The Costumes of Poor Things
Barbican Centre, London
From December 11th, 2023 until January 19th, 2024
Durante i primi anni della sua nuova vita, Bella Baxter indossa mutandine, rouches, abiti trapuntati e baby-doll. Mentre cresce e scopre la sua voce e la sua sessualità, Poor Things passa al colore, e l’armadio della giovane donna abbraccia strutture più aderenti. Dagli stivali bianchi con le dita dei piedi sagomati, arrivati direttamente dalla Space Era di André Courrèges, Bella finisce per convertirsi al nero quando decide di intraprendere una carriera in medicina: adesso vuole mimetizzarsi con i colleghi uomini, e gli abiti diventano più seri. Ma in questa lezione di autenticità ci sono anche gonne, pantaloncini, corpetti, camicette color carne, crinoline e maniche a sbuffo, vere protagoniste visive di questa storia, poichè–come ha spiegato Holly Waddington, customista del film–quando Emma Stone ha iniziato a girare insieme a Yorgos Lanthimos, le loro dimensioni bloccavano le angolazioni della telecamera: le maniche davano inevitabilmente una sensazione di potere, di una donna che occupa spazio, polmoni pieni di respiro e di aria che accendevano e rianimavano il personaggio. Visitabile fino al 24 gennaio al Barbican Centre di Londra, la mostra dedicata ai costumi di scena utilizzati durante le riprese di Poor Things comprende anche le extension di 120 cm utilizzate su Emma Stone, diventate simbolo di una nuova estetica steampunk-retrofuturista e iperfemminista.
“Sono felice che questi costumi siano esposti al Barbican Centre. Sono sempre stata una grande fan dei suoi spazi, e di tutte le cose meravigliose che accadono qui.”
Parigi, Londra, Lisbona e Alessandria d’Egitto fanno da sfondo al film, ma sono i costumi del nuovo capolavoro di Lanthimos a rappresentare l’evoluzione sociale e sessuale della sua protagonista: influenzato dagli abiti di Busby Berkeley degli anni Venti e dall’intimo francese degli anni Trenta, il cambio di palette segue le sottili sfumature sessuali del film, una tavolozza di morbide tonalità rosa che assomigliano alla pelle umana. Nel design degli abiti, il ruolo e le responsabilità di Holly Waddington vanno oltre la semplice scelta dei vestiti da indossare per gli attori; modelli e stoffe sono la traduzione visiva della storia e dell’evoluzione sociale di un individuo. I personaggi maschili di Poor Things sono fasciati in abiti vittoriani, cupi, stretti in una rigidità psicologica e temporale; le loro tavolozze spaziano dal viola scuro al grigio e al nero. L’unica eccezione è quella di Harry Astley, in linea con un aspetto più affine agli anni Trenta e una mentalità velatamente progressista. Al contrario, Duncan Wedderburn segue un look tradizionale, una figura potente e patriarcale che ambisce a possedere la compagna per soddisfare le proprie esigenze e desideri: per Waddington, è proprio la scelta di giocare con la sua forma fisica, arrotondandolo e minimizzando le spalle, ad aggiungere un tocco grottesco alla caratterizzazione di un personaggio che può sembrare e avanguardista, ma non lo è davvero.
“Avevo diverse moodboard in riferimento ad una designer francese del primo Novecento, Madeleine Vionnet. Vionnet fu colei che ideò il taglio in diagonale negli anni Trenta. Realizzò un vestito chiamato Beehive Dress, un abito da sera nero che combinava tubi e intrecci. Ho pensato che questa combinazione di fasce orizzontali fosse una buona analogia per l’abito da sposa di Bella Baxter: sembrava quasi che il suo vestito da sposa fosse l’espressione di una gabbia, visibile attraverso il tessuto.”