MANIFESTO

#63

CHANGE OF SPACE

IX SHELLS

2023.02.27

Interview HANS ULRICH OBRIST

A conversation about generative art, an artform which uses algorithms to create itself. Shells writes codes to produce different kind of artworks, playing with colors, shapes and textures. A strong atmosphere is perceived though her work. A clear rhythm, and an hypnotic effect.

HANS ULRICH OBRIST IN CONVERSAZIONE CON IX SHELLS

 

HUO Finalmente ci conosciamo personalmente. Dove ti trovi ora?

IS Sono a Panama. 

HUO Sono curioso di sapere come è iniziato tutto. Come ti sei avvicinata all’arte? 

IS Ho appena lavorato a degli scatti con un altro artista e ho capito un po’ di più del mio processo, ho collegato i puntini. Inizialmente era un puro interesse per la fotografia: mi piaceva andare in giro, riprendere gli spazi intorno a me, e trasformare tutto, anche la fotografia, i video e la musica, in un’astrazione. All’epoca vivevo a Toronto, ci sono stata per circa cinque anni, ed è stato molto difficile vivere lontano dalla mia famiglia e conoscere questo nuovo e strano posto. Sono riuscita a comprenderlo meglio grazie alla mia macchina fotografica. Studiavo architettura, ricordo che volevo fare l’architetto ma era un sogno molto costoso, così ho deciso di provare un corso diverso, e ho trovato online questa laurea in informatica all’Università di Londra. Una delle prime lezioni riguardava la crittografia e insegnava come inserire le informazioni all’interno dei pixel. Questi erano di colori e forme diversi, e le informazioni al loro interno potevano essere estratte, tradotte in dati e trasformate in un’opera d’arte criptata pur conservandone le reali informazioni. Era una delle cose che mi piaceva di più, al di là del fatto che mi reputo una grande osservatrice, mi piace immaginare le cose, mi piace esprimere me stessa attraverso quello che faccio. È più o meno così che è iniziato. È stato anche un processo di “guarigione”, tutte queste nuove esperienze, alcune belle e altre davvero brutte, ma me ne sono innamorata. Fino ad ora il mio lavoro è il mio rapporto più intimo con qualsiasi cosa.

HUO Molti dei tuoi lavori sono generativi, chi sono gli artisti del passato che ti ispirano? Alcuni pionieri dell’arte generativa… se c’è qualche tipo di ispirazione che parte da lì.

IS Onestamente, ho iniziato tutto questo senza analizzare il passato, senza usare alcun riferimento. Ho iniziato a studiare sempre di più negli ultimi due anni, ero in trance da quando ho iniziato. Quest’ultimo periodo, grazie all’avvento degli NFT e dell’arte legata al digitale, mi ha dato molte opportunità. Sono riuscita a parlare con persone con cui mai avrei pensato di poter parlare, e ho iniziato a documentarmi di più sul passato. Ho sempre letto molto ma non ho mai avuto dei riferimenti precisi. Mi piace l’imprevedibilità, e mi annoio molto facilmente, quindi voglio continuare a ricercare nuove idee, nuovi modelli. Mi concentro molto sulle singole opere e non su grandi edizioni dello stesso algoritmo. Ho imparato molto da Frank Herbert; alcuni dicono che le mie opere in bianco e nero somigliano al suo lavoro. Penso sia tutto un grande lavoro di coincidenze, alla fine ci troveremo a specchiarci e relazionarci con gli altri o con gli oggetti. Una delle pioniere che ammiro di più potrebbe essere Vera Molnar, ho partecipato a una mostra con lei e so che può sembrare assurdo dire una cosa del genere. Quello che più mi piace di lei è la capacità di incorporare molti pensieri nella sua arte, c’è molto di lei nel modo in cui si esprime. Questo è il modo in cui gli artisti si esercitano quando cercano di dare un senso all’astrazione. Diventa un linguaggio, e io vedo lei stessa come un vero e proprio modo di parlare.

recalling dreams, 2022.

HUO Come sei arrivata al mondo degli NFT? Ho letto che è in qualche modo collegato a Lady Pheonix e al vostro evento al Lightbox di New York, in un certo senso è stata una reazione a catena… poi siete passati alla Fondazione e Dmitri Cherniak ha assunto un ruolo nel tuo cammino. Puoi parlarci di questo percorso? 

IS È stata una catena di eventi che non avevo affatto pianificato. Era già tutto nel mio mondo. Ovviamente sei nella fantasia che ti costruisci. È stata la mia famiglia a prendersi cura di me per un anno intero dopo il mio ritorno da Toronto, io mandavo tutti i soldi che guadagnavo a mia madre e a mio fratello per il loro affitto. Quando è scoppiata la pandemia ero molto stressata, mia madre lavora in ospedale, da dieci anni… ho iniziato a svegliami in un modo in cui il mio cervello era diviso tra la mia terapia e l’arte, e la ricerca di una via d’uscita da dove vivevo, con pochissimo, e con mia madre che stava facendo tutto per noi. Il mio cervello era ossessionato dall’idea di trovare qualcosa di interessante, che potesse essere riprodotto, o un sito web che reinvestisse le mie opere in, sai, cover di telefoni… tutto il genere di cose che gli artisti fanno quando sono disperati. Non avevo mai visto nulla prima, ma ho iniziato a lavorare con la tecnologia, i miei amici la usavano per creare opere d’arte che potevano usare i dati del tempo, o da qualsiasi cosa si inserisse nel programma per cambiare il modo in cui il lavoro appariva. Non l’avevo mai visto prima, e gli utilizzi degli NFT sono tantissimi. Si possono creare opere d’arte con le facce della luna, con il movimento dell’oceano, con ogni tipo di informazione. Il mio amico Dmitri Cherniak è un artista straordinario, che lavora da tempo sulla blockchain e sulle arti generative. Aiuta gli altri artisti condividendo consigli e il proprio lavoro. Quando ha lanciato il suo progetto con Artblocks ho pensato che fosse incredibile. Mi ha lasciato a bocca aperta, tutto è nato da un unico algoritmo, e ho subito pensato: “Ok, devo fare qualcosa di simile un giorno!”. È un processo molto difficile, ci vuole tempo per creare un progetto del genere. E ci sto ancora lavorando. Ho deciso di condividere i singoli lavori che ho realizzato, e ho iniziato a farne di nuovi. Ho aperto il mio twitter, non l’avevo mai avuto prima perché mi distraeva troppo dal lavoro creativo. Oggi è più logico, sono consapevole dell’autopromozione. Non è una cosa che mi piace molto, ma che so di dover fare. Mi prendo delle pause da questo, ma non molte persone si rendono conto della echo chamber che si può creare. Osservare e imparare guardando ciò che gli altri fanno o non fanno, e leggendo molto. 

HUO A cosa stai lavorando in questo momento? Puoi dirmi in che momento sei, rispetto alla tua pratica?

IS Ho avuto alcuni incontri interessanti con il LACMA Museum di Los Angeles e anche con un museo di Buffalo. Vogliono creare delle opere con me e io voglio anche presentarne alcune. L’ultimo anno è stato all’insegna di un unico insieme di lavoro creativo che rappresenta la mia arte nel suo complesso, incorporando anche vecchie opere che mostrano la mia storia. Credo che mi piaccia conservare i ricordi. Se guardo il mio Instagram, ho condiviso molti ricordi personali. 

HUO Anche ricordi di famiglia…

IS È qualcosa che faccio da anni, anche prima di tutta questa follia. Cercavo solo di creare questa connessione con le persone, una cosa vera, che amo. Vorrei che le persone mi conoscessero meglio e che, se non dovessi esserci più, possano cercare le cose che ho lasciato e capirmi meglio. È molto emozionante in questo senso. Ho conosciuto molti amici solo grazie alla mia arte, chi ha risposto a ciò che condividevo… Dire cose belle è una forma di comunicazione per me. Penso che il metaverso inizi quando si crea un luogo che le persone possono visitare ogni giorno. E credo che la mia versione del metaverso sia il lungo feed di Instagram che ho, come un collage. Tutto diventa interconnesso in qualche modo, anche quando non lo pianifico, come il 90% delle volte. L’arte che condividevo faceva parte della mia immaginazione anche quando non la pianificavo, veniva dalla mia coscienza. Poi ho iniziato ad interpretarla, quando vedo sagome e forme nella natura, nella musica, è la stessa cosa di quando visito i musei o le gallerie e vedo opere d’arte in cui posso riconoscere volti, persone, città. Voglio solo condividere con il mondo ciò che vedo. 

tune in to the things that amplify you, 2022.
dreaming at dusk, 2021.
recalling harmonics, 2022.
ROMPECABEZAS EN TOUCH, 2022.

HUO Hai realizzato l’opera Dreaming at Dusk, che è diventata molto famosa. Nella descrizione si parla dell’idea di commemorare il progetto Tor onion per i suoi 15 anni, progetto nel quale è letteralmente fiorito un’intero ecosistema di cipolle. Ha anche a che fare con la memoria, in questo senso. Puoi parlare un po’ di più di Tor e di cosa ti ha spinto a realizzare questo progetto digitale unico? È interessante perché utilizza la chiave privata del primo servizio onion.

IS Mi ha contattata l’anno scorso una delle responsabili del progetto che si chiama Antonella e vive in Argentina, in realtà molte persone che ne fanno parte provengono dai Paesi latini. Sono solo volontari, vogliono creare una porta verso il primo mondo e dare una possibilità a chi non ce l’ha. È un modo per proteggere le informazioni, nel caso in cui tu sia per esempio un reporter che lavora su conflitti come l’Ucraina o l’Iran, e hai bisogno di proteggere la tua identità per non essere ucciso. Tor protegge le informazioni quando si effettuano ricerche online o si inviano messaggi, generando connessioni con altri Paesi. Molte persone lavorano in luoghi come questo, lottando contro i potenti. Faccio ancora parte di Tor, ci sentiamo di tanto in tanto, e presto li vedrò a New York. Stiamo realizzando un video per commemorare l’anniversario del progetto e abbiamo guadagnato una grande somma che è stata interamente donata al progetto, che ora si espanderà in una propria rete.

HUO Sto guardando il tuo profilo Instagram (@ix_shells). Il post più recente parla del tuo amore per il ciò che fai e dell’importanza di Dmitri Cherniak che ti ha suggerito di concentrarti sull’arte. 

IS Ho fissato quel post in evidenza, in realtà se vedi la data risale all’anno scorso. Voglio che la gente capisca di più del mio passato. Questa è una delle opere che mi ha aiutato a entrare in contatto con lui, nel 2020, quando non stava accadendo nulla di tutto ciò. Ha pensato che fosse uno dei pezzi più unici che avessi fatto. Così è iniziata la nostra amicizia, e molte delle mie amicizie sono nate in questo modo. La gente vede nel mio lavoro qualcosa di più di una produzione generativa, ci sono in realtà molte arti generative che sono geometria pura. Anche quando si tratta di musica, io cerco di condividere una storia che mi colleghi al pezzo stesso. Dmitri Cherniak è stato una pietra miliare della mia vita, mi aiuta ad essere me stessa, osservo molto quello che fa con la sua arte, come la condivide, e come cerca di educare gli altri.

HUO Molti artisti stanno mescolando la realtà, pezzi della blockchain ma anche elementi fisici, slow prints e light boxes. I pezzi raggiungono una dimensione speciale, in 3D. È un aspetto che interessa anche te? Mescoli in qualche modo la realtà e i componenti fisici nelle tue installazioni? 

IS In realtà sì, di recente ho ottenuto uno spazio a Panama per creare uno studio, al momento lavoro nella mia stanza dove ho dei libri e alcune stampe che ho realizzato. Ho una uploader machine che voglio iniziare ad utilizzare, voglio creare versioni più fisiche dei pezzi che realizzo, delle statue magari, o qualcosa di nuovo. Ho già giocato con il 3D, uso Blender, che è un software creativo, insieme ai programmi con cui lavoro solitamente. Avevo anche un’app per le riprese in VR, in cui si potevano mettere degli schermi tutt’intorno. Ho anche un set VR, in cui ci si può sedere e immergersi nella stanza. Molte stanze nel Web3 sono molto vecchie in termini di design, ci vuole molta arte per creare tutto ciò e anche per collegarlo alla blockchain. Ce ne sono altre non collegate alla blockchain che sono davvero sorprendenti, con disegni realistici, e personaggi veri. Ho apprezzato molto il fatto che i personaggi siano molto reali. Giocavo molto, i miei giochi preferiti sono quelli in cui puoi creare il tuo personaggio, muovendoti all’interno del gioco, e sentendoti davvero come se incarnassi quella persona o quell’animale, o quella qualsiasi cosa tu decida di essere. Alcune versioni del metaverso rispetto a questa arte sono molto grezze, con figure grigie, senza design e con pochi dettagli. Uso ancora i miei vecchi programmi, uno di questi è Sensor… Condivido lo schermo, quello della stanza che ho fatto, con un bowling, degli schermi, delle sedute, e voglio condividere con te anche il video dell’arte stessa. Qui puoi vedere me, che guardo le opere d’arte intorno. Questa è una mostra di un artista iraniano che ho curato io direttamente. 

HUO Quindi si tratta di uno spazio fisico esistente, incredibile. Dove si è svolta questa mostra?

IS Era tutta online, e poi quell’anno in realtà ne ho fatta un’altra con Lightbox a New York. Mi hanno dato lo spazio, abbiamo venduto dei biglietti e con quelli abbiamo creato dei fondi per gli artisti. Non lavoro più con loro, ora sono solo per conto mio e sto lavorando a IX Shells. Le cose cambiano e anche le persone cambiano, non è sempre facile continuare a lavorare con alcuni amici. Per questo progetto c’era una telecamera puntata sulla stanza, quindi le persone assistevano in diretta su Twitch, in VR e di persona allo stesso tempo. Con la lente VR c’era davvero la sensazione di essere nella stanza, di vedere la luce e sentire la vibrazione della musica.

HUO È come un’esperienza di realtà ibrida, in un certo senso. 

IS Lo è, e questa è la vista dalla stanza, una realtà mista. Qui si vedono le sedie, poi la stanza in cui le persone interagiscono con tutto, e anche i video. È uno dei miei lavori preferiti. Abbiamo vinto un premio per questo progetto, un Telly Award.

HUO Hai una bellissima cartolina online in cui puoi dire di imparare. Vorrei farti questa domanda invece sul senso del ritmo, sulla musica e sul tuo processo di ripresa.

IS Ho iniziato con gli psichedelici sei anni fa. Prima di allora ero molto depressa. Molti artisti cercano di fuggire da questa realtà, ma invece di fuggire io credo che volessi esplorarla, volevo capire meglio perché mi sentivo così. Ho perso mio padre quando avevo 14 anni e sono diventata muta negli ultimi anni di liceo. Andavo a scuola e mi sedevo lì, in silenzio. Mi dividevo tra diverse realtà, nella vita reale ero molto legata alle persone, ma quando mi mettevo al computer riuscivo a parlare, giocare ed essere un’altra persona. Ho sviluppato un’altra realtà e personalità che vive online, che è libera e loquace. Poi penso che ad un certo punto questi mondi si siano unificati, ad esempio ora riesco ad uscire; sono ancora in fase di guarigione, ma sento che buona parte del modo con cui mi stavo curando da quel dolore, dalla perdita della persona più importante, inizia ad essere accettata e analizzata in modo diverso. Mio padre era con me in altri modi, nella curiosità, nella tecnologia, nell’imparare di più e nel cambiare. Questo l’ho preso lui, che era molto appassionato di poesia e di musica, quindi credo che mi invitasse anche a entrare in mondi diversi. Credo di essere molto simile a lui, e forse questo è un modo per non sentirmi più triste. 

 

 

Leggi l’intervista completa sul numero di Febbraio, Issue 61.

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