Come un’arte di rivelazione, la pittura è il riflesso delle esperienze personali di Tracey Emin, descritte attraverso un tratto espressivo, viscerale. La tela si trasforma nel racconto dei suoi stati emotivi con i quali l’artista può confrontarsi con la vulnerabilità e trovare la speranza che le permette di fronteggiare le avversità. You Should Have Saved Me è la rappresentazione di recenti lotte personali che Tracey combatte con se stessa, e di trionfi raggiunti facendo pace con il proprio corpo: è una vera e propria esplorazione dei sentimenti e del modo di affrontare gli ostacoli che che ci sorprendono durante il corso della vita. Il suo lavoro è estremamente intimo, ma al tempo stesso universale perché attinge a temi fondamentali che toccano ognuno di noi, tra cui quello dell’amore, del desiderio, della perdita e della salvezza, svelando un lato celato e profondo della sua persona.
La cruda realtà da lei rappresentata riesce a intimidire l’osservatore, che prova quasi un senso di dolore nel cercare di comprendere l’artista: “La cosa più bella è l’onestà, anche se è molto dolorosa da guardare.” I lavori esposti nella galleria Lorcan O’Neill di Roma appaiono come opere d’arte autobiografiche e confessionali, come pensieri sfusi che si animano quando toccano la superficie della tela, come un modo puro e sincero di sfogarsi. Dopo il superamento di una lunga malattia, Tracey Emin inizia ad essere felice e ad apprezzare la vita, guardando il mondo con occhi diversi, pieni di gioia. You Should Have Saved Me segna un momento importante come simbolo della sua rinascita, interiore ed esteriore: si sente pronta ad affrontare una nuova fase della sua esistenza, esplorando una parte di se stessa ancora sconosciuta, e tutto questo solamente grazie al potere salvifico dell’arte.
La nuova mostra a Roma offre ai suoi visitatori una finestra sulle recenti lotte e sui trionfi personali dell’artista.
Le opere sono l’immagine di un intenso dialogo con il profondo della sua anima che nasce direttamente dalle ferite causate dalla guerra interna che ha dovuto affrontare, racchiudendo al loro interno sforzo, coraggio e violenza. Emin si spoglia dei suoi dolori e ci fa conoscere il suo racconto che mette in primo piano il corpo come battaglia: le linee gestuali ed espressive sono l’incontro di episodi di euforia alternati ad altri di dolore, nei quali si scorgono momenti di intimità sessuale. Nell’ordine caotico delle sue tele, si delinea la presenza di figure nude che esprimono un tumulto emotivo, un bisogno di liberare nuove emozioni, mentre il colore colato sembra la rappresentazione di qualcosa che piano piano se ne sta andando, forse come l’infelicità dell’artista stessa. Tracey Emin ci permette di entrare nel suo mondo abbracciando la sua sincerità e il suo carattere puro, condividendo, con noi che osserviamo, gli aspetti più intimi della sua vita e il modo in cui affronta quest’ultimi.
La linea decisa che attraversa il quadro ha le sembianze di una forte emozione che colpisce l’anima del pubblico, permettendogli di comprendere fino in fondo i dolori e le gioie che prova l’artista. Quando la tua vita sembra essere persa, rispondere alla domanda “come stai?” non è più così banale: l’arte per Tracey è stato il modo di sopravvivere e di uscire indenne da questo doloroso periodo che ha determinato gli ultimi anni della sua esperienza. Lei invita il pubblico a confrontarsi con le proprie vulnerabilità, imparando ad ascoltare i bisogni del proprio corpo per utilizzare quest’ultimo contro le avversità. You Should Have Saved Me è una rinascita, è una raccolta di sentimenti contrastanti che hanno riportato l’artista a sognare ad occhi aperti ed apprezzare la vita.
“Quando si passa dall’altra parte si apprezza davvero la vita. Vedi il mondo intero in modo diverso, ed è una specie di dono. Sembra banale ma è come rinascere, davvero.”