MANIFESTO

#65

MUSE TWENTY FANZINE

CANNES FILM FESTIVAL 2025

2025.05.21

Testo di Felicity Carter

I film che hanno definito il festival.

 

Fin dalla sua nascita, quasi 80 anni fa, Cannes è sempre stato il festival cinematografico per eccellenza, sia da mostrare che da frequentare—l’evento cinematografico più prestigioso e osservato al mondo.

Fondato nel 1946 come dichiarazione culturale nel dopoguerra, il Festival di Cannes è ancora oggi un pilastro culturale sulla Croisette, e per due settimane si mette in scena con red carpet, standing ovation e maratone di proiezioni all’interno del Grand Auditorium Lumière, il luogo simbolo del festival.

 

Al centro c’è la competizione per la Palma d’Oro, giudicata ogni anno da una giuria sempre diversa composta da registi, attori e artisti, ma Cannes si apre anche a molto altro, come la sezione Un Certain Regard per le sperimentazioni più audaci, la Quinzaine des Réalisateurs e la Settimana della Critica per le nuove voci emergenti, oltre agli slot Fuori Concorso per le grandi anteprime.

opening image: NOUVELLE VAGUE, Richard LINKLATER.
DIE MY LOVE, Lynne RAMSAY.
SIRÂT, Oliver LAXE.

Quest’anno non è stato diverso, con debutti alla regia da parte di Scarlett Johansson e Kristen Stewart, e nuovi film firmati Richard Linklater, Wes Anderson e Spike Lee. Denzel Washington ha ricevuto una Palma d’Oro onoraria durante la première di Highest 2 Lowest, la sua nuova collaborazione con Spike Lee, segnando uno dei momenti più acclamati e toccanti della settimana. Per l’occasione, il festival ha rimodulato il proprio calendario per adattarsi all’unico giorno libero di Washington, impegnato a New York nella rappresentazione di Otello accanto a Jake Gyllenhaal.

 

Nel frattempo, le maison di moda non si sono fatte notare solo sul red carpet: Lacoste e Ami Paris hanno rafforzato il loro legame con il cinema producendo film e supportando programmi chiave. Lacoste ha presentato il suo primo lungometraggio, Chien 51, un thriller dai toni noir, mentre Ami Paris è diventato partner ufficiale della Settimana della Critica. E non possiamo non menzionare il momento fashion sul red carpet: Alexander Skarsgård con i suoi stivali da pesca firmati YSL.

 

Angelina Jolie è tornata sul tappeto rosso dopo 14 anni di assenza da Cannes, attirando l’attenzione e facendo notizia come solo lei sa fare. Tom Cruise ha portato nuovamente tutta la sua energia da blockbuster sulla Croisette con Mission: Impossible – The Final Reckoning. La proiezione fuori concorso ha riempito il Grand Théâtre Lumière ed è stata seguita da una standing ovation di cinque minuti.

SOUND OF FALLING, Mascha SCHILINSKI.
THE HISTORY OF SOUND, Oliver HERMANUS.

Tra i film più discussi, The Secret Agent di Kleber Mendonça Filho è un thriller politico brasiliano ambientato negli ultimi anni della dittatura degli anni ’70. Un film lento, pieno di tensione, che ha ricevuto una standing ovation di 13 minuti. C’è stato anche Sound of Falling, un’epopea tedesca diretta da Mascha Schilinski, che affronta i traumi generazionali con precisione gotica, riflettendo il suo stile inconfondibile.

 

Richard Linklater è tornato con Nouvelle Vague, un omaggio in bianco e nero alla Nouvelle Vague francese che drammatizza la realizzazione di Fino all’ultimo respiro, ma con un tocco metanarrativo. Jennifer Lawrence ha offerto quella che è stata definita la sua performance più coraggiosa in Die, My Love, diretto da Lynne Ramsay, un’opera intensa e contenuta che esplora maternità e salute mentale.

 

Come sempre, non manca un racconto di formazione, quest’anno con Alpha di Julia Ducournau: brutale, tenero e disturbante. Presentato in Concorso Ufficiale, La Petite Dernière di Hafsia Herzi ha offerto un ritratto intimo e ricco di sfumature di una giovane lesbica musulmana che cerca di trovare la propria identità e fede nella Francia contemporanea.

 

In Love Me Tender, la regista Anna Cazenave Cambet ha adattato il romanzo autobiografico di Constance Debré in un film carico di emozione, presentato in Un Certain Regard. Vicky Krieps interpreta una madre che perde la custodia del figlio dopo aver fatto coming out, in una storia che esplora libertà personale, genere e le politiche dell’amore. Il film è stato in competizione anche per la Queer Palm, e ha ricevuto lodi per la sua sincerità e narrazione essenziale.

RENOIR, HAYAKAWA Chie.

Il regista egiziano Morad Mostafa è stato selezionato per Un Certain Regard con Aisha Can’t Fly Away Anymore, che racconta con delicatezza la storia di una collaboratrice domestica sudanese al Cairo, esplorando i temi dello sradicamento e della resilienza. Lo stesso tono emotivo si è ritrovato in Renoir di Chie Hayakawa, un ritratto poetico e delicato di una bambina di 11 anni che affronta la perdita del padre nella Tokyo degli anni ’80—una delle gemme più tenere del festival.

 

Oliver Laxe ha presentato Sirât, una storia onirica e surreale su un padre alla ricerca del figlio nel Sahara, con echi di Mad Max e allegorie spirituali. Infine, Two Prosecutors di Sergei Loznitsa ha offerto una satira pungente della giustizia staliniana, mescolando comicità e terrore.

 

Il Festival di Cannes definisce se stesso come “un’occasione per riaffermare il valore del cinema e il potere dell’esperienza collettiva”, e quest’anno ha davvero mantenuto questa promessa, con film che hanno lasciato il segno, sfidato, scosso e portato gioia.

TWO PROSECUTORS, Sergei LOZNITSA.
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