Basato sul romanzo autobiografico del 1983 L’università di Rebibbia di Goliarda Sapienza, il film è incentrato sul periodo trascorso da Sapienza nel carcere di Rebibbia a Roma nel 1980, in seguito a una condanna per furto. Durante la detenzione, stringe legami profondi con alcune compagne di prigione, in particolare Roberta e Barbara, e queste relazioni diventano centrali per la sua trasformazione emotiva e intellettuale.
Il titolo, Fuori, fa riferimento alla linea sottile tra reclusione e libertà. Non ci sono flashback a fornire contesto: Martone si concentra sull’immobilità e sui dettagli, senza offrire una risoluzione—il tempo semplicemente scorre. Anche l’estetica è essenziale: interni spogli, luce cruda, e una Roma ripresa a distanza, priva di ambientazioni romantiche.



In linea con questo approccio, le interpretazioni sono misurate: Golino conferisce complessità e controllo al ruolo di Sapienza. De Angelis ed Elodie offrono una precisione emotiva nei panni delle sue compagne di detenzione. Nel cast figurano anche Corrado Fortuna, Antonio Gerardi e Francesco Gheghi.
D’altronde, Martone ha costruito la sua carriera proprio su questo tipo di cinema: film precedenti come Nostalgia, Capri-Revolution e Il sindaco del Rione Sanità condividono lo stesso ritmo lento e la stessa sensibilità verso i luoghi, e Fuori si inserisce perfettamente in questa poetica. È un film sull’assenza, sulla memoria e sulla forma sottile—talvolta dolorosa—della libertà, dando vita a un’opera composta e pienamente intenzionale.
