta il punto d’accesso è tra le mie gambe socchiuse. Sono quadri che mostrano e raccontano l’intimità, il piacere e la scomodità di essere vicini. 

MI Il tuo lavoro rivela la stretta relazione che hai con i soggetti ritratti. Sono particolarmente interessata al modo con il quale hai ritratto Mackenzie nel corso degli anni. Man mano che nella vostra relazione fiducia e intimità sono cresciute, è cambiato anche il tuo modo di ritrarla? 

JG Mackenzie è per me un soggetto ideale, non solo perché essendo la mia compagna ho accesso a momenti di grande intimità con lei, ma anche perché come musicista, è una figura pubblica; e anche il rapporto pubblico vs privato è un tema chiave del mio lavoro. Le mie opere hanno sicuramente subito un’evoluzione nel corso della nostra relazione. Quando l’ho ritratta in “Erotic hand in public”, si coglieva essere l’inizio di un nuovo rapporto. Oggi, la dipingo in posture ed espressioni meno composte, e questo per me è un privilegio, mostra la solidità che caratterizza il nostro rapporto. Sono ritratti ancora più intimi, perché lasciare che qualcuno veda il tuo viso ed il tuo corpo così spontaneamente è indice di vicinanza e grande fiducia. 

MI Quando lo spettatore guarda le opere assume il tuo punto di vista, che è anche lo sguardo di una mamma come in “Pose of an artist’s child”. La maternità ha influenzato il tuo lavoro? E qual è l’importanza di questo tema nel contesto dell’arte contemporanea oggi? 

JG Quel lavoro racconta dell’innato senso di preservazione del soggetto ritratto. Credo che i bambini abbiano un istinto naturale nel ritrarsi da sguardi indesiderati, un aspetto per me molto interessante da esplorare in un dipinto, raffigurando solo una parte del viso di mio figlio, quella che lui mi ha permesso di vedere. Il tema della maternità è stato ampiamente marginalizzato negli ultimi cent’anni, e sono felice di vedere come oggi molte artiste abbiano deciso di dargli spazio. 

“Io mi sono lasciata andare all’esplorazione di questi aspetti realizzando dipinti che non avrei mai fatto in passato per paura che fossero giudicati come sentimentali.”

-JENNA GRIBBON

Blue Drapes, 2021
Deck Peek, 2021 ( Detail)

L’opera di Jenna What Am I Doing Here? I Should Ask You the Same, 2022 scelta per l’Art Cover di Muse,  è ora parte della residenza della Frick Collection Living Histories: Queer Views and Old Masters. Un incredibile progetto annuale che espone il lavoro di quattro artisti basati a New York: Doron Langberg, Salman Toor, Jenna Gribbon, and Toyin Ojih Odutola. Ognuno presenta un lavoro singolo pensato per entrare in conversazione con gli iconici dipinti della collezione permanente della Frick, con particolare enfasi alle questioni di genere e identità tipicamente escluse dalle narrative dell’arte moderna europea. 

COLLECTION

CHANEL CRUISE 2024-25

2024.09.24

La collezione Cruise di Virginie Viard prende la forma sul tetto de la Cité Radieuse di Le Corbusier, luogo in cui disegni architettonici si mescolano ai tropi marini. La città di Marsiglia porta con sé anche un forte senso di libertà, un luogo che permette di scoprire o riscoprire l’energia creativa.

INTERVIEW

GEORGE CONDO

2024.09.13

George Condo e Andrea Goffo conversano sulla pratica dell’artista americano in occasione della nuova mostra The Mad and The Lonely ospitata dalla DESTE Foundation, tra le mura dell’antico macello dell’isola di Hydra, in Grecia.

ART

ALVARO BARRINGTON

2024.09.13

Alvaro Barrington racconta GRACE, un’installazione site-specific realizzata in occasione della Tate Britain Commission.

IN CONVERSATION WITH

EMMA D'ARCY

2024.09.13

“Essere un adolescente al di fuori di una grande città del Regno Unito comporta lunghi periodi di ozio — stavo in piedi su distese d’erba o aspettavo fuori dai supermercati — sono condizioni ideali per sognare, credo”.

MUSE TALK

DEVON LEE CARLSON

2024.09.13

Devon Lee Carlson interpreta con spensieratezza la collezione di Gucci per il prossimo autunno inverno. L’ambientazione di Los Angeles intorno a lei è autentica e reale, così come la fotografia di Alyssa Kazew.